Lettera

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Akuma

La domenica a casa Hyuga era sempre un caos. Takeru correva da una parte all'altra della casa, disperato alla ricerca dei suoi scarpini da calcio per la partita del pomeriggio. Kojiro, come al solito, occupava abusivamente il bagno, preparando tutto il necessario per fare la consegna della frutta alla signora Yumi. Masaru piangeva a dirotto, tirando il braccio della mamma perché voleva assolutamente un dorayaki, mentre Naoko si esercitava con energia nei suoi passi di danza nel mezzo del salotto.

Io, invece, me ne stavo ancora a letto, rigirandomi svogliata sotto le coperte. Volevo solo dormire, ma con tutto quel trambusto era un'impresa impossibile. Con un gemito di frustrazione, mi alzo maledicendo ogni essere vivente nella casa.

Provo a dirigermi in bagno, ma ovviamente Kojiro è ancora lì dentro. Non ne posso più. "Ma che cazzo hai? Due capelli in testa e sei lì da venticinque minuti!" sbotto, bussando forte alla porta.

"Mo' sono cazzi tuoi," bisbiglia Kojiro con un sorriso compiaciuto, quando, all'improvviso, sentiamo la voce di nostra madre rimbombare per la casa: "AKUMA HYUGA, SCENDI IN TRE NANO SECONDI!"

Lancio un'occhiataccia a Kojiro, che se la ride sotto i baffi. Scendo le scale a tutta velocità, rischiando di cadere su un paio di calzini abbandonati lì da chissà chi.

Quando arrivo in cucina, vedo mamma che mi guarda con un'espressione seria, una busta in mano. "Non credevo intendessi questo come obiettivo," dice, agitando la busta dello studio fotografico davanti a me.

Prendo la busta, la apro e leggo rapidamente. I miei occhi si spalancano. "Oddio, non ci credo!" esclamo, scoppiando a ridere.

Mamma non sembra affatto divertita. "Cos'hai da ridere? Mostrare il tuo corpo così?" domanda, il tono chiaramente preoccupato.

Mi passo una mano tra i capelli, cercando di spiegarmi. "È stata un'idea di Sanae. Continuava a dire che con il mio fisico avrei dovuto fare la modella, e così, per scherzo, le ho detto 'Ok, mandiamo il curriculum'. Ma non pensavo davvero che mi avrebbero preso."

Mamma sospira, evidentemente combattuta tra l'orgoglio e la preoccupazione. "Akuma, non è che non mi fido di te, ma questo mondo può essere... complicato."

Annuisco, capendo le sue preoccupazioni. "Lo so, mamma. Non è che voglio farlo sul serio. Era solo un gioco, ma non mi dispiacerebbe provare. Potrei fare qualche soldo extra e magari scoprire una nuova passione."

Lei mi guarda intensamente per un momento, poi annuisce. "Va bene, ma stai attenta, e promettimi che non metterai in secondo piano lo studio."

"Promesso," dico con un sorriso, mentre infilo di nuovo la lettera nella busta.

Prima che la conversazione possa continuare, Takeru irrompe nella stanza, agitato. "Akuma, mamma, avete visto i miei scarpini?!"

Mamma scuote la testa e si allontana per cercare di riportare l'ordine nel caos mattutino, mentre io mi appoggio al bancone, riflettendo su quella lettera. Forse Sanae aveva ragione. Potrei avere un futuro interessante davanti a me, anche se non l'ho ancora capito del tutto.

Alla fine, trovo Kojiro che si sta infilando le scarpe, pronto a uscire per la consegna. "Non credevo che volessi fare la modella," dice con un tono mezzo sarcastico, mezzo divertito.

Scrollo le spalle. "C'è molto che non sai di me, fratellone."

Lui sorride e mi fa l'occhiolino. "Beh, qualsiasi cosa tu faccia, sono sicuro che spaccherai."

"Speriamo," rispondo con un sorriso più sincero, mentre Kojiro esce di casa.

Dopo aver discusso con mia madre, corro su in camera, ansiosa di raccontare tutto a Sanae. Mi infilo rapidamente un paio di pantaloni della tuta e una canottiera bianca, raccogliendo i capelli in una coda alta. Mi guardo allo specchio, non curandomi troppo del mio aspetto, e mi preparo per uscire.

Non voglio vedermi amartiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora