DEMIAN

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"Volevo soltanto tentare di vivere ciò che tendeva spontaneamente a sorgere in me. Perché mi sembrava che ciò fosse il più importante."
Demian , H. HESSE

Un temporale si scatenava, con saette e fulmini che illuminavano le figure dei vetturini e del cocchiere, conferendo loro un aspetto spettrale. La carrozza scricchiolante si fermò davanti alla dimora seicentesca dei conti De Gatte, accanto al maestoso Palazzo Reale di Racconigi. Era mercoledì 10 gennaio 1810, un periodo turbolento nel Regno di Sardegna, segnato dalle tensioni politiche e dalle guerre napoleoniche.

All'interno della carrozza, Belladonna rifletteva sui suoi piani, il volto illuminato dai lampi che tagliavano come coltelli il cielo. Aveva sentito parlare della fragile Principessa Giovanna Maria e sospettava che la sua debolezza potesse essere sfruttata a suo vantaggio. Con un sorriso sinistro, si immaginava già come avrebbe potuto insinuarsi nella vita della giovane, manipolando eventi e persone per i suoi scopi oscuri. Le sue conoscenze in erbe medicinali potevano rivelarsi utili, e già pensava a come utilizzarle.

Belladonna proveniva da Alessandria, una città strategica del Regno di Sardegna, nota per le sue fortificazioni e la sua importanza militare. La città era stata testimone di molte battaglie e cambi di potere, e Belladonna aveva saputo sfruttare i tumulti per i suoi scopi personali. Aveva sapientemente falsificato una lettera di raccomandazione con il timbro dei marchesi di Alessandria, garantendosi così un posto nella dimora dei Conti De Gatte.

La carrozza si fermò, e Belladonna scese con un solo bagaglio in mano. Indossava un lungo abito nero di seta, ornato con pizzi scuri, e una cuffia nera che copriva i suoi capelli castani con sfumature corvine. Una mantellina di lana la proteggeva dal freddo e dall'umidità. I suoi occhi, freddi e penetranti, scrutavano l'ambiente con un'aria circospetta. Il suo compagno della notte, un bellissimo lupo bianco e nero, che aveva seguito a distanza la carrozza,  si stava  dirigendo  lungo il vialetto, per scomparire sotto un porticato usato per mettere al riparo la legna.

Varcò la soglia della dimora, dove il maggiordomo l'attendeva, con un'espressione vagamente curiosa

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Varcò la soglia della dimora, dove il maggiordomo l'attendeva, con un'espressione vagamente curiosa.

"Signorina Belladonna, suppongo?" chiese l'uomo con un inchino rispettoso.

"Sì, sono io," rispose lei, con un sorriso appena accennato che sembrava nascondere un segreto oscuro. "Grazie per avermi accolta."

"Seguitemi, per favore. Vi mostrerò la vostra stanza e poi potrete incontrare la governante per le istruzioni."

Il grande atrio era illuminato da candelabri d'argento, e le pareti erano avvolte con arazzi raffiguranti battute di caccia. L'aria era avvolta  in  un profumo dolciastro di legno bruciato e cera d'api. Belladonna scrutava attentamente ogni cosa, memorizzando i dettagli con precisione e valutando ogni possibile punto debole della dimora.

Attraversarono i corridoi eleganti e le stanze arredate con gusto e stile napoleonico, passando dalle cucine, dove  l'odore di dolci appena sfornati riempivano l'aria. Notò, nello studio della governante, un filare di chiavi appese ordinatamente a una parete. Con un sorriso sottilissimo, Belladonna scrutò attentamente quelle chiavi, consapevole del potere che rappresentavano.

BELLADONNA, L'OMBRA DI RACCONIGIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora