2. Rules are made to be broken

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L'obbiettivo non è restare vivi, ma restare umani-
George Orwell


Hailey

Mi sveglio in un luogo che non riconosco, un forte odore maschile impregna le coperte in cui sono sorprendente avvolta, la ferita che avevo sulla fronte è coperta da un cerotto e i miei lunghi capelli castani sono puliti.

Provo a ricostruire gli eventi delle mie ultime ore mentre mi metto seduta e la luce del mattino mi acceca.

Sono scappata di casa, ho preso la macchina, ho guidato per diversi giorni e quando si è fermata l'auto ho continuato il mio viaggio a piedi in un bosco, poi...

Provo nuovamente a riordinare gli ultimi eventi della mia vita e l'ultima cosa che riesco a ricordare è che sono inciampata.

Mi alzo in piedi, rendendomi conto solo ora che sono in una strana tenda con le pareti militari, una branda di ferro contro la parete, un materasso rovinato, una sedia, un tavolino e un piccolo baule.

Dove mi trovo?!

Sento il mio respiro accelerare, il cuore che inizia la solita corsa, i pensieri che si schiantano contro la mia testa, facendomi smettere di ragionare lucidamente ma vengo distratta.

Sento dei passi poi un ragazzo entra nella tenda, i suoi capelli corvini catturano la mia attenzione così come il suo fisico statuario che riesco a vedere dalla maglietta nera e dai pantaloni militari che indossa, ma quello che più mi colpisce, sono i suoi occhi. L'occhio destro è di un colore verde smeraldo e l'occhio sinistro è di un blu cielo che mi fa rabbrividire.

Il mio sguardo cade sulle sua mani che impugnano un fucile e istintivamente afferro il bicchiere sul tavolino e glielo scaglio contro, mancandolo.

«Ti conviene calmarti, ragazzina»

La sua voce è glaciale e sorride dopo aver lanciato un breve sguardo alla sua arma per poi fissarsi nuovamente su di me.

Deglutisco a fatica mentre non trovo le parole.

«Che succede, ragazzina? Il gatto ti ha mangiato la lingua?»

Un sorriso divertito e arrogante gli compare sul volto.

«Giuro che non mordo...»

«Bugiardo»

Mormoro a fatica mentre sento un impeto di furia crescere dentro alla pancia.

Sospira.

«Beccato»

La sua risata da pazzo risuona nelle mie orecchie.

M si avvicina senza però invadere il mio spazio personale e io mi tiro indietro, spaventata, ma non da lui, spaventata da me.

«Stai giocando con il fuoco, ragazzina»

Sibila sedendosi sulla sedia e iniziando a pulire il fucile, senza più rivolgermi uno sguardo.

«Non sono io quella che rischia di restare bruciata»

Un'ondata di coraggio mi pervade il corpo, facendomi pronunciare una frase di cui mi pento subito.

Ma era troppo tardi.

Smise di pulire quel dannato pezzo di ferro, ridacchiò di nuovo prima di alzarsi e sovrastarmi con la sua stazza.

«Mettiamo le cose ben in chiaro, ragazzina...»

Nel giro di pochi secondi lui ed io eravamo eccessivamente vicini e la sua mano era attorno al mio collo, senza però stringerlo.

Mi mancò il fiato.

«...qui sono io a dettare le regole e...»

Divenne più minaccioso ma il dettaglio più inquietante era quel sorriso divertito, come se non stesse avendo la possibilità di farmi fuori.

«...ho tre regole, ti va di ascoltarle?»

Annuì velocemente, non capendo cosa provavo in quel momento.

Sentivo l'adrenalina scorrermi nelle vene, la paura crescermi nel petto e la rabbia inondarmi.

«Prima regola: non puoi uscire da qui a meno che non te lo dica io. Intesi?»

Annuì nuovamente.

«Voglio sentirlo dalle tue labbra, ragazzina»

La sua voce era quasi roca, bassa, gelida.

«Intesi»

«Bene. Seconda regola: non hai il permesso di fare domande sulla mia vita privata. Chiaro?»

«Cristallino»

«Bene.»

Lui si interruppe, era chiaro che si stava godendo la mia confusione, la mia impotenza rispetto a lui.

Mi guardò negli occhi ma io sentii che mi stava guardando l'anima.

«Avevi detto che erano tre regole»

Non potetti trattenere la mia irrefrenabile curiosità.

«Beh, terza regola: qualsiasi cosa tu faccia e qualsiasi cosa ti accada, bella o brutta che sia, tu, la devi riferire a me...»

Se un attimo prima sembrava un predatore con la sua preda, ora, appariva serio.

Lunatico

«...Intesi?»

«Intesi»

La sua mano abbandonò la presa sul mio collo e io ripresi a respirare.

«Bene, ora vedi di stare buona e in silenzio finché non torno»

«Perché?»

«Perché, altrimenti, ne pagherai le conseguenze»

Dannata curiosità.

Lui uscì dalla tenda dopo aver assaporato ogni parola che aveva pronunciato e io rimasi lì, piena di domande, alle quali solo lui avrebbe potuto dare risposta.



😌👻👾

Hola guys! Sappiate che un nuovo capitolo equivale ad un nuovo trauma🥹

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