Overthinker

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Questa fu la prima lettera ad essere scritta e consegnata personalmente al destinatario. In un momento di coraggio che non so neanche da dove sia nato.
Tutto sommato, mi piace l'idea di aver lasciato pezzi di me sparsi un po' in giro.

Essere overthinker significa anche che nel bel mezzo del tuo vivere ti tornino in mente incontri causali, momenti vissuti in un qualsiasi tempo indeterminato, attimi insensati e volti che pensavi quasi di aver dimenticato.
Assolutamente senza motivo.
Oggi è toccato a te, mentre ascoltavo i The Fray.

...all my days spent by the telephone that never rang and all I needed was a call that never came...

E riflettendo su quella chiamata che non è mai arrivata, mi è tornato in mente un vecchio dilemma esistenziale:
"se deve essere sarà?" o "se vuoi una cosa alzati e prenditela?"

E mi sono messa a pensare un po' a che tipo di persona sono, e se coincida o meno con il tipo di persona che voglio essere.
Inutile negarlo, io sono esattamente chi aspetta (invano) quella chiamata che non arriva.
La ragazza che viene scelta, e che non sceglie.
Ma nonostante questo non mi capitano spesso situazioni in cui mi pento di non aver fatto qualcosa, o di non essere andata a prendermi quello che volevo. Di non aver scelto.
Perché sono abituata a pensare che "se deve essere sarà" e che se determinate cose non succedono c'è sempre un motivo.
Ma tu sei stato uno di quei rari casi in cui mi sarebbe tanto piaciuto aver avuto l'atteggiamento opposto.
E non mi spiego come mai.
Che hai di tanto speciale tu da aver lasciato un segno in quel minuscolo lasso di tempo in cui le nostre strade si sono incrociate?

Non te lo so dire, anche perché se avessi una risposta saresti già fuori dalla mia testa e non avrei bisogno di scriverti questi pensieri.
È il secondo pensiero che mi capita di dedicarti. E non ti mentirò, il primo è stato molto più incisivo, istintivo, a tratti cattivo e decisamente meno comprensivo nei tuoi confronti.

Ragionando a mente lucida però mi rendo conto di non aver avuto voce in capitolo riguardo la tua scelta.
E se da un lato è giusto e sacrosanto che prevalga la tua opinione individuale, dall'altro qualsiasi tipo di dialogo funziona necessariamente per due voci, e forse il motivo per cui mi sei balzato in testa è proprio perché non ho mai avuto modo di esprimerti un mio pensiero a riguardo, e di mettere un punto sulla faccenda.

Sono forte con le parole scritte tanto quanto lo sono con i discorsi motivazionali improvvisati, per mia fortuna (o sfortuna) l'empatia è una dote che molti mi riconoscono.
Ma mai di primo impatto.
Una delle cose che ti dissi già dal primo istante in cui ci siamo visti è stata proprio "con me ci vuole pazienza", proprio perché ho bisogno del mio tempo per far entrare le persone nel mio mondo. E a molti manca questa pazienza di aspettare.
La mia "riservatezza" e la mia introversione sono solo un modo riflessivo che ho per cercare di non mandare tutto subito all'aria con decisioni affrettate, e il coinvolgere meno possibile le altre persone nei miei problemi.
Ma ogni volta che tento di fare le cose in un certo modo e cerco da sola di dare un ordine sensato alle mie decisioni, per un motivo o per un altro va sempre tutto storto e inevitabilmente prevale il caos.
Ma devo dire, che facendoci l'abitudine anche il caos ha un suo senso, e funziona a tratti molto meglio dell'ordine.

Una delle cose che ho ancora impresse però, è stata una tua frase che lì per lì pensavo anche di aver capito male, tanto mi sembrava strana...

"È un periodo di cambiamenti, ho bisogno di una persona che mi stravolga".

E non mi spiegavo questo ragionamento, forse perché ho sempre ricercato l'opposto.
La mia testa è tanto complicata e a tratti stravolta, "ho bisogno di una persona che ricolleghi insieme i pezzi sparsi e che riporti ordine e pace tra i miei pensieri." Questo era il ragionamento che ho sempre fatto io, e questo era il tipo di persona che io cercavo, quella che con uno sguardo ti dava un senso a tutto.
Il fatto che tu volessi l'opposto mi stupiva tanto quanto mi sollevava.
Tu avevi trovato una bufera di neve del freddo siberiano, e io avevo trovato il caldo sole del Sahara.
Non troppo male come binomio.

Per questo la "fine" o meglio, il mancato inizio di un qualcosa che poteva avere un'evoluzione (o magari no, rimarremo con il dubbio) mi ha lasciata un po' con l'amaro in bocca.

In parte perché questa tendenza delle persone a prendere e sparire, fino a considerarsi estranei dopo essere entrati nella tua vita non riesco proprio a condividerla, e in parte perché comprendo bene la tua necessità di trovare il tuo centro.
Non a caso ho un tatuaggio che mi ricorda sempre di essere il mio stesso wonderwall e di essere la persona su cui posso contare, mettendo il bene per me stessa al centro, sempre.
E non ho mai voluto essere per te né una distrazione, né un peso, né un caso umano rotto da aggiustare.
Ho sempre pensato di voler essere nella vita quel tipo di persona che ti supporta, che ti aiuta a trovare la tua strada, che ti lascia stare al centro di te stesso, che gioisce dei tuoi successi e che ti motiva a crescere e a raggiungere i tuoi obiettivi. Senza mai essere un intralcio.

Come ti ho già detto prima, forse questa volta avrei dovuto usare l'atteggiamento opposto e dimostrarti che non c'è nulla di male nel non avere certezze. O forse invece ho fatto bene a lasciare stare tutto, perché infondo "se doveva essere, lo sarebbe stato".

Ero partita con l'idea di buttare giù qualche pensiero per poter mettere un punto definitivo alla questione, ma alla fine dei conti resti ancora solo un grande punto interrogativo.

(Spoiler: lettera a cui non ho mai avuto risposta dal diretto interessato, e che ha trasformato il punto interrogativo finale in un grande punto definitivo.)

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