Akuma
La mattina dopo è un incubo. La mia testa sembra sul punto di esplodere, e ogni suono è come un martello che mi picchia il cranio. Mi rigiro nel letto, cercando invano di sfuggire alla luce del giorno che filtra attraverso le persiane. So che è tardi, troppo tardi per andare a scuola, ma sinceramente, non mi interessa.
Prendo il telefono dal comodino e vedo un messaggio di Sanae: "Sei ancora viva?" Sorrido debolmente e le rispondo con un semplice "A malapena." Poi mi rendo conto che ho 34 messaggi non letti da Maki. Inizio a scorrere i messaggi, e le minacce e maledizioni non mancano di certo. "Non posso credere che mi hai abbandonata a scuola!" scrive, seguita da una serie di emoji arrabbiate.
Continuo a leggere i messaggi mentre mi trascino fuori dal letto. Devo prendere aria, sgranchirmi le gambe e magari cercare di placare questa dannata emicrania. Decido di andare a fare una passeggiata, nella speranza che un po' di movimento mi aiuti a rimettermi in sesto. Dopo essermi infilata un paio di jeans e una felpa, scendo le scale e mi avvio verso il tabacchino sotto casa.
Quando entro, l'odore familiare di tabacco e carta mi avvolge. Mi dirigo subito verso il bancone, ma mi fermo quando vedo una figura altrettanto familiare dall'altra parte del negozio. È Kenda, il mio migliore amico d'infanzia. Non lo vedo da un po', ma il suo sorriso aperto e disinvolto è lo stesso di sempre.
"Kenda!" esclamo, sentendo un'ondata di affetto e nostalgia. Mi avvicino e lo abbraccio stretta, godendomi il conforto della sua presenza. Lui ricambia l'abbraccio con la stessa energia, come se il tempo non fosse mai passato.
"Akuma! Quanto tempo!" dice, con quella risata che mi è sempre stata tanto familiare. Ci stacchiamo e iniziamo a parlare, raccontandoci le ultime novità, come se fosse passato solo un giorno dall'ultima volta che ci siamo visti.
Nel frattempo, alcuni clienti abituali del tabacchino ci osservano con curiosità. Un paio di anziani fanno commenti sottovoce, uno di loro non resiste e dice a Kenda, con un tono complice: "Hai fatto un'ottima conquista, ragazzo."
Kenda sorride e scuote la testa, alzando le mani in segno di resa. "Oh no, non è come pensate. Siamo solo amici, ci conosciamo da sempre."
Io rido e gli do una pacca sulla spalla. "Già, vecchi amici, niente di più." Ma il commento mi fa sorridere. È strano come la gente possa fare supposizioni solo vedendo due persone insieme, senza conoscere nulla di ciò che c'è dietro.
Prendo il mio pacchetto di sigarette e pago alla cassa, mentre continuiamo a chiacchierare. Kenda mi parla di come sta andando la sua vita, di come sia impegnato con lo studio e gli allenamenti. Io, invece, gli racconto del casino della serata precedente e del mio mal di testa mostruoso. Ridiamo insieme, ricordando vecchi tempi e condividendo le storie più recenti.
Dopo un po', ci avviamo fuori dal negozio. Il sole è ancora alto e l'aria fresca mi fa sentire un po' meglio. "Ti va di fare due passi?" chiedo, e Kenda annuisce.
Mentre io e Kenda passeggiamo per le vie del quartiere, chiacchierando e ridendo come ai vecchi tempi, il mio telefono squilla. Alzo un sopracciglio, sorpresa di vedere un numero sconosciuto sul display. Rispondo con una certa esitazione, mentre Kenda mi osserva curioso.
"Pronto?" dico, cercando di mascherare il leggero mal di testa che ancora mi tormenta.
"Dovrei parlare con Akuma Hyuga?" chiede una voce femminile dall'altra parte della linea.
"Sì, sono io," rispondo, mentre Kenda si ferma accanto a me, ascoltando con attenzione.
"Sono dell'agenzia di modelle. Volevo informarti che abbiamo fissato il giorno degli scatti. Sarà il prossimo mercoledì, alle 9:00 del mattino. Ti invieremo tutti i dettagli via email."
Mi fermo un istante, sorpresa. "Oh, certo! Va bene, grazie mille."
"D'accordo, ci vediamo allora. E complimenti ancora, Akuma. Abbiamo grandi aspettative per te."
"Grazie," dico, un po' stordita mentre riattacco.
Kenda mi guarda, curioso. "Novità?"
"Sì, pare che il mio primo servizio fotografico sia fissato per mercoledì," rispondo, ancora incredula. "Non pensavo si sarebbero mossi così in fretta."
Lui sorride, dandosi una pacca sulla coscia. "Non c'è da stupirsi, sei una bomba, Akuma. Fai vedere loro chi comanda."
Sorrido, colpita dalla sua fiducia in me. "Lo farò."
Continuiamo a camminare per un altro po', ma l'idea del servizio fotografico mi ronza costantemente in testa. Mi chiedo come sarà, se sarò all'altezza e cosa ne penseranno gli altri. Ma c'è una parte di me, quella che ama le sfide, che non vede l'ora di affrontare questa nuova esperienza.
Quando inizia a calare il buio, decido che è ora di tornare a casa. Saluto Kenda con un abbraccio e torno sui miei passi, ancora un po' sovrappensiero. Una volta arrivata, apro la porta e l'atmosfera familiare mi accoglie.
Entro in camera e mi cambio, infilandomi un paio di pantaloni comodi e una vecchia maglietta di un torneo di calcio di anni fa. Mi butto sul divano, sfinita, lasciandomi sprofondare tra i cuscini con un sospiro di sollievo.
Sto appena iniziando a rilassarmi quando sento dei piccoli passi avvicinarsi. Alzo lo sguardo e vedo Masaru, il mio fratellino, che si avvicina con il suo quaderno di matematica in mano. I suoi occhi sono grandi e imploranti.
"Akuma-nee, puoi aiutarmi con la matematica?" chiede, mordicchiandosi il labbro inferiore. "Non ci capisco niente."
Sospiro, ma non posso resistere a quello sguardo. "Va bene, vieni qua." Gli faccio segno di sedersi accanto a me sul divano.
Masaru si arrampica sul divano e mi porge il quaderno. Inizio a sfogliare le pagine, cercando di capire quale sia il problema. Mentre gli spiego i concetti, lentamente e pazientemente, noto che il mal di testa sembra affievolirsi un po'. Con Masaru vicino, che ascolta attentamente ogni parola, mi sento più tranquilla.
Dopo un po', riesce finalmente a capire come risolvere i problemi, e il suo volto si illumina in un sorriso raggiante. "Grazie, Akuma-nee! Sei la migliore!"
Sorrido, accarezzandogli i capelli. "Di niente, piccolo. Ma ora fila a finire i compiti, che è tardi."
Masaru scivola giù dal divano, stringendo il suo quaderno con orgoglio, e corre verso la sua stanza. Rimango lì, per un attimo, assaporando il silenzio e la pace che finalmente mi circonda.
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Non voglio vedermi amarti
Fanfiction"Voleva dire la verità, voleva spiegare che non era stata solo colpa sua, che quei bambini l'avevano provocata. Ma sapeva che non sarebbe servito a nulla. A casa Hyuga, non c'era spazio per le spiegazioni, solo per i risultati." Occhi rubino, acces...