Ombre

UN TRONO

Il re ricevette la lettera da quel povero cittadino scellerato, Glauco Denver. Lo teneva d'occhio già da qualche anno. Un tempo era un abile cacciatore di mostri, si era addentrato svariate volte nella Foresta Oscura con la sua squadra, uscendone con teste di pantere o lupi d'ombra. Ma con l'invecchiamento era impazzito.

A corte tutti conoscevano le leggende e la profezia legata a quel trono, al mitico ritorno della Regina. Lui stesso, 10 anni orsono, quando era ancora un semplice ragazzino, aveva atteso il suo grande ritorno, speranzoso in una nuova era di pace dove il terrore sarebbe stato spazzato via dall'armonia di un'unione sacra tra Luce e Ombra, ma ormai si era affezionato a quella carica, e altre versioni della storia erano state avanzate. La popolazione narrava di destini terrificanti, dove Ilya veniva devastata dalla potenza delle creature della Foresta. Dunque aveva deciso di tenersi stretto a quella carica nobiliare, con la scusa di vegliare sulla popolazione.

Settimane prima era giunto a palazzo un gatto nero dai perfidi occhi gialli con un messaggio legato al grazioso collare d'orato.

A Vostra Maestà il Re Custode,

le chiedo umilmente di dare udienza a me e la mia squadra di ricerca, poiché abbiamo trovato informazioni chiave a proposito della Profezia.

Abbiamo ragione di credere che il ritorno della Regina e il suo Compagno sia ormai prossimo dal realizzarsi.

Mi auguro che lei riesca a trovare un attimo da dedicare a noi umili compaesani, onorati della vostra considerazione.

Rispettosi saluti,

Vostro suddito, Glauco Denver

Quel giorno lasciò la lettera sulla scrivania, in attesa di un momento libero dai suoi doveri di palazzo per scrivere una adeguata risposta. Quel giorno aveva un incontro speciale, un Ballo di Corte a cui non poteva di certo mancare.

Durante quella noiosa serata aveva conosciuto alcune dame, siccome cercava moglie per rafforzare il suo dominio e assicurarsi una prole degna di quel trono.

Il re osservava con uno sguardo critico le dieci ragazze che gli erano state disposte in fila davanti al trono della grande sala animata da danze e luci.

Al ballo, l'atmosfera era carica di aspettative, ma a lui non importava. Aveva circa trent'anni, e nessuna delle giovani donne di fronte a lui sembrava all'altezza della sua idea di perfezione. Ogni ragazza aveva qualcosa che lo attraeva fisicamente, questo doveva ammetterlo, ma altrettanti difetti che le rendevano imperfette e quindi inadatte a diventare regina.

La prima si chiamava Beatrice, alta e snella, con un volto dai tratti aristocratici. I lunghi capelli castani ricadevano ordinatamente sulle spalle. Il re notò subito il suo portamento elegante e la pelle liscia della scollatura generosa. Ma non poté fare a meno di disprezzare la sua bocca: le labbra erano sottili, quasi inesistenti, e il suo sorriso sembrava forzato. Quella bocca è un disastro, magari non sanno sorridere, ma potrebbero avere altri usi molto più interessanti... pensava, mentre il suo sguardo scivolava sulle gambe lunghe. C'era qualcosa di intrigante nella sua figura slanciata, ma il re si convinse rapidamente che non fosse abbastanza per mascherare i suoi difetti.

"No"

Poi fu la volta di Cecilia. Aveva una chioma bionda e profondi occhi azzurri che ricordavano il cielo di una giornata d'estate. Il re si soffermò a osservare i suoi seni, generosi e in bella vista grazie all'abito scollato. Chissà come erano da toccare... Ma la sua soddisfazione fu breve: non gli piaceva il modo in cui la ragazza si muoveva, con una certa rigidità. Sembra una marionetta, pensò, mentre la ragazza cercava di sorridergli timidamente. Sotto quel sorriso timido, potrebbe nascondersi una donna ardente... ma il suo corpo non è abbastanza per scaldarmi. E poi c'era il suo naso, troppo pronunciato per i gusti del re, notava con disprezzo, mentre Cecilia cercava inutilmente di catturare il suo interesse.