Why?

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La fine del mondo si stava avvicinando.
Mancavano solo 8 giorni, e sarebbe stato tutto finito.
E chi poteva darci una notizia del genere, se non Numero Cinque? Era appena tornato dal futuro, 45 anni avanti, portando con sé il peso di un'apocalisse imminente.
Quella sera non ebbi il coraggio di tornare a casa. Rimasi all'Accademia, come molti altri.
Il pensiero di un mondo che stava per finire rendeva l'atmosfera surreale, come se tutto ciò che conoscevamo fosse già diventato un ricordo distante.
La mattina seguente, era in programma una riunione di famiglia.
Non una di quelle solite, fatte di frecciatine e tensioni mai risolte.
Questa volta si trattava di qualcosa di più grande, qualcosa che avrebbe potuto spazzarci via tutti.
Dovevamo parlare di questo "piccolo" problema: la fine del mondo.
Cinque era seduto al tavolo, il suo sguardo freddo e distante, come se avesse già visto tutto e niente potesse più sorprenderlo.
La sua calma era inquietante, come se sapesse che ogni tentativo di fermare l'apocalisse fosse inutile, ma fosse comunque disposto a provarci.

"Abbiamo otto giorni"

Disse Cinque, tagliando subito corto.

"Otto giorni per trovare una soluzione, o tutto quello che conoscete verrà spazzato via."

Le sue parole rimasero sospese nell'aria, mentre ognuno di noi cercava di processare la gravità della situazione.
Mi sentivo come se fossi intrappolata in un incubo dal quale non riuscivo a svegliarmi.
Ogni fibra del mio essere voleva scappare, lasciare l'Accademia e non voltarmi più indietro.
Eravamo tutti intrappolati in quel destino, legati insieme dalla consapevolezza che il mondo stava per finire e che, in qualche modo, avremmo dovuto cercare di salvarlo.
O almeno provarci.
Luther, Vanya e Diego cominciarono a discutere animatamente su come l'apocalisse potesse verificarsi.
Ognuno proponeva teorie su possibili cause: catastrofi naturali, guerre, o qualche esperimento finito male.
Ma ogni volta che qualcuno avanzava un'ipotesi, Cinque scuoteva la testa con un "no" deciso, oppure la rendeva impossibile con una spiegazione fredda e logica, spegnendo ogni speranza di trovare una soluzione semplice.
Era come se conoscesse già ogni strada che potevamo percorrere, e le avesse già scartate tutte.
Nel frattempo, Klaus era nel suo mondo, distaccato come al solito.
Fumava una delle sue erbe strane, quelle che solo lui sapeva dove trovare, e canticchiava una canzoncina strana, quasi dissonante rispetto alla gravità della situazione.
Sembrava del tutto indifferente a ciò che stava accadendo, come se il pensiero della fine del mondo fosse solo un altro dei suoi deliri quotidiani.
Io, invece, ero ferma, a pochi passi da Diego.
Ci trovammo uno di fronte all'altro, in silenzio.
Lui era concentrato, la fronte corrugata, mentre scriveva una lista di nomi su un pezzo di carta sgualcito.
Stava cercando di individuare potenziali colpevoli, persone che avrebbero potuto essere responsabili della distruzione del mondo.
Lo osservavo in silenzio, affascinata dal suo impegno.
Diego era sempre stato il più determinato tra di noi, quello che cercava soluzioni anche quando tutto sembrava perduto.
Ogni nome che aggiungeva alla lista era un tentativo disperato di dare un volto al nostro nemico, di combattere l'inevitabile.
Ma anche mentre scriveva, potevo vedere il dubbio nei suoi occhi.
Sapeva che ogni nome sulla lista era solo una possibilità remota, una speranza sottile a cui aggrapparsi.
Eppure, continuava, perché fermarsi significava arrendersi, e Diego non era il tipo da arrendersi facilmente.

"Questa non è solo una lista."

Disse infine, senza alzare lo sguardo dal foglio.

"È tutto quello che abbiamo. Se troviamo chi sta dietro a tutto questo, possiamo fermarlo."

Volevo credergli, volevo davvero.
Ma con ogni "no" di Cinque, la speranza si faceva sempre più flebile.
E mentre Diego continuava a scrivere, non potevo fare a meno di chiedermi se fosse già troppo tardi, se il destino fosse già scritto, inesorabile.
Lo stress mi stava consumando.
Le voci nella mia testa, sempre più insistenti, rendevano ogni pensiero confuso e frammentato.
Tutto era diventato così complicato, come se fossimo intrappolati in un vortice di eventi catastrofici che ci trascinava sempre più in basso.
Fu proprio in quel momento, in mezzo a tutto quel caos, che ebbi un'illuminazione.
Una scintilla di intuizione attraversò la mia mente come un fulmine.

The eighth issueDove le storie prendono vita. Scoprilo ora