Die For Me. MINSUNG

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>Jisung, un ragazzo con dei problemi economici irrisolti ereditati dal padre, ormai morto e ucciso da dei maestri del guadagno in nero, si affiderà ad un detective per far arrestare quel gruppo di malfattori.

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Oh, l'inverno! Che stagione meravigliosa, non credete, cari lettori? Piena di emozioni e prevalentemente vissuta nella felicità dei bambini e dei sorrisi che li contraddistinguono dagli adolescenti in pubertà o dagli adulti stressati.

Stagione dedicata alla neve, al Natale, all'inizio dell'anno nuovo, alla cioccolata calda con i marshmallow e ai caldi piumoni di pile.

Tutti erano felici di poter vivere quei momenti di gioia con la famiglia e gli amici, ma in quel "tutti" Han Jisung non era compreso.

Non aveva mai avuto una famiglia felice con cui condividere gran parte dell'infanzia, anzi, l'aveva trascorsa nella paura e nell'ansia di non poter arrivare a fine mese con i pochi spiccioli che guadagnava il padre come fattorino.

Purtroppo, quella piccola quantità di denaro serviva per pagare le bollette e gli strozzini da cui si erano fatti prestare una notevole somma monetaria, ma che dovevano pagare insieme agli interessi.

Erano in tre in famiglia, lui e i suoi genitori. Suo padre era ossessionato dai soldi e da qualsiasi bene materiale, costoso o economico che fosse. La madre, donna dai molteplici talenti culinari e strumentali, era una semplice signora sposata con il marito che poi tradì con un signore più ricco e dotato, scappando insieme a lui sull'isola di Jeju.

Rimaneva solo Jisung, un ragazzo traumatizzato dai copiosi lividi che si formavano una volta al mese sul suo debole corpo da ragazzino di soli 18 anni, appena appena un giovanotto maggiorenne.

Il suo sogno era quello di poter vivere stabilmente, senza dover annaffare per arrivare a fine mese con una cifra di denaro che soddisfacesse gli strozzini che da anni gli stavano con il fiato sul collo.

Ogni inverno era passato al freddo e al gelo, ovviamente senza l'albero addobbato e i regali di Babbo Natale sotto di esso.

Era riuscito a finire la scuola per miracolo, solo perché sua madre da Jeju gli pagava le tasse scolastiche. Alla fin fine era pur sempre sua mamma, no?

La donna voleva un bene dell'anima al ragazzo e non avrebbe voluto lasciarlo da solo, neanche all'ex marito, ma il suo compagno attuale non le permetteva di "vedere quella povera gente dei bassifondi".

Jisung provò a scappare da quella casa per chiedere aiuto a qualche forza dell'ordine e mettere al loro posto quella associazione a delinquere, ma essi minacciarono di uccidere suo padre al più presto, e così fecero.

Durante il diciottesimo compleanno del ragazzo, decisero di fargli un regalo indimenticabile. Non appena Jisung tornò alla dimora accompagnato da uno degli strozzini, trovò suo padre legato ad una sedia e una pallottola ficcata in fronte. Era stato avvertito, ma non credeva che sarebbero arrivati a tanto.

Da quel momento in poi, tutti i debiti si sarebbero posati sulle sue spalle. Avrebbe dovuto lavorare e risarcire quegli uomini loschi, e la lotta alla sopravvivenza sarebbe iniziata, più complessa della precedente.

Dopo il diploma trovò un piccolo lavoretto come fattorino, uguale al defunto padre.

Consegnava prevalentemente pizze, ma gli capitava di dover portare anche fritti di pesce e fast food.

Un giorno, mentre faceva le sue solite consegne pomeridiane in uno dei quartieri più bazzicati dai giovani della sua età, notò non molto in lontananza un edificio e sopra i campanelli spiccava all'occhio una scritta incisa sul ferro: "Detective Lee M.".

OneShots. ᜣ STRAY KIDSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora