Void. MINSUNG

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>Dove Minho ripete le stesse cose ogni giorno, fino a quando non vedrà una faccia nuova ma familiare nel suo stesso ufficio, vicino alla propria postazione di lavoro.

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minho's pov
la mia vita è così monotona, vorrei che qualcuno o qualcosa la cambi.

ogni giorno è sempre uguale, mi sembra di essere in un limbo da dove non si può uscire e che ripete le stesse cose in loop.

è come se la mia vita si basasse su una scaletta, scritta da qualcuno per me.

non succede niente di importante, da quando sono piccolo.

ho sempre seguito la stessa lista di cose da fare, che un po' con il tempo è cambiata, dato che da bambino non potevo lavorare e che adesso non posso giocare con i giochi per poppanti.

non so cosa fare, perciò mi attengo a quell'astratto elenco che mi manipola, di cui io non mi accorgo minimamente.

e se provassi ad uscire da tutto questo?

non ci avevo mai pensato prima, poiché credevo cambiasse radicalmente il mio modo di fare, così da rompere quel meraviglioso ordine che nella mia vita si era formato.

sembrava così difficile distruggere quel confine che mi divideva dal disordine, non sapevo da dove cominciare.

andando avanti nel tempo dovevo essere io lo scrittore della lista?

dovevo essere io il manipolatore della mia stessa vita?

la partenza è così complessa.

faccio colazione in cucina con le stesse cose, era come se si rigenerassero durante la notte, cosicché il giorno successivo ci fossero di nuovo, non facendomi spuntare nella mente il pensiero di andare a fare la spesa disorganizzando le mie giornate.

chi mi stesse comandando era un genio del male, un malato.

probabilmente il mio obbiettivo era quello di rompere la parete che mi divideva dal disordine, così se fossi morto in quel ciclo continuo sarei rimasto lì per l'eternità ripercorrendo il mio percorso vitale, non riuscendo mai più ad evadere.

il mio scopo teoricamente poteva essere quello di capire che ero manipolato da chissà chi o cosa, pianificando un modo per uscire e vivere una vita disordinata, una vita normale.

vita normale.

per me l'essere normale era fare le stesse cose ogni giorno, ad intermittenza.

non riuscivo nemmeno ad immaginarmi disobbedire a quell'invisibile guida che mi obbligava a fare quello che diceva, oramai ero abituato così e forse non sarei neanche riuscito a fuggire da quello stile di vita monotono, che a me tanto non dispiaceva.

dopo un po' però diventava noioso, non più interessante e rilassante.

mi stavo stancando di quell'essere agli ordini degli altri, volevo cambiare le mie azioni, non lasciarle ripetitive come da sempre erano.

farsi comandare e non esserne consapevoli era la cosa più brutta.

non poter essere il possessore della propria vita era un inferno, ma con il tempo mi ero abituato.

eppure, c'è stato un evento che forse ha scombussolato il mia intera vita così perfetta: l'incontro con un ragazzo dai tratti morbidi, con il sorriso più bello del mondo e le guance di un piccolo scoiattolo in cerca di cibo.

era un nuovo impiegato nella nostra azienda, arrivato da poco in città poiché si fosse laureato ed avesse deciso di lavorare seriamente.

da quel giorno lo vedevo sempre nella scrivania affianco alla mia, e ogni tanto ci perdevamo nel classico chiacchiericcio che si fa tra colleghi, anche se avevo la sensazione di potermi fidare ciecamente di lui.

OneShots. ᜣ STRAY KIDSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora