Hermione Jane Black

205 14 2
                                    

«Credi che tua madre approverà il nostro matrimonio?»

Malfoy non si mosse dalla sua posizione, teneva le braccia incrociate dietro la testa, steso sulla parte destra del divano mentre Hermione era seduta difronte con una tazza di the tra le mani. «Lei stessa mi ha cresciuto con l'idea di matrimonio combinato.»

Hermione sospirò. «Non è esattamente quello che ti ho chiesto.» quella sera si era imposta l'obiettivo di insistere e di scavare leggermente sulla superficie del dubbio che era quell'uomo per lei. In pochi giorni aveva visto così tante versioni del suo essere che non sapeva mai chi avesse davanti.

Malfoy, per adesso, si divideva in tre uomini: l'Auror con atteggiamento militare e vuoto, il ragazzino quindicenne che filtrava, l'uomo provato dalla guerra e dal passato. Non aveva ancora trovato il Malfoy della scuola. Quella sera, però, ne mostrava un altro. Subito dopo la cena – svolta quasi in silenzio se non fosse per Hermione che si era lamentata a voce alta della dottoressa – lui aveva scelto di non chiudersi nel suo ufficio come suo solito ma di stendersi sul divano per recuperare le forze. Hermione lo aveva recepito come un invito, dato che la sera era solita usare lei il salone ed il divano per leggere i suoi libri, dato che l'arredamento in biblioteca era ancora assente. Così, aveva preparato un the per entrambi e lo aveva accolto con tutte le buone intenzioni.

«Date come sono andate le cose per la mia famiglia, credo tu sia stata la soluzione migliore di matrimonio. Per la famiglia, intendo. Non hai letto la Gazzetta ma il nostro matrimonio ha quasi ripulito il mio nome per il popolo.» il camino davanti a loro illuminava la sala, poi qualche luce proveniva dalla cucina. Il volto del ragazzo era diviso come le facce della luna, un lato completamente buio e l'altro completamente illuminato. Non aveva mai immaginato – nemmeno nei suoi sogni più strani – che un giorno si sarebbe ritrovata seduta su un divano con Draco Malfoy in abbigliamenti da casa. La tuta che lui indossava come pigiama era sicuramente di stocca pregiata, aveva addirittura le sue iniziali ricamate, ma ciò non toglieva che era una semplice tuta grigia ed una maglia a maniche lunghe. Nessuno stemma di casata, nessun motto purosangue. Un semplice uomo con abiti casalinghi.

Hermione sorseggiò il suo the. «Tu leggi la Gazzetta?» l'aveva notata svariate volte in giro per casa ma non lo aveva mai beccato a leggerla con interesse.

«Blaise.» chiarì velocemente. «E Theo ritaglia ogni pezzo di giornale nel mondo magico dove si cita il mio nome e cognome.»

«Non immaginavo che sareste rimasti così uniti dopo... sì, la scuola.» o la guerra e la galera. Non sapeva nemmeno se avesse presenziato al funerale di Tiger.

Notò il suo tentennamento, ma non ci diede peso. «Theo è stato il primo a venire ad Azkaban, ancor prima di mia madre. Aveva delle cose da... da dirmi, ecco.»

Hermione si voltò verso di lui, aveva gli occhi chiusi e sembrava rilassato, quindi decise di spingersi oltre. «Del tipo 'dov'è l'oro nascosto', oppure?» provò con una battuta e lo vide sorridere leggermente.

Rimase in silenzio per minuti interi, Hermione iniziò a pensare che si fosse addormentato. «Quando ho preso il marchio, Theo e Blaise e... tutti, dovevano farlo con me.» iniziò poi. Hermione incrociò le gambe e lo guardava mentre le sue espressioni del viso sembravano rivivere tutti i ricordi che stava decidendo di condividere con lei. «Ma non l'ho permesso. Sapevo che dopo la mia iniziazione sarebbe passato del tempo alla prossima; quindi, ho guadagnato tempo e l'ho risparmiato. Speravo che Potter vincesse prima, sono sincero. Sognavo di svegliarmi durante il periodo della scuola e sentire la notizia della sconfitta del Signore Oscuro. Non c'è stata, ma comunque era difficile organizzare una nuova riunione con il Signore Oscuro. Il rito è particolare e va fatto con così tanti momenti concilianti favorevoli, anche se secondo me era solo un'invenzione del Signore Oscuro per far credere agli scettici che quel marchio servisse a qualcosa, che non sono riusciti a marchiare altri bambini per l'esercito.» raccontava con voce costante, senza nemmeno un'inclinazione nel suo ricordo. Era vivido nella sua mente. «Dopo di lui, c'è stato Blaise e poi Daphne mi scrisse delle lettere. Io e Pansy ci siamo riuniti da poco, c'è voluto un po' per lei per uscire da quella mentalità malata, soprattutto dopo che ha scoperto che il mio successore doveva essere lei. Era una ragazzina che voleva prendersi il merito della morte di Silente, non la biasimo perché lo volevo anche io. Prima era arrabbiata con me perché l'ho tenuta fuori, adesso mi ringrazia di averle spezzato il cuore.»

ARDEMONIO; DramioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora