INSIEME

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Un uomo alto e muscoloso fece capolino dalla strada. Due occhi gialli li illuminarono, scioccati dalla visione che sembrava quasi disgustosa. Quell'uomo la conosceva?

Un altro paio di occhi scintillanti sbucarono come fari nella notte. Quegli occhi... una strana sensazione le attanagliò il petto, nostalgia, forse?

"Malika cosa stai facendo!?" intervenne il secondo uomo con più delicatezza, scioccato nel vederla avvinghiata a un ragazzo.


Lowell e Lorkan non riuscivano a credere a ciò che vedevano: Malika, la loro Malika, stretta a un umano come se fosse stata travolta da un'emozione che non riuscivano a comprendere. Il cuore di Gavriel accelerò, un misto di rabbia e dolore lo colpì in pieno petto, mentre il suo sguardo si spostava dal volto di Malika a quello dell'umano.

Lorkan si sentiva paralizzato, gli occhi gialli spalancati per lo shock. Lui e Lowell l'avevano cercata ovunque, avevano rischiato la vita per lei, e ora la trovavano...così.

Malika si staccò dall'umano con un gesto brusco, i suoi occhi fissi su Lorkan e Lowell.

C'era qualcosa di familiare in loro, ma non riusciva a definirlo. La sua mente era un groviglio di emozioni e ricordi frammentati. Si sentiva legata a loro, ma non riusciva a capire il perché. "Chi siete?" chiese, la voce ferma e roca di sempre, ma con un'ombra di incertezza.

Lowell fece un passo avanti, cercando di controllare il tumulto che sentiva dentro. "Siamo noi, Malika. Ti abbiamo cercata ovunque. Non ricordi? Siamo Lorkan e Lowell, i tuoi amici." Le parole erano cariche di un peso che lei non riusciva ancora a decifrare, ma che la spinse a fare un passo indietro, diffidente.

"Io non ho amici" ringhiò. Dentro di sé sapeva che non erano nemici, ma il vuoto nella sua memoria la spaventava, e non poteva fidarsi completamente.

Kael sbucò da dietro i loro corpi massicci, la bocca spalancata per la scena a cui aveva assistito "Oh. Mio. Dio!" poi notò gli sguardi indagatori dei mutanti e rispose alle loro tacite domande "Ah, si, lui è Gavriel. Ha trovato Malika ai margini della foresta. La conoscete?" annuirono e lei proruppe in un sonoro sbuffo di disappunto inclinando il capo e mettendo le mani sui fianchi "potevate dirmelo cavolo! Vi avrei spiegato che ha perso la memoria e che è venuta da me e il nonno per decifrare i suoi tatuaggi. Per questo leggevo quel tomo, un mese fa! Diavolo ma perché non me ne avete parlato, ragazzi!"

Fece cenno al gruppo di seguirla per riunirsi in privato nello scantinato del nonno, che ormai era la tana di Lowell e Lorkan.

Camminarono in silenzio, scambiandosi occhiate di sbieco, scioccati ognuno per le proprie ragioni: chi per aver beccato Malika che con un umano, chi per aver trovato due bellissimi uomini che si dichiaravano suoi amici, chi per aver scoperto che la ragazza che gli piaceva conosceva due uomini alti e muscolosi il doppio di lui e chi per aver capito solo in quel momento che avrebbe potuto risolvere la questione tanto tempo prima.

Insomma, un gran casino!


Si chiusero nello scantinato della casa di Glauco dopo aver chiamato Rylan. Dunque c'erano tutti: Malika, Gavriel, Kael, Lowell, Lorkan e Rylan, circondati da Nixy, Nexy, Noxy, Nebula, Notturna e Nerina.

Spiegarono a Kael delle incisioni che segnavano Gavriel sotto gli occhi sconvolti di Rylan e i gemelli mutanti.

"Quindi, facciamo un punto della situazione," iniziò Kael, il tono intriso di una sottile ironia che non mascherava del tutto la tensione del momento. "Malika, ti sei svegliata senza memoria, con solo un frammento di identità e una sfilza di problemi che nemmeno il peggior incubo potrebbe partorire. Per qualche motivo, sei legata a questo umano, Gavriel, che ti ronza attorno come un'ombra, e guarda caso anche lui si porta dietro delle strane incisioni sul corpo, simili alle tue. Non sappiamo ancora cosa significhino, ma di certo non sono un tatuaggio da ubriaco.

Nel frattempo, spuntano fuori questi due, Lorkan e Lowell, che ti conoscono e sostengono di essere stati sulle tue tracce" e gli scoccò un'occhiata di sbieco "Però tu non ricordi un cazzo di loro. La situazione si complica quando realizziamo che le incisioni che porti addosso potrebbero essere parte di una profezia di cui ancora non sappiamo abbastanza, ma che, di sicuro, non presagisce nulla di buono.

Ora, ci troviamo qui, cercando di rimettere insieme i pezzi di questo puzzle del cazzo, senza sapere se siamo anche solo vagamente sulla strada giusta. Quello che sappiamo è che qualcuno, là fuori, sta giocando una partita sporca, e noi siamo a malapena consapevoli delle regole. E non ci dimentichiamo del fatto che, finché non capiamo il ruolo di queste incisioni e né come e perché tu abbia perso la memoria, siamo tutti sulla graticola. In altre parole, benvenuti nella merda!" concluse abbandonandosi su una poltrona gialla dello scantinato, seguita da Malika, che occupò quella accanto.

"Già, un vero schifo..." sospirò l'altra con le mani tra i capelli. Malika scrutava Lowell e Lorkan ora con rinnovato interesse, ogni istante che passava in loro presenza, piccoli frammenti della sua vita dimenticata accennavano a riaffiorare.

Ricordava le loro voci spezzate, gli occhi spalancati tra memorie confuse e offuscate. Ricordò il dolore all'addome e un corpo caldo e scuro a circondarla durante la guarigione, o ancora il suono di un ruggito rivolto a una quarta persona che non riusciva però ad identificare.

Amici. Quei due erano veramente suoi alleati, non sapeva ancora perché ma sentiva di potersi fidare.

Era sul punto di domandargli con incalzante precisione chi fossero loro per lei nella foresta e indagare riguardo a cosa le fosse successo, insomma, chi la aveva quasi ammazzata svariate volte e perché.

Solo allora sentirono la porta aprirsi per lasciare entrare un Glauco impazzito mentre correva come un dannato rischiando di ruzzolare giù dalla scala ripida e scivolosa con una lettera in mano.

"Il Re!" strillò sventolando il pezzo di carta che reggeva tra le dita raggrinzite. Lo poggiò sul piccolo tavolo con mano quasi tremante, balbettando di non aver avuto il coraggio di aprirla.

Malika la prese e la aprì in malo modo, impaziente.

A Glauco,

Stimato cittadino,

Ho ricevuto la tua missiva e compreso l'urgenza della questione che desideri portare alla mia attenzione. Considerando la delicatezza della situazione, ritengo opportuno che ci incontriamo senza ulteriori indugi.

Ti attendo a palazzo domani mattina, all'alba. Le porte saranno aperte e la mia corte pronta a riceverti. Sappi che ogni tua parola sarà ascoltata con attenzione, affinché possa esserci chiarezza e si agisca nel miglior interesse del regno.

Che la saggezza ci guidi,

Il tuo Re

Sarebbero quindi partiti in quello stesso momento, per arrivare in orario nel punto più alto del paese: il Palazzo Reale.

Tutti.

Insieme

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