cuori infranti

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Ghali aveva sempre amato la musica, era il suo rifugio, la sua via di fuga da un mondo che spesso sembrava troppo rumoroso, troppo caotico, troppo complesso. La musica aveva sempre avuto un modo di mettere ordine nel caos dentro di lui, ogni nota un pezzo del puzzle che lo definiva. Le parole scivolavano via dalla sua penna come se stessero solo aspettando di essere scritte.

Quella notte di inizio estate, però, qualcosa cambiò. Era stato invitato a una festa in un loft elegante a Milano, una di quelle serate piene di gente, arte e creatività. Il posto era vibrante, un vero crocevia di talenti, e Ghali si sentiva nel suo elemento, ma anche vagamente annoiato. Aveva bisogno di qualcosa di nuovo, qualcosa di diverso, qualcosa che ancora non sapeva di desiderare.

Poi la vide.

Silvia era in piedi vicino a una finestra, una figura delicata avvolta in un vestito color vino. La sua risata era come una musica, chiara e contagiosa, e i suoi occhi brillavano con un'intensità che Ghali non aveva mai visto prima. Era come se lei fosse la luce stessa in quella stanza già illuminata.

In qualche modo, senza nemmeno rendersene conto, Ghali si trovò a camminare verso di lei, spinto da una forza invisibile. "Ciao," disse, con un sorriso. "Io sono Ghali."

Lei lo guardò e sorrise di rimando, un sorriso che sembrava illuminare tutta la stanza. "Lo so chi sei," rispose con semplicità. "Sono Silvia."

Da quel momento, qualcosa si accese tra loro, qualcosa di innegabile. Parlarono per ore, ignorando la festa che si svolgeva attorno a loro. Silvia gli raccontò di come vedeva il mondo attraverso la sua macchina fotografica, di come cercava di catturare l'essenza nascosta delle persone, delle cose, dei luoghi. Ghali si sentì immediatamente attratto da quella visione del mondo, così affine alla sua musica.

La sera finì troppo in fretta, e quando si salutarono, Ghali sentì un vuoto, un senso di mancanza che non riusciva a spiegare. Da quel momento, cercò ogni occasione per rivederla. Ogni incontro era una scoperta, ogni conversazione un viaggio in terre sconosciute del cuore e della mente.

Le settimane si trasformarono in mesi. Ghali e Silvia passarono sempre più tempo insieme, esplorando ogni angolo di Milano, condividendo i loro sogni più segreti e le loro paure più profonde. Ogni risata, ogni sguardo, ogni parola sembrava avvicinarli sempre di più. Ma c'era un'ombra che incombeva sul loro legame: Silvia aveva un fidanzato. Un ragazzo che lei descriveva come "buono", ma senza passione. Qualcuno con cui era stata per anni, per abitudine più che per amore.

Ghali cercò di ignorare quella realtà, di non pensarci troppo. Ma ogni volta che Silvia menzionava il suo nome, sentiva un nodo allo stomaco, un dolore che lo attanagliava. Eppure, continuava a fingere di essere solo un amico. Le sue canzoni divennero più intense, più profonde, ogni parola carica di un'emozione che non osava esprimere ad alta voce.

Un pomeriggio, mentre passeggiavano lungo i Navigli, Silvia si fermò all'improvviso. "Sai, Ghali," disse, fissando l'acqua che scorreva sotto di loro, "non credo di essere felice con lui."

Ghali sentì il cuore battere più forte. "Allora perché stai ancora con lui?" chiese, cercando di mantenere la voce calma. Silvia scosse la testa, come se stesse cercando di trovare le parole giuste. "Perché... è complicato," rispose infine. "Abbiamo un passato, dei legami. Ma con te... è diverso. Mi sento viva."

Quelle parole colpirono Ghali come un fulmine. Desiderava tanto prendere la sua mano e dirle tutto, dirle che l'amava, che voleva stare con lei, che non importava quanto fosse complicato. Ma si trattenne. Invece, sorrise debolmente e disse: "Sono felice che tu ti senta così con me."

Continuarono a vedersi, ma qualcosa era cambiato. L'attrazione tra loro era sempre più palpabile, come una corrente elettrica che li attraversava ogni volta che i loro occhi si incontravano. Eppure, nessuno dei due osava fare il primo passo. Ghali iniziò a scrivere canzoni su di lei, su di loro, su ciò che avrebbe potuto essere.

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