DA QUESTO CAPITOLO, INIZIANO A DISPIEGARSI LE DINAMICHE FRA QUEST'OPERA E " HO DETTO AMORE"
Nei giorni successivi, la principessa si legò sempre di più a Belladonna, trascorrendo le giornate nel giardino e nel piccolo bosco dietro il palazzo. Osservava attentamente ogni gesto della donna mentre raccoglieva e catalogava le erbe, incantata dalla sua maestria. Sua maestà la regina le scrutava a distanza, il cuore leggero nel constatare che la figlia migliorava giorno dopo giorno. Demian, accoccolato nella sua piccola cuccia accanto al fuoco, sembrava rasserenarsi; i suoi occhi vividi e blu scintillavano di nuova vita. L'intruglio di bava e sangue si era rivelato miracoloso, e il veleno del ragno stava finalmente abbandonando il suo corpo.
Tuttavia, Belladonna era irrequieta. Le parole dell'antenata risuonavano come campane nella sua testa: "Devi proteggere i futuri figli maschi della contessina." E quel ciondolo che aveva distrutto era la chiave per arrivare agli altri due. Filippo Andrea, il medico e cugino dei conti de Gatte, sogghignava nei corridoi, un'ombra di malvagità che si allungava sui destini di tutti.
Belladonna sapeva di dover intrufolarsi nella loro casa. La notte incantava la reggia, avvolgendo tutto in un abbraccio di mistero. Con passo deciso, si avvicinò alla dimora, passando dal vialetto della servitù. Nella tasca del suo vestito, aveva ancora un mazzo di chiavi della governante, abilmente sostituite con una catena di chiavi appartenenti ai precedenti datori di lavoro di Alessandria.
L'angusto atrio della servitù era buio, ma Belladonna aveva memorizzato le ombre nel suo nervo ottico e sapeva perfettamente come arrivare allo studio. Un gelo le pervase il petto, un presentimento che i ciondoli fossero molto vicini. Nella tasca, conservava un frammento del ciondolo spezzato, che iniziò a vibrare fra le sue dita, come se volesse guidarla. Un sussulto di adrenalina corse lungo la sua schiena: i ciondoli si trovavano nella camera di Matilde.
Con il cuore che batteva forte e la determinazione che brillava nei suoi occhi, Belladonna avanzò e aprì la porta della camera della contessa Matilde. L'interno era avvolto in una penombra inquietante, e sul comodino si trovava un porta gioie, al cui interno sapeva che si trovavano i ciondoli tanto desiderati.
Mentre si avvicinava furtiva, un rumore la fece trasalire: la contessina, nel suo sonno agitato, si risvegliò di colpo. "Che ci fai qui, strega?" sibilò con voce carica di disprezzo. "Peccato che non vi brucino più!"
Belladonna, senza indugi, rispose con voce ferma: "Vorrei i ciondoli."
"Ed io vorrei essere quella maledetta che proteggete!" ribatté la contessa, gli occhi brillanti di una cattiveria inconfondibile, mentre il suo sguardo si faceva sempre più minaccioso. Stava per alzare il braccio e tirare la cordicina che avrebbe fatto suonare il campanello al piano della servitù, ma Belladonna, rapida come un'ombra, portò un fazzoletto sul viso della contessa. La donna sprofondò in un sonno profondo, il suo corpo abbandonato e inerte.
STAI LEGGENDO
BELLADONNA, L'OMBRA DI RACCONIGI
FantastiqueIn una notte tempestosa del 10 gennaio 1810, una figura misteriosa e sinistra fa il suo ingresso nella dimora seicentesca dei conti De Gatte, accanto al maestoso Palazzo Reale di Racconigi. Belladonna, una donna avvolta nel mistero e nella seduzione...