Selfish Desire. MINSUNG

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>Dove l'anima intrappolata di Jisung vuole far cedere Minho alla tentazione del suicidio. Ci riuscirà?

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Secondi, minuti, ore, giorni, settimane, mesi, anni.

Ogni momento della mia vita lo trascorrevo a combattere contro uno spirito che da vivo amavo con tutto me stesso, ma che con la morte cambiò, si mutò in una creatura spietata.

Sempre rimanevo con lui tra le mie tormentate braccia a stringerlo forte a me per non farlo evadere da quel mio tocco sul suo angelico corpo.

Mi assillava con i suoi pensieri egoisti, disturbando la mia mente instabile durante la notte, in quelle accompagnate dalla luna piena.

Il suo spirito riuscì con qualche sollecitazione a farsi incarnare per recarmi ancora più fastidio, rendendomi nervoso tutto il giorno, tutti i giorni.

Il suo teletrasportarsi da una parte all'altra mi complicava la vita: lo potevo vedere solo io, e se spuntava nel momento sbagliato le persone attorno a me guardavano il mio viso straniti. Per loro ero pazzo.

«Che fai, amore? Ti vedo pensieroso.» apparve il piantagrane, usando quel nomignolo con sarcasmo.

«Non ne posso più. Perché mi stai facendo questo?!» urlai scoppiando in un pianto nostalgico.

«Scusa, devo. All'Inferno mi hanno detto di esprimere un desiderio, egoista che sia. Ho chiesto di averti con me e loro mi hanno mandato sulla Terra a conquistarti e portarti nel mio Regno. So che non stai bene mentalmente e prendi antidepressivi ogni giorno, sei ad un passo dal suicidio e lo sai perfettamente. Non hai il coraggio, lo comprendo, ma dovrai prima o poi dare del cibo a quella tentazione! Se non succederà io diventerò uno spirito vagante sulla Terra con il compito di infestare luoghi, possedere corpi e tormentare gli umani distrutti dalla vita, mandando ognuno di loro in tentazione. Ti prego, non rendere questo processo troppo lungo e difficoltoso, prendi il coltello da carne dalla cucina e falla finita. Oppure, riesuma la tua vecchia pistola da poliziotto e sparati in fronte. Per favore, ti supplico.»

Iniziai a sentire la testa girare e dolere. Quando quell'orribile sensazione finì avevo il coltello tra le mani, puntato verso la gola e il respiro tremante.

«F-farà male...?» chiesi preoccupato. Se dovevo proprio morire volevo farlo indolore.

«Un pochino, ma passerà dopo pochi secondi, te lo prometto.» mi convinse lui.

Deglutii a fatica e mossi il coltello lentamente verso il mio collo, fermandomi quando la punta ne toccò la pelle.

Appena mi resi conto del fatto che lo spirito mi stesse manipolando per il suo desiderio egoista tirai il coltello a lui, colpendolo in pieno petto.

«Fin quando mi rimarrà anche un briciolo di amor proprio e di sanità mentale non asseconderò i tuoi giochetti immaturi. Eri un assassino che è stato beccato e ha passato la pena di morte, che cazzo ti aspettavi diventando un serial killer? Pensavi che non sarebbero risaliti a te?! Ti odio veramente tanto, Jisung.» lo liquidai, pronunciando il suo nome dopo tanto che non lo dicevo, sempre con le lacrime agli occhi.

«Ho capito, va bene. Non ti disturberò più e diventerò un'anima sola che viaggerà per tutto il pianeta ad infestare e possedere. Me ne vado. Hai vinto tu, sei contento? Non dovresti esserlo visto che se me ne vado non potrai più parlare con me e sentirmi vicino, sarò morto per davvero.» disse triste prima di sparire nel nulla facendo cadere per terra il coltello con il quale lo avevo colpito poco prima.

Ero da solo, di nuovo. La sua presenza la sopportavo solo un minimo; mi ricordava i vecchi tempi quando stavamo ore sul letto, io sul suo petto e lui che mi confortava con le falangi nei miei capelli, al tempo castani, ora neri.

OneShots. ᜣ STRAY KIDSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora