Cap VI

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Chiusi gli occhi e feci un respiro profondo, prima di guardare in faccia Conrad e ascoltare cosa doveva dirmi.

-Cosa devi raccontarmi di così segreto.

Chiesi cercando di sedermi, ma appena mi mossi il dolore alla testa tornò, così Conrad mi mise una mano sotto il capo per rifarmi coricare.

-È meglio che stai a riposo per ora. Comunque tu non te ne rendi conto, ma senza volere Emily ti ha fatto un dono enorme che dovrai riuscire a controllare.

Spiegò gesticolando

-E i miei occhi? Cosa c'entrano? Che dono sarebbe? Mi sembra assurdo!È uno scherzo vero?

Il ragazzo si alzò e aprì il cassetto del comodino in legno bianco, posizionato alla destra del lettino dell' ospedale.

-Cosa cerchi?

Dopo poco nelle sue mani ebbe uno specchietto circolare, rosso, si avvicinò a me e me lo mise davanti alla faccia.

-Guarda

Mi osservai allo specchio e vidi che il colore dei miei occhi non era più lo stesso, le iridi erano diventati lilla, ma poi tornavano nere, i due colori si alternavano a interruzioni di un secondo.

-Cosa mi sta succedendo??-Urlai- Mi avete fatto ingerire qualcosa? Sto morendo forse?

-No, stai calma sei in perfetta forma- Conrad appoggiò lo specchietto sul comodino- Emily ti ha trasmesso il suo potere, di solito le persone muoiono a questo tocco, ma tu sei una delle prime ad essere sopravvissuta, perché l'ho fermata in tempo.

-Ma che potere! Tutto questo non esiste mi stai prendendo in giro.

-Ti dico di no! Devi credermi. Tu adesso potrai andare nel mondo dei fantasmi cioè dei morti, come puoi restare sulla terra!

-Forse non ti senti bene- Mi alzai e mi sedetti sul letto in modo da essere di fronte a lui, il mal di testa si era calmato, e non lo sentii quasi più -Vuoi coricarti al posto mio? Dormire forse? Hai bisogno di riposo secondo me-

-No io non mi sto inventando niente! Questa è la verità, ma se non mi credi te ne accorgerai prima o poi.

-Perché dovrei crederti?- Mi alzai barcollando, presi lo specchietto e mi riguardai.

-Perché io non mento mai.- disse. Si alzò e si avvicinò a me prendendomi la mano -Devi credermi-

Alla sua reazione diventai rossa e non riuscii a reggere il suo sguardo, così abbassai il mio finendo per guardare le nostre mani unite.
Posai l'oggetto che avevo e tolsi la mia mani da quella di Conrad.

-Per quanto tempo devo stare qui ancora?- Andai verso la mia borsa che era posata su uno sgabello nell'angolo della stanza, per prendere il cellulare.

-Fino a quando ti sentirai meglio. Conrad era deluso perché non gli avevo dato una risposta, ma non sapevo cosa dire e cosa pensare quindi decisi di cambiare discorso.
Presi il cellulare fra le mani, e spalancai la bocca quando lessi l'orario, erano le 8 di sera , e avevo ricevuto tantissime chiamate da mia madre, chissà come era preoccupata, oggi non ero nemmeno tornata a casa dopo scuola e non avevo neanche pranzato.

-Per quante ore ho dormito?- Chiesi mentre chiamai mia mamma.

-Cinque- Rispose Conrad avvicinandosi a me -Posso sapere chi stai chiamando?-

-Mia mamma- Il telefono squillò per pochi secondi, e poi mia madre rispose.

-Cosa è successo tutto bene?- Dal tono di voce capii che era veramente molto preoccupata per me.

-Sì mamma, va tutto bene.Tra meno di 10 minuti sarò a casa e poi ti racconterò tutto! Ciao.

Riattaccai, non amavo stare al telefono con le persone e tanto meno in questo momento.

-Dista tanto l'ospedale da casa mia? Perché sono a piedi e non voglio prendere taxi.- Chiesi, mentre mi diressi verso la porta della stanza.
Conrad venne davanti a me fermandomi -Dista molto, quindi se non vuoi fare 8km a piedi ti conviene prenderlo un taxi. Mi raccomando però non dire niente di quello che ti ho detto, a nessuno.-Disse aprendomi la porta, poi camminò a passo svelto per il corridoio, lasciandomi da sola.
-Dove vai?- cercai di raggiungerlo ma poco dopo non lo vidi più . Forse era arrabbiato perché non ho voluto credergli, mi sarebbe piaciuto almeno salutarlo prima che sparisse, era stato gentile con me e stando al suo discorso mi aveva salvato la vita, gli dovevo un favore molto grande.
Andai verso l'uscita dell'ospedale dicendo ai medici che stavo bene. Camminai per qualche metro prima di trovare un taxi, dissi l'indirizzo di casa mia al guidatore, un uomo calvo, doveva essere una di quelle persone di poche parole perché non parlò per tutto il tragitto,dopo 10 minuti esatti mi ritrovai davanti alla porta d'entrata, diedi i soldi all'uomo al volante , e bussai alla porta di casa mia.

Mia madre la aprì -Ashley dove sei stata?- mi chiese abbracciandomi quasi in lacrime.
-Adesso ti spiegherò tutto- dissi soffocando tra le sue braccia.
Si scansò e mi fece cenno con la mano di andarci a sedere sul tavolo in cucina.

-Racconta- ordinò

-Allora, dovevo accompagnare Sarah a casa, solo che sono svenuta cadendo a terra.Non sapendo cosa fare, Sarah chiamò l'ambulanza e rimasi a dormire in ospedale fino a ora. Non è successo niente di grave- Mi inventai sperando che credesse alla mia versione.

Sgranò gli occhi quando sentii la parola ospedale -Quindi ti hanno portata in ambulatorio? L'importante è che adesso stai meglio, mi sembra strano però che tu sia svenuta, non hai mai avuto questi problemi-

-Sì forse per il caldo e non ho ne pranzato e nemmeno fatto colazione oggi, i medici mi hanno detto che le cause dello svenimento potrebbero essere queste -Cercai di essere convincete, e lo sguardo di mia madre cambiò.

-Sì infatti te lo dico sempre anche io che devi mangiare di più! Adesso allora ordiniamo una bella pizza per festeggiare!- Disse contenta.
Sospirai. Ci aveva creduto. Mi sentii in colpa per avere mentito a mia madre, ma se dovevo mantenere un segreto, non dovevo riverarlo a nessuno, nemmeno a lei.

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