Capitolo 13

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Filippo obbliga Niko ad accompagnarlo al chiosco – anche a lui è venuto un certo languorino – mentre Daniele si siede accanto a me

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Filippo obbliga Niko ad accompagnarlo al chiosco – anche a lui è venuto un certo languorino – mentre Daniele si siede accanto a me.

Si manda dietro al viso i riccioli che gli arrivano a metà guancia, pensieroso. «Ti ha detto che ha?»

«Ha litigato con Jonah Walker Junior» gli rispondo in fretta. Ho intuito che Niko ha un bel legame con loro, ma dubito che già conoscano i suoi punti deboli. Gli piace sentirsi forte, solo con me – e non sempre – li tira fuori.

Chiacchiera di scemenze con Pippo, tanto che sorride e sembra non provare più il fastidio di poco fa, quando mi ha confessato la situazione tesa con un compagno di squadra.

«Ti ha detto perché?» continua Daniele.

«Sì.»

«E...?»

Sospiro, posando gli occhi su Gianna, sistemata sul tavolo accanto ai resti dei nostri panini. Affiorano alla mia mente tutti i miei lati vulnerabili, quelli che ho paura a esporre, persino con Niko. Lui non vorrebbe mai che lo mettessi a nudo davanti a nessuno. Neanche davanti a due ragazzi che si sono comportati da amici.

«Se vuole dirlo, lo farà lui. Non posso farlo al suo posto» gli spiego, cercando di usare il tono più mansueto che ho. Le mie parole potrebbero sembrare di chiusura, forse anche aggressive, ma non lo sono.

Sono parole di protezione.

«Siete riusciti a parlare? Di voi due? È un po' preoccupato...»

«Di qualcosa, sì, abbiamo parlato.»

Un gruppetto di ragazzi in fila si accorge che ci sono Longo e Tomic, così chiedono una foto e loro, da lontano, costringono anche Daniele a unirsi. Che strano vederli tutti e tre sorridenti posare insieme a dei tifosi.

Niko deve fare pace con il suo cognome e con la sua notorietà e magari anche iniziare a capire che per dei ragazzi così giovani – quelli non avranno neanche la nostra età – sarà solo uno dei beniamini per cui fare il tifo dal divano o dagli spalti.

Ci saranno tifosi che non hanno mai visto giocare Matej, perché magari ancora dovevano nascere o perché invece si sono avvicinati alla Vulnus solo più tardi.

Capisco che per lui sia un peso – lo è anche per me. Tuttavia, non riesco a capire il suo farsi trascinare in discussioni che rischiano di essere insensate o, addirittura, infinite e senza capo né coda.

Tutti e tre ritornano poco dopo e si sistemano attorno al tavolo. Hanno anche preso un paio di lattine di Coca Cola.

«Il coach ci ammazzerebbe» commenta Daniele con un sorriso.

«Il coach ci ammazza comunque appena facciamo un passo falso» bofonchia Filippo con la bocca piena. Se la copre con la mano e si scusa con me.

«Quando ci sono delle ragazze ti dai un contegno» lo prende in giro Niko.

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