Capitolo 5♡

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ELISABETH

Un trillo mi fece sussultare dalla sedia della
mia scrivania.
<< Annabeth vai tu ad aprire la porta grazie>> urlai nella speranza che mia sorella distogliesse l'attenzione da gray's anatomy e mi ascoltasse.

<< ma mi sono appena sdraiata>> si giustificò mia sorella con la bocca piena di Pop corn
<< ma se sei li da due ore>> risposi scettica

Un altro trillo.
<< senti muoviti  e apri sta porta. Sei più giovane quindi porta rispetto per chi è più anziano e stanco>>
Non posso avergliela appena data vinta...

E invece si, mi alzai dalla mia postazione "studio" se così si può chiamare e mi diressi all'ingresso dove mi affrettai ad andare ad aprire. Girai la maniglia e sull'uscio di casa trovai Grace.

I suoi lunghi capelli rossi le cadevano morbidi  sulle spalle, sopra di essi aveva poggiato sopra un paio di occhiali da sole rettangolari viola. Indossava una canottiera bianca con dei motivi floreali sopra e mi stupii parecchio che non avesse freddo con un abbigliamento così estivo in una giornata nuvolosa  di Settembre.

<< ce ne hai messo di tempo per aprire>> Mi ammoni Grace
<<scusa ma qualcuno qui in questa casa si rifiutava di aprirti>> risposi cercando di giustificarmi e soprattutto dando tutta la colpa a mia sorella Annabeth.

<< qualcuno mi ha chiamata?>> Annie fece la sua apparizione  nell'ingresso di casa con ancora il pigiama addosso.
<<no proprio un cazzo di nessuno ti ha chiamato, ma evidentemente una certa Annabeth  Miller ha una coda di paglia talmente lunga che pensa che le mie innocenti supposizioni alludano proprio a lei e ha deciso di degnarci della sua indispensabile presenza>> ribbattei con ironia.
<< e ti credi pure simpatica>> Mi ammonì Annie con fare scherzoso mentre si infilava le ciabatte. In tutto questo Grace iniziò a ridacchiare divertita dai nostri battibecchi.

<< Tornando a noi perché sei qui Grace? È successo qualcosa di grave?>> domandai intenta ad arrotolarmi ciocche di capelli tra le mani.
<< no, non è successo nulla. Oh beh in realtà qualcosa è successo ma non credo che..>> La povera Grace venne interrotta da mia sorella. <<non me ne può fregar di meno,quella di Elisabeth era solo una domanda di cortesia, non voleva una risposta sincera>>concluse in maniera poco carina nei confronti di Grace, e per quanto fossi stronza Grace è sempre stata carina con me e non si merita certe risposte. Quindi aggiunsi un << parla per te>> per specificare che a me in realtà quello che aveva da raccontarci interessava.

<< Andando dritti al punto, sono venuta qui per andare a fare shopping insieme e comprare un abito adatto>> continuò la rossa. << Grace non vorrei deluderti ma al prom mancano ancora 8 mesi>> Mi intromisi confusa.

<<oh ma quindi non lo sapete!>> realizzò lei. Poi aggiunse: <<dovete sapere che all'inizio di ogni anno scolastico qui alla Talent High school of California si svolge un ballo di apertura.

Ma la particolarità che lo rende eccitante è che ogni ragazzo deve indossare una maschera, e all'inizio della serata tutte le ragazze devono formare una fila e, ogni ragazzo che lo desidera deve porgere la mano ad una delle concorrenti. E spesso ciò è usato da alcuni ragazzi come escamotage per poter ballare con la propria cotta, mentre la ragazza non saprà mai con cui ha avuto l'onore di danzare.>>

<< ma chi mai vorrà ballare con noi, siamo nuove e non conosciamo nessuno.>> dichiarò Annabeth un po a malincuore, d'altronde lei non era abituata a non essere conosciuta da mezza scuola. Per me invece, che sono sempre stata sotto la sua ombra, non sarebbe cambiato nulla perché sarei stata sempre la "spalla" di turno.

<<Annabeth non devi preoccuparti, perché ogni ragazza ha sempre un ragazzo con cui ballare perché i partecipanti ad ogni batteria sono lo stesso numero.>> ribatté Grace controllando l'ora impaziente di uscire e andare a comprare un nuovo abito. << E poi si dice che chiunque partecipi ottenga  buon auspicio per l'anno scolastico.>>
<< se con questo intendi che avrò una probabilità in meno di essere bocciata o rimandata, sì,  potrei farci un pensierino a riguardo.>> annunciai speranzosa, però era vero. Non volevo  sprecare un intero anno in una scuola dove la retta annuale è talmente alta che il diploma lo compri.

Ma tenendo conto di come lo avevo iniziato dopo la verifica di solfeggio avevo decisamente bisogno di un po di fortuna dalla mia parte.

Grace e Annabeth sorrisero della mia uscita incoerente, come sempre, poi Grace raccolse il suo zainetto da terra e se lo mise sulle spalle e regolò le spalline.
<<quindi verrete?>> chiese infine Grace. Io e mia sorella ci guardammo, e ci bastò uno sguardo per metterci d'accordo:
<< si verremo. Ora usciamo e andiamo a fare un po di acquisti>> cercai di mettere più enfasi possibile in questa frase per rendere un'azione così comune e scontata il più eccitante possibile, e devo essere sincera nel dire che ero piuttosto esaltata dall'idea di ballare con uno sconosciuto.

Arrivammo in una boutique a caso nel centro di Los Angeles, o almeno per me era un negozio casuale, ma dalle dimensioni e dallo sfarzo del luogo, tanto casuale non doveva essere. Non ricordo con precisione il nome del negozio ma all'apparenza sembrava proprio un posto per persone piuttosto agiate. L'edificio si estendeva su tre piani. Il primo per gli abiti da uomo, il secondo per quelli da donna ed il terzo per i camerini. Fuori si trovava una signora ad attendere il nostro arrivo.

<< buongiorno care>> ci accolse lei con un veloce segno della mano.
<<'giorno mamma, loro sono Annabeth ed Elisabeth>> ricambiò Grace indicandoci. Istintivamente mi venne da pensare che Grace fosse la figlia di una commessa qualsiasi di quel enorme magazzino, ma quando mia sorella chiese a Grace se la madre lavorasse lì, lei ha risposto: << beh in realtà i miei sono i proprietari di questa catena di negozi per abiti da cerimonia sparse per Los Angeles. La"collins dresses &co.">>
In effetti, se fosse stata la figlia di una semplice commessa, non sarebbe potuta andare in quella scuola da ricchi sfondati forse talentuosi.

Entrammo ufficialmente nella boutique con Austen che nel mentre era già andato a provarsi uno smoking. Noi invece salimmo ancora una rampa di scale e giungemmo nel piano dedicato agli abiti.
Giuro che mi stava per cadere la mascella dalla bellezza di quel luogo, prima di allora non avevo mai fisto così tanti begli abiti in soli cinque minuti.

Gettai un'occhiata verso Annie e mi bastò per capire che stavamo pensando le stesse cose.
<< lasciate che vada a prendervi qualcosa da provare, lo conosco a memoria questo posto>> disse Grace indicandoci un paio di abiti da prom. La ringraziammo, mentre io e mia sorella ci dirigemmo verso i camerini.

<<posso entrare?>> la voce Grace riecheggiò nel piano facendomi sobbalzare da dietro le tende del camerino.
<< si certo entra>>
<< tieni provati questo>> Mi disse passandomi un lunghissimo abito a sirena verde speranza.

<< no Grace,veramente non è il caso, ho un tubino nell'armadio posso usare quello.>> ero seria, non era una  di quelle frasi dette per cortesia tanto per fare bella figura. Una mia caratteristica è sempre stata quella di non voler creare disturbo e...

<< Elisabeth Miller!>> mi sgridò Grace. << stai zitta e provati questo abito. Non è mica tutti i giorni il primo ballo di apertura!>> Detto ciò mi chiuse le tende e me lo provai.

Una volta infilato mi specchiai, era bellissimo. Un abito con uno scollo a cuore, di un verde luccicante  molto simile ai miei occhi mentre uno spacco vertiginoso si apriva sulla mia gamba destra. Così un po a disagio uscii.

<<Ma sei stupenda Beth!!!>> disse Grace euforica.
<< sei sicura che lo spacco non sia esagerato?>>
<<macché ! Ti sta da dio, tutti ti moriranno dietro. E poi vogliamo parlare di questo verde? Semplicemente divino! Si abbina pure ai tuoi occhi!!!>>
<< oh beh grazie>> risposi parecchio imbarazzata.

Mentre mi cambiavo e mi rimettevo la tuta con cui ero arrivata, ripensai alle parole di Grace. Non ero abituata a sentirmi dire quelle parole che sembravano anche sincere.

Nel Greenlands infatti, i complimenti erano tutti rivolti alla mia migliore amica Stacy mentre io le facevo da supporto. Le volevo bene, ma stare con lei significava automaticamente stare sotto la sua "ombra". Ma ciò non mi era mai pesato anzi ero la prima a sostenerla in tutto e viceversa, ma semplicemente non mi sembrava vero ricevere un complimento  dopo tutti questi anni.

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