🌹Capitolo tre

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🌹𝖫𝗂𝖺𝗆

L'appartamento che abbiamo acquistato non è molto distante da dove vivevano Madison e Stella. Si trova anche in questo vicino a Times Square, potrei dire il cuore di Manhattan.

È strano che non ci sia lavoro da fare, spero che il signor Stuart non se la sia presa troppo per la storia della squadra e tutto. Non vorrei che per qualche assurda ragione la posizione al lavoro di Benji venisse compromessa a causa di questo dettaglio.

Quell'uomo sarebbe capace di licenziarlo per capriccio, percepisco che sia qualcuno di sospetto, non mi è piaciuto sin dall'inizio. Se per Benjamin questo lavoro è importante, farò uno sforzo. Personalmente, mi impegno molto di far funzionare le cose con lui.

Seduto sugli sgabelli del mobile in cucina, coperta di vetri che si affacciano sulla città, di un marmo pregiato e scuro, sul rossastro, smanetto la tastiera mentre mando messaggi ad Alex su Snapchat.

LIAM: Ti ha mangiato un alligatore, finalmente?

ALEX: Sì, sono l'alligatore.

LIAM: Menomale. Ci siamo sbarazzati di quel peso, amico. Hai fatto un ottimo lavoro.

ALEX: Coglione.

LIAM: Si vede che il tuo stomaco ha ereditato il suo linguaggio aulico.

ALEX: Ha ereditato anche la mia voglia di prenderti a coppini dietro al collo.

LIAM: Come procede il piano di conquista della leonessa?

ALEX: A gonfie vele, siamo sposati.

LIAM: Quindi ha preferito sposare l'alligatore piuttosto che te? L'avrei fatto anche io.

ALEX: Mi fai talmente ridere che mi è caduto il coglione sinistro.

LIAM: Aspetta che te lo raccolgo.

ALEX: Sai che c'è? Fanculo e tanti saluti. Tornatene da Rosso Malpelo.

LIAM: Dai, amico. Sto scherzando.

ALEX: Si vede che scopate solo, sei troppo di buon umore.

LIAM: Magari ci fosse altro tra di noi che solo le scopate.

ALEX: Dobbiamo parlarne meglio in proposito, fratello.

LIAM: Sta venendo, devo andare. Buona fortuna con Athena, sai che sei un figone.

ALEX: Lo so.

Chiudo il laptop, alzando lo sguardo verso un ragazzo con solo un asciugamano in vita, i capelli rosso scuro gocciolanti e un bicchiere di succo in mano che mi fissa malizioso.

"Non volevi che leggessi?" Chiede soavemente.

Accavallo le gambe, con fare vago. "Anche se ti stessi nascondendo qualcosa, non credo che tu abbia difficoltà a smanettare il mio computer e risponderti da solo."

Inizia a sgranocchiare la cannuccia nel bicchiere, giocandoci con la lingua, senza togliermi gli occhi di dosso.

"Non provocarmi a farlo."

"Se non hai fiducia in me, è un problema tuo" lo sfido. "Il massimo che puoi trovare sono delle tue foto nudo. Ogni tanto lancio loro delle occhiate." Il viso mi si macchia di un sorriso impertinente.

Finalmente smette di importunare la cannuccia, per poi posare il bicchiere sul bancone della cucina che ci separa e.... togliersi l'asciugamano. Lanciandolo sul divano beige.

"Non so dove tu abbia recapitato quei miei nudi. Piuttosto, scattale davanti a me quelle foto. Mentre ti guardo."

Ci è mancato poco che il mio cuore non mi uscisse dalla gola. Sussulto, e lui lo sente.

"Non riuscirai ad abituarti a me" dice. "Sei debole di cuore."

"Riesci solo a sminuirmi, non riuscirai mai a non essere un grandissimo stronzo" quasi sibilo.

Lui sorride, impassibile.

"A te piace essere trattato così."

"Sai che non è vero."

"In piedi" dice.

Sbatto le palpebre. "Come?"

"Ho detto..." abbassa la voce, diventa più cupa. "Mettiti in piedi."

Faccio come dice, mi alzo lentamente, impedendo a me stesso di controllarmi a causa del suo effetto devastante. Per quanto mi faccia soffrire, mi fa sentire vivo da impazzire. Un qualcosa di quasi malato a causa della sua personalità decisamente complessa. Non credo che gli altri del gruppo si siano mai resi conto di quanto instabile fosse.

Beh, nemmeno io.

"Fai quello che ho fatto io" continua, indicando il suo corpo nudo.

Non credo di essere capace a cominciare un discorso serio con lui, se mi guarda in quel modo. Faccio come dice; la sua severità, il suo modo di guardarmi e bramarmi, il suo sadismo nel farmi soffrire con battute fredde, conoscendo ciò di cui ho bisogno... mi manda in tilt.

Una volta che siamo uno davanti all'altro, inizia a baciarmi con lentezza il collo, passando sulla clavicola, la spalla. Mentre mi guarda passa la lingua dalla base del collo fino agli addominali, alternando il tutto con lievi morsi. Alcuni dolci, altri improvvisi e violenti.

Le sue mani mi accarezzano la schiena, quasi graffiandola. La mia mano intreccia le ciocche rosse, aggrappandomici disperatamente, mentre ansimo.

Arriva alla base dell'addome, soffermando piccoli baci. Sento il suo sorriso, consapevole che cerca di farmi uscire fuori di testa.

Si stacca da me. Mi rendo conto di avere gli occhi chiusi e il collo all'indietro, fino a quando stringe la sua bocca intorno a me, stringendomi. Sussulto e quasi cado indietro, appoggiando la schiena al mobile della cucina dietro di me.

Mi lascia senza fiato, dopo minuti interminabili in cui sto per raggiungere l'apice ma lui, impertinente e maledettamente malvagio, si blocca.

Si alza lentamente, leccandosi le labbra.

Riprende l'asciugamano sul divano, se lo mette attorno alla vita. Mi guarda con gli occhi umidi quasi quanto le labbra e il petto sudato.

"Quando dici di non voler essere trattato così, menti spudoratamente." 

Virtus, la novella di 𝖫𝗂𝖺𝗆 𝖾 𝖡𝖾𝗇𝗃𝖺𝗆𝗂𝗇Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora