L'ANIMA DEL MONDO

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La vita a palazzo seguiva il suo incessante ritmo; Racconigi non era solo un luogo lontano da Torino, ma custodiva vecchi e sepolti segreti. Belladonna, la strega saggia e astuta, continuava a curare la principessa con i suoi intrugli, mescolando erbe misteriose e pozioni fatate. Sapeva che il mal sottile era difficile da curare, ma non disperava.

Ogni mattina, accompagnata dal sole, si recava nei giardini più soleggiati, dove raccoglieva petali di rosa, foglie di menta e radici di valeriana, tutte piante note per le loro proprietà rinvigorenti. Accanto al laghetto, preparava infusi di camomilla e lavanda, sperando che il profumo calmante potesse alleviare il tormento della principessa. Seguita a distanza dal suo lupo, Demian, Belladonna si dedicava alla ricerca di rare erbe come l'artemisia e la belladonna, convinta che un giorno avrebbe trovato il giusto rimedio per il mal sottile.

Intanto, la principessa era controllata a distanza dal medico, Filippo Andrea. Ogni giorno si recava nella dimora del Conte de Gatte, dove passava ore chiuso nel suo studio, per poi uscire con un ciondolo che portava sempre al collo.

"Guarirò mai?" chiese la principessa, con voce tremante al medico che passò accanto a loro.

"Mia cara, vostra altezza, starà meglio, ve lo assicuro!" rispose Filippo con un sorriso che non sembrava del tutto sincero.

Dopo un momento di silenzio, la principessa, tossendo lievemente, continuò: "Ditemi, quel medico, è imparentato con i Conti?"

"Si," disse la principessa, "è un lontano cugino. Ma se posso confidarvi," si fermò un attimo, "non mi ispira bontà. Invece voi..." Si interruppe, studiando il volto di Belladonna. "Dicono che siete una strega, ma siete buona, lo sento."

Belladonna sorrise, sentendo il peso delle parole della principessa. "La vera magia, cara, sta nel cuore e nelle intenzioni. E io sono qui per proteggervi, non temete."

Belladonna, con un'aria di preoccupazione, chiese: "Come sta vostro padre, il re? Non ho ancora avuto l'onore di incontrarlo."

La principessa rispose con un lieve sorriso: "Vittorio Emanuele I sta bene, grazie. È un uomo saggio e giusto, e si preoccupa sempre del benessere del suo popolo ma non del mio, non lo vedo mai. Spero che presto possiate avere l'occasione di incontrarlo almeno voi."

Verso sera, Belladonna si diresse verso la dimora dei Conti, avvolta da un'oscurità che sembrava coprire il mondo intero. Si nascose dietro una finestra, il cuore che le batteva forte nel petto. Da lì, poteva udire il suono sordo delle voci provenire dallo studio del vecchio conte, il quale parlava con Filippo Andrea.

"Quella strega la devi fermare!" esclamò il conte, la sua voce tagliente come un coltello. L'aria nella stanza era carica di tensione, quasi palpabile, e il suo tono era intriso di una furia che sembrava echeggiare tra le ombre. "Pensavo di trovarla qui al mio ritorno e tu hai permesso che entrasse a corte! Incompetente come sempre! Mi ha portato via uno dei ciondoli, maledetta. E tu non solo fai una professione da popolani, ma sei anche una vergogna per la nostra casata!"

Filippo, visibilmente imbarazzato, cercò di giustificarsi: "Ma conte, vi assicuro che..."

"Che cosa?" interruppe il conte, il suo volto contorto da una smorfia di disprezzo. "Se non la fermi, sarà la nostra rovina! La sua magia è più potente di quanto immagini, e le sue intenzioni sono le stesse di quella megera di antenata che ha protetto un principe reale."

Belladonna, ascoltando quella conversazione, sentì un brivido gelido lungo la schiena. L'oscurità della notte sembrava avvicinarsi, avvolgendola in una morsa di inquietudine. Sapeva che il suo legame con la principessa la metteva in pericolo, ma la determinazione di proteggere la giovane era più forte della paura. La tensione nell'aria cresceva, e le ombre sembravano danzare attorno a lei, pronte a rivelare segreti antichi e oscuri.

BELLADONNA, L'OMBRA DI RACCONIGIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora