La Vespa

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«Ehi!» richiama la mia attenzione e io parcheggio con la mia Vespa accanto a lui fuori all'hotel.
«Ciao Scott!» mi tolgo il casco e gli sorrido, lui in risposta mi prende il viso tra le mani e mi dà un bacio rumorosissimo sulla guancia.
«Dove mi porti? Non vedo l'ora di scoprire la città con te» mi dice col suo solito sorriso amichevole.
«Tieni metti il casco. Prima tappa Marechiaro» gli spiego e lui annuisce.
«Marechiaro...» ripete cercando di dirlo nel modo giusto e mi fa ridere. Sale dietro di me e prima di toccarmi si sporge verso di me e parla. «Posso?»
«Certo» dico e lui stringe le sue braccia al mio busto. Mi godo per qualche attimo i brividi che la sua pelle a contatto con la mia mi regala e poi parto rimettendomi il casco. Guido veloce tra le strade affollate di Napoli, mi infilo nei vicoli, poi torno sulla strada principale e vedo Scott che si gira verso il mare e si gode lo spettacolo. Poi ad un certo punto, quando vado più veloce, lascia la presa su di me e allarga le braccia godendosi il vento caldo.
Mi fermo poco dopo su una terrazza che dà sul mare e scendiamo entrambi dalla Vespa togliendoci i caschi e ammirando il panorama.
Lui lo guarda incantato ma non dice una parola, così dopo qualche minuto di silenzio parlo io.
«Che te ne pare?» mi giro verso di lui e lo vedo fare un respiro profondo. I suoi capelli tra il biondo e il ramato sono mossi dal vento e le sue mani grandi sono salde alla ringhiera.
«Mi tremano le gambe talmente che è bello qui. Grazie per avermici portato» mi sorride e poi chiude gli occhi rilassandosi.
«Ed è solo l'inizio. Andiamo?»
«Vorrei restare per sempre qui ma sì, andiamo. Sono curioso di vedere altro. Comunque bellissima la Vespa, l'hai noleggiata?»
«No, è mia. Anzi, di mio padre. È un appassionato» spiego e lui sembra colpito.
«Bellissima, me ne prenderò una anche io prossimamente.»
«Devi prima imparare a guidare qui. È una giungla» rido a quelle mie stesse parole che giuro non sono un'esagerazione. Mio padre mi diceva sempre che se si impara a guidare a Napoli si può guidare ovunque e non aveva torto.
«Puoi insegnarmi anche questo?» mi dice serio ma mi fa ridere di nuovo.
«A questo punto che ne dici di assumermi come tua babysitter?»
«Assolutamente sì, sono d'accordo. Dimmi quanto vuoi e ti assumo domani» dice spalancando gli occhi.
«Non è necessario parlare sempre di soldi, Scott. E comunque sto scherzando.»
«Faccio il calciatore da quando ho quindici anni e i soldi sono sempre stati la mia chiave per aprire qualsiasi porta. Sbaglio?»
«Dipende. Se si tratta di lavoro, come ti ho già detto, ci sta. Ma con i soldi non puoi comprare tutto.»
«Non tutto, ma quasi.»
«Non la pensiamo allo stesso modo.»
«Non posso comprare te, giusto?»
«No. Puoi pagarmi per il mio lavoro, questo sì. Ma non puoi avere me pagandomi.»
«Però posso riuscirci in altri modi?»

Che vuole dire adesso?

«In che senso?» lo guardo stranita e lui scuote la testa facendo apparire un sorriso sul suo viso.
«Scherzo, lascia stare. Comunque ho capito il concetto» si gratta la nuca e si rimette il casco. «Ora dove andiamo?»
«Lo vedrai tra poco» metto in moto e guido in direzione Piazza del Plebiscito. Poi entro in un viale che mi porta dietro la piazza dove c'è un ascensore che ci porterà a vedere un panorama pazzesco. Parcheggio la Vespa e saliamo. Scott già si guarda intorno col naso quasi spiaccicato sul vetro dell'ascensore. Quando ne usciamo e arriviamo sulla piazza lui spalanca la bocca e resta ancora una volta folgorato.
«Questa città è bella in ogni posto» mi dice poi, poco dopo. Restiamo lì per un quarto d'ora, poi lo porto a fare un giro nei Quartieri Spagnoli, al Largo Maradona che lui adora. Si fa scattare mille foto, una la fa anche con me mentre mi bacia furtivamente tra i capelli.
Ridiamo e scherziamo insieme come se ci conoscessimo da una vita, lui fa foto con i tifosi, è cordiale e gentile con tutti. Dopo un'ora abbondante ce ne andiamo ed è ora di pranzo.
Lo porto Da Michele a mangiare una bella pizza e quando la assaggia sembra catapultarsi direttamente in paradiso.
«Questa pizza non è reale, non può esistere qualcosa di così buono. Ne voglio un'altra» mi dice mentre sta ancora mangiando la prima.
«Non dovresti essere a dieta, tu?»
«Non oggi. Ne voglio un'altra» ripete e io gliela ordino. Arriva dieci minuti dopo e la mangia in tre minuti. «Ne mangerei anche un'altra» dice e mi sembra una follia.
«Sei pazzo» dico in italiano e lui mi guarda stranito. «Vuol dire 'you're mad' in italiano» gli spiego e lui si illumina.
«Sei pazzo» ripete. «Sì, sono pazzo.»
«Dai andiamo, dopo ti faccio mangiare qualcos'altro.»

My weakness - La mia debolezza  | Scott McTominayDove le storie prendono vita. Scoprilo ora