Capitolo 14(1) - colombine e plumerie

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Ero in piedi, sporta leggermente verso l'entrata della sala a fissare la scena: Zoe era appallottolata al fianco di Samuel che le cingeva il corpo con un braccio.
Non mi era certo sfuggita la situazione tra i due, ma non pensavo che avrei mai visto la mia amica in un quadretto quasi tenero.
La sera precedente mi aveva accennato che ci fosse l'idea di una frequentazione, ma che Samuel fosse restio all'esclusività.
Onestamente questa cosa non mi stupiva, non avevamo mai parlato della sua intimità con lei o delle sue vere esperienze nell'ambito sentimentale, i suoi esempi si fermavano sempre a qualche uscita occasionale o pseudo relazioni della durata di qualche giorno.
Probabilmente se al posto di Zoe ci fosse stata la bionda mi sarei preoccupata e le avrei detto di lasciar perdere, ma sapevo che la prima potesse cavarsela e valutare in modo più razionale la cosa. Chiaramente Cécile non era sprovveduta o cose del genere, semplicemente era sempre stata una persona totalmente in balia del sentimento e lo provava l'inconveniente con Antoine e l'apparente frequentazione altalenante con Teo.

Teo.
Quando quel nome comparve nei miei pensieri mi resi conto che ero lì a fissarli con in mano la mia tazza di tè da almeno dieci minuti e mi sarei dovuta vestire per andare in negozio a lavorare aspettando l'arrivo della piccola Odette.
Decisi di accantonare il pensiero di quei due in un cassettino nella mia testa che avrei aperto più in là nella giornata, in quel momento mi serviva la mia mente completamente presente per svolgere i compiti della mattinata.

Cercai di fare meno rumore possibile e posai la mia colazione sul tavolino da caffè di fronte al divano per poi dirigermi verso il bagno.
Mi lavai e mi vestii abbastanza in fretta, volevo uscire e non ritrovarmi lì quando si sarebbero svegliati per non dover affrontare la cosa con Samuel, non volevo sentire il suo continuo vantarsi delle sue conquiste. Mi infilai un vestito verde leggermente stretto in vita e lungo fino alle caviglie e un maglioncino color salvia che aveva un po' l'aspetto di una rete da pesca. 
Anfibi, borsa, profumo e chiavi per fuggire da lì. 
Chiusi la porta nel modo più delicato possibile anche se sapevo perfettamente che neanche sbattendola i due si sarebbero svegliati. 

Per via scrissi al parassita che abitava casa mia e gli inviai la foto che avevo scattato qualche minuto dopo averli visti e aggiunsi anche che non volevo saperne niente.
Probabilmente mi avrebbe risposto con qualche imprecazione, ma era oggettivamente troppo tenera per tenerla solo nel mio telefono, l'avrei dovuta mostrare anche a Cécile più tardi.

Approdai in negozio e vidi lì Mirella e Adelaide intente a discutere sul rinvasare una peonia che non sembrava stare benissimo. Adelaide continuava a sostenere che rinvasare le piante da vendere fosse esagerato, io appoggiavo in realtà l'idea della sua compagna che era diametralmente opposta. Non trascuri un cucciolo prima di darlo via, no? Allora vale lo stesso per le piantine, non tenerle non significa lasciarle morire.
Mi schiarii appena la voce nella speranza che mi sentissero arrivare e mi unii alla discussione, cercando di dare validità alla tesi che Mirella cercava di sostenere usando però delle giustificazioni poco convincenti come "le piantine così si sentono abbandonate" e "non ci faranno mai adottare un bambino se la lasciamo morire in questo modo, cosa penseranno di noi?".
Non credo che la gestione delle piante sia un requisito per le adozioni, ma non osai mettere bocca sulle convinzioni del mio capo anche perché sarebbe stato abbastanza inutile, smuoverla da queste cose era pressoché impossibile e sono sicura che anche l'altra sapesse di star sprecando solo fiato nel dibatterne.

Dopo cinque minuti passati così decisi che era arrivato il momento di abbandonare la nave e lasciare le sorti di quella povera peonia alla coppia e mi diressi nel retro a sistemare qualche utensile abbandonato qui e lì cercando un ordine difficile da mantenere con una responsabile che riusciva a rendere caotica ogni stanza le appartenesse.
Fortunatamente abitava con Adelaide che sembrava una persona abbastanza metodica e ordinata, forse per il suo lavoro.

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