XIV - una canzone sotto le stelle

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TW: attacchi di panico, stato d'ansia, conseguenze di un attacco di panico.

Se questo genere di argomenti vi tocca particolarmente e non volete sentirne parlare, vi prego di non leggere il seguente capitolo (almeno la prima metà) e di andare avanti, anche se sottolineo NON si tratta di niente di disturbante, ma non sia mai che io urti la sensibilità di qualcuno.

buona lettura a chi legge :)

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"What if we rewrite the stars?
Say you were made to be mine?
Nothing could keep us apart,
you'd be the one I was meant to find

[...]
Maybe the world could be ours
Tonight".

*

Una volta giunti in spiaggia, lancio un'occhiata piena di domande a Taehyung, cercando di non tradire il turbamento per ciò che ho scoperto, ma il silenzio tra di noi ben presto diventa quasi insostenibile.

Lui è lì, fermo, coi piedi piantati sulla sabbia, si sfila con calma gli occhiali da sole e comincia a guardarsi intorno indeciso sul da farsi, ed io continuo a ripetermi mentalmente quanto sia stato ingenuo, o stupido, addirittura. Possibile che non mi sia accorto di niente? La domanda mi devasta.

Quando i nostri genitori si allontanano, lasciandoci soli, mi dirigo verso il bagnasciuga, ché fin da bambino mi ha sempre insegnato a mantenere la calma, spesso persino durante la mancanza di controllo che è tanto difficile da gestire, ma lui mi si mette immediatamente di fianco, ed io questo non lo sopporto, non adesso.

Il contatto della sabbia dorata coi piedi che sprofondano su quest'ultima, il rumore delle onde che si infrangono sulla riva è l'unico suono che riempie il silenzio tra noi. Guardo l'acqua colpire la riva, ma la mia mente è altrove. Non posso fare a meno di pensare a quel messaggio.

Non stanno insieme. Il pensiero mi rimbalza nella testa senza sosta, come un'eco che non riesco a fermare, mi disturba, mi percuote.

«Perché sei venuto?» domando in principio, senza guardarlo direttamente, eppure successivamente trovo il coraggio di voltarmi.

Il corvino alza un sopracciglio. «A cosa ti riferisci?»

«A tutto questo» sottolineo, indicando con un gesto la spiaggia e la villa dei nostri genitori in lontananza. «Non vuoi far parte di queste pagliacciate. Hai sempre lasciato intendere che non hai un buon rapporto con tuo padre, eppure eccoti qui» asserisco con fare sicuro, «cos'è che vuoi veramente?»

Lui non risponde subito. Fissa l'orizzonte, come se cercasse chissà quali parole in fondo all'oceano.

Il suono delle onde che riempie il vuoto tra di noi, poi sospira, abbassando leggermente lo sguardo. «Non è così semplice» dichiara infine con voce bassa, quasi come se volesse che il vento portasse via la sua affermazione.

«Niente è mai semplice con te» ribatto, senza riuscire a trattenere l'irritazione. «I primi giorni avresti evitato questa sorta di famiglia come se quest'ultima fosse il tuo peggior nemico, cosa ti ha fatto cambiare idea adesso?»

Lui si gira finalmente verso di me, mentre le sue labbra si stringono in una linea sottile. «Certe cose non te le posso dire, Jungkook».

Tali parole mi colpiscono come un pugno allo stomaco, ancora una volta. «Non puoi dirmele? O non vuoi?» incalzo, aspettando che si apra, ma so già che non lo farà. È sempre lo stesso gioco con lui, il muro che innalza ogni volta che si parla di sentimenti, della sua vita o della famiglia, qualunque sia il significato di quest'ultima...

stepbrothers - taekookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora