Capitolo 5

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Presente

Mi osservai allo specchio per la centesima volta e, di nuovo, sbuffai frustrata. Con un gesto esasperato, lanciai l'eyeliner sigillato sulla scrivania; rimbalzò una volta, poi cadde sul pavimento. Afferrai una salvietta e la passai sulla linea storta che avevo disegnato sulla palpebra mobile, sfregando più del necessario. 

«Perché qualcuno dovrebbe sputare un rospo? Intero, per giunta?»

Dallo specchio, vidi le mie sopracciglia quasi sfiorarsi per quanto erano aggrottate. Tra di esse, un cipiglio prese forma e interdetta mi voltai verso Aiden che, per venti minuti, era rimasto in totale silenzio, facendomi quasi dimenticare che fosse alle mie spalle, steso sul mio letto. 

«Ma di che stai parlando?»

Si mise seduto e posò per un attimo il gioco di plastica che teneva impegnate le sue mani, sempre bisognose di stare in movimento. Strinse gli occhi e diede vita ai suoi dubbi, come se davvero tentasse di dare una spiegazione alle sue domande. «Pensavo ai diversi modi di dire e alcuni sono proprio stupidi. Secondo quale logica un rospo corrisponde alla verità?»

Incrociai le braccia al petto e appoggiai la schiena al muro, osservandolo divertita. La mia bocca si schiuse in un sorriso che, per un breve attimo, spazzò via l’espressione angosciata che mi dipingeva il volto da un paio di giorni.

«E per quale motivo pensavi ai rospi da sputare?» 

Aiden si spinse di poco all’indietro, reggendo il suo peso con le mani premute sul materasso. Per un istante, un brevissimo istante, le mie pupille si posarono sulle sue braccia, da cui si intravedevano alcune vene scivolare sotto la sua carne. Mi ripresi in fretta e, sentendomi a disagio, mi schiarii la gola, riportando lo sguardo sul suo viso. Mi studiava osservandomi da sotto le folte ciglia, come se tentasse di dare un significato ad ogni mio gesto. «Sei tu che devi sputarlo».

Il mio cuore saltò un battito e, con rapidità, mi girai di nuovo e mi diressi allo specchio, per non rischiare di far trasparire troppe emozioni dal mio viso. Tuttavia, ero pessima a raccontare frottole, soprattutto a lui, e una risata isterica fuoriuscì dalle mie labbra. «Mi dispiace, ma non ho ingoiato alcun rospo».

Lo sentii sospirare rumorosamente dietro di me e passarono una manciata di secondi prima che riprese a parlare. «Chi devi incontrare, Delilah? Per davvero, intendo». Era una domanda secca e concisa, che non accettava risposte false. Stetti in silenzio, con spalle rigide e respiro pesante. Mi morsi il labbro inferiore con forza, poi abbassai le palpebre, stringendole di poco. 

Gli avevo detto che sarei dovuta uscire con un ragazzo che frequentava il mio stesso corso di francese ed ero convinta ci avesse creduto, malgrado fosse passato davvero poco dalla mia rottura con Ronald.

Sospirai, arrendendomi. Aprii gli occhi e frugai nella tasca dei pantaloni per recuperare il mio cellulare. Smanettai, alla ricerca del messaggio che avevo ricevuto qualche giorno prima e mi avvicinai al letto con sguardo basso, passandoglielo per fargli leggere le parole che occupavano lo schermo. 

Ciao, scricciolo. Ti va di andare a prendere
un caffè? Se non verrai lo capisco, 
Ma in caso contrario ti aspetto domenica
al locale in cui passavamo ogni giorno dopo la scuola. Sarò lì dalle 10 a.m.

Osservai il viso di Aiden, attenta a captare ogni minimo particolare che potesse rimandare ad uno stato d’animo, che magari mi facesse comprendere anche le mie, di emozioni. «Cosa ne pensi?» mi chiese invece. Dal suo volto non traspariva nulla. I lineamenti erano distesi, gli occhi fissi sul cellulare. Sembrava quasi non gliene importasse niente, ma a tradirlo furono le dita, che strinsero con forza lo smartphone. Me lo passò nuovamente e le sue dita fredde sfiorarono le mie. Mi trattenni dall’indugiare per il piacere che la sua pelle mi infondeva.

Una vita a metàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora