È una bella prigione, il mondo-
W. ShakespeareTheron, 6 anni
Pregavo ogni sera da quando nonna mi aveva detto che se chiediamo le cose al Signore si avverano, quindi, dopo che mamma mi rimboccava le coperte dopo avermi letto una storia e avermi dato il bacio della buonanotte, chiudevo gli occhi e mentre mi addormentavo esprimevo i miei desideri, i miei pensieri più intimi, nella mia mente, convinto che qualcuno lassù avrebbe ascoltato e accolto le mie richieste.
Questa sera non avrei fatto diversamente perciò durante la cena mi misi a pensare a cosa avrei chiesto.
Mamma aveva preparato il piatto preferito di papà, carne di manzo al sangue e spinaci come contorno.
Ultimamente litigavano spesso per questioni che non capivo, soldi e lavoro.
Il rumore della porta d'ingresso che si chiudeva mi distolse dai miei pensieri, mamma mi fece cenno di andare ad accogliere papà e io corsi verso l'ingresso con un sorriso stampato in volto e un disegno in mano.
«Papà!»
Io mi fiondai addosso a lui abbracciandolo e lui ricambiò il mio affetto dopo qualche istante.
«Theron, piano, ho caldo e sono stanco, non ho voglia di stare con te adesso»
Il suo tono duro mi fece arretrare e io nascosi il disegno dietro alla schiena decidendo di non mostrarglielo.
Mamma ci raggiunse in corridoio, salutò il suo sposo con un bacio sulla guancia e io mi sentì stranamente fuori luogo.
Perché papà negava le coccole solo a me?
«Hai preparato da mangiare, Nathalie?»
«Si, il tuo piatto preferito per la cronaca»
Nonostante la voce aspra di papà, lei, rispose dolcemente, con un sorriso mentre camminavamo tutti e tre verso la cucina. La tavola era apparecchiata meglio del solito, con i bicchieri di cristallo che usavamo solo in presenza di ospiti, il set di piatti in porcellana bianca, la tovaglia rossa che piaceva tanto a mio padre e un mazzo di margherite bianche dentro ad un vaso al centro del tavolo rotondo. Papà si sedette, mamma iniziò a portare le pietanze prelibate che aveva passato tutto il pomeriggio a cucinare e poi ci sedemmo tutti e tre.
Mamma ci riempì i piatti e papà iniziò a mangiare senza aspettare che lei finisse di riempirsi il piatto con la carne e gli spinaci.
Io odiavo questo cibo.
«Com'è andata al lavoro, amore?»
«Come al solito: ci sono sempre più donne che si rivolgono a noi avvocati perché i datori di lavoro non vogliono assumerle visto che potrebbero avere figli. A mio parere le donne non dovrebbero neppure uscire di casa senza il marito»
Io non capivo i loro discorsi quindi non partecipavo. Mi venne sete e mi accorsi che a tavola mancava l'acqua quindi feci per alzarmi ma mio padre, accorgendosi del mio gesto, si concentrò su di me.
«Ti serve qualcosa, Theron?»
«Ehm, volevo solo prendere l'acqua»
La mia risposta timida era sempre in contrasto con la voce apatica di papà. Lui sorrise infastidito e mi mise una mano sulla spalla per farmi restare seduto, accorgendosi dell'assenza della brocca.
«Nathalie, va a prendere l'acqua»
Usò l'imperativo come se fosse un ordine, ma in fondo lo era.
Mamma si alzò a andò a prendere la brocca le poi fermarsi davanti al lavello per riempirla.
«Vedi, figliolo? Nel mondo le donne sono fatte per obbedire e gli uomini per comandarle... tu sei ancora piccolo per capirlo ma un giorno te lo insegnerò»
Non abbi il coraggio di dirgli che, per quanto fossi piccolo, io credevo fossimo tutti uguali.
Mamma tornò a tavola versando a tutti da bere, loro ripresero i loro discorsi "da grandi" ma nonostante la mia giovane età colsi i loro toni infastiditi e aspri e la tensione di cui la stanza era colma.
Io mangiai gli spinaci anche se con una faccia disgustata e presi a tagliare la carne ma ebbi un sussulto quando vidi il liquido rosso-arancione che stava uscendo.
«Cos'è?»
Domandai spaventato. La fredda risposta di papà non si fece attendere.
«Sangue. Mangia Theron, non fare storie»
Mamma si accorse di come stavo guardando il piatto spaventato. Potevo tollerare gli spinaci ma non quel liquido.
«Se vuoi te la posso cuocere un altro po', in fondo sei ancora piccolo per mangiare la carne al sangue»
«No, lui la mangerà così o non mangerà fino a dopo domani»
«Ma, Filip-»
Mamma provò a controbattere ma papà la interruppe, prese il mio piatto e lo scagliò contro di lei, mancandola fortunatamente.
Io sobbalzai per tale gesto e mi portai le mani sulle orecchie per coprirmele mentre il suono del piatto che andava in frantumi si impresse dentro la mia testa.
«Vai in camera tua, Theron. Metti le cuffie»
Non osai fare nulla che non fosse obbedire a mio padre e andare in camera anche se tutto quello che volevo era stare lì a proteggere mamma.
Filai in camera, chiusi la porta e misi le cuffie collegate al mp3 che mi aveva regalato il nonno, alzando il volume al massimo.
Quella sera, mamma non venne a rimboccarmi le coperte, non venne a darmi il bacio delle buonanotte, non venne a leggermi una storia, non venne a controllare che non ci fossero mostri nascosti dentro al mio armadio.
Forse perché il vero mostro abitava con noi senza il bisogno di nascondersi.
Mi misi a letto e mentre aspettavo di addormentarmi strinsi Mr. Nuvola al petto e pregai. Pregai di sparire. Pregai che le cose fra mamma e papà si sistemassero. Pregai che la mia famiglia fosse normale come le altre.
Mentre pregavo mi accorsi di avere ancora il disegno nella tasca posteriore dei pantaloni e lo guardai: c'eravamo io, nonno, nonna, mamma e papà.
Strappai la parte in cui c'era papà.
🧿🫐💙
Cari guyz, ecco a voi un altro capitolo in cui però, abbiamo un flashback su un baby Theron di 6 anni.
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Redemption
Romance«Come si salva qualcuno che non vuol essere salvato?» «Accettandolo» Theron Krumov, il bambino per il quale i genitori raccomandavano ai figli di stargli alla larga, un padre alcolizzato e violento, una madre morta, un fratello mai nato e problemi e...