II - la fortezza

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Arrogante, capriccioso e pure maleducato.

«Jungkook?» le mie maledizioni vengono fermate dalla voce del mio migliore amico che mi riporta la lucidità dall'altra parte del telefono.

«Jimin» mi limito a pronunciare il suo nome, «hai da fare?» domando seccato.

«Veramente no, Seokjin è uscito coi suoi amici universitari e mi ha lasciato qui a casa...» si affretta a riferirmi.

I genitori di Jimin e quelli di Seokjin sono amici da una vita, sono praticamente cresciuti insieme, ma il secondo è sempre stato una sorta di fratello maggiore per il biondino, perciò alla notizia di poter frequentare la facoltà di medicina nella sua stessa città, non esitò nemmeno per un istante a rispondere in maniera positiva, ed i genitori di Jimin lo hanno sin da subito accolto a casa come un figlio, non facendogli mai mancare praticamente nulla.

Ho sempre desiderato un fratello da cui essere protetto, diciamo che essere rimasto figlio unico ha segnato dei piccoli tratti di sofferenza nella mia vita, soprattutto quando da piccolo venivo spesso preso di mira dai più grandi per la troppa dolcezza che mia madre mi aveva trasmesso, ma ai miei genitori non avevo mai fatto pesare questo mio sconforto, poiché sin dalla nascita non hanno mai avuto nessuna mancanza nei miei confronti.

E adesso che finalmente mi capita la possibilità di avere una figura a cui aggrapparmi, si tratta di uno spocchioso che non sa neanche cosa sia la gentilezza.

«Jungkook?» richiama nuovamente la mia attenzione il biondino, «so dov'è andato Seokjin».

E quella risatina divertita non mi mette per niente a mio agio. «Jimin...» comincio a rimproverarlo, «a mio avviso se fossi a posto di Seokjin non vorrei avere due marmocchi ai calcagni».

«E dai, koo!» iniziano le suppliche, «fallo per me!»

«Jimin...» cantileno ancora.

«Ti prometto che non ti chiedo trigonometria per tre settimane!» dichiara con fare da bambino.

«E va bene, mi arrendo...» mollo la presa, «ma domani c'è scuola, perciò all'una in punto dobbiamo essere di nuovo a casa».

Non me ne importa niente se quello sfrontato mi ha dato tre ore di tempo. Sono le undici, è già tardi. Io all'una sarò a casa, con o senza di lui, sebbene abbia il presentimento che questa frase finirà per ritorcermi contro.

Successivamente all'avermi mandato la posizione, decido di incontrarmi con Jimin all'indirizzo prestabilito, ed una volta giunto a destinazione mi rendo conto che si tratta di un'abitazione, una fortezza, oserei dire.

«Embè?» domando al mio migliore amico, con le mani che mi sudano per l'ansia, «adesso che si fa?»

«Seguimi» mi suggerisce facendomi strada, e giungiamo dinanzi ad un ragazzo che porta qualcosa che potrebbe essere di tutto fuorché una semplice sigaretta alle proprie labbra. E l'odore sgradevole conferma le mie teorie.

Il biondino comincia perciò una conversazione con quest'ultimo, il quale successivamente ci intima a tornare a casa, in quanto ragazzini.

«Kim» fa immediatamente il nome del nostro amico quella volpe di Jimin, sicuro di sé, «siamo con lui».

«Oh! Potevate dirmelo prima» asserisce colui che ci permetterà di entrare, e la mia attenzione non viene attirata fin quando quest'ultimo pronuncia i nomi degli apparentemente invitati, «un attimo solo, Kim Seokjin o...» e per poco non finisco per strozzarmi con la mia stessa saliva, «Kim Taehyung?»

stepbrothers - taekookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora