1: Nella tua ombra

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"Ragazzo, tu soffri di Bipolarismo"

Ricordo benissimo il giorno in cui il dottore disse quelle parole.

Era un giorno freddo, probabilmente di fine Novembre.

Ero piccolo, avevo solo dodici anni, le parole del dottore fredde, asettiche, morte.

Era da un po' che soffrivo, sentivo voci, vedevo cose che non esistevano, una cosa normale per uno bipolare.

I miei genitori mi portarono prima dal medico, poi dallo psicologo, poi dallo psichiatra e infine dal neurologo.

E lì, la notizia.

"Sindrome maniaco-depressiva, il cui nome comune è Disturbo Bipolare"

Cazzo, quella parola era solo un dannato timbro, uno stupido marchio, che mi rendeva per gli altri un reietto, un emarginato da evitare.

Del resto, però non mi potevo lamentare, per quanto soffrissi di Bipolarismo riuscivo più o meno a gestirlo, sentivo per lo più voci, ma nulla di troppo estremo, tutto quello che sentivo erano semplicemente desideri.

Lo "Specialista" spiegò come il mio cervello alternava tra una personalità tranquilla e pacata e una infastidita, nervosa, alterata, furiosa anzi iraconda, che tendeva ai desideri oscuri e alla devianza.

Come se io potessi essere deviato!

Ma comunque sono sempre riuscito a tenere a bada le mie due metà.

Non contando qualche piccolo incidente, avevo imparato a riconoscere le due parti e a controllarle al meglio possibile.

Così passarono gli anni, e imparai a convivere con tale problema, fino a che...

"Sei stanco, dovresti riposarti"

Ero solo nella stanza, e stavo cercando di finire una stupida relazione d'ufficio.

Effettivamente ero stanco ma non sentivo la necessita di andare a dormire.

"Suvvia un po' di sonno non farebbe male"

Non avevo mai sentito quella voce, non era una di quelle che conoscevo, non erano le classiche grida furibonde o il calmo sussurro pacato, era qualcosa di più suadente,

"Io sono tuo amico, non devi temermi"

Presi un profondo respiro, non avevo paura, sapevo come gestire questo tipo di cose.

"Chi sei?"

"La tua ombra"

Mi uscì spontaneo ridere di quella situazione.

"Cazzate, sei solo un altra di quelle dannate vocine"

"Guardami allora".

Quasi spontaneamente mi alzai in piedi e fissai la mia ombra per dieci secondi buoni.

Poi si alzò.

Era un allucinazione, una molto realistica se devo ammettere, era davanti a me, alto quanto me.

Stessa corporatura, stesso viso, solo tutto nero con due voragini oscure al posto degli occhi.

Come un sorriso si dispiegò sul suo viso, mostrò dunque una lunga fila di denti bianchissimi, seghettati e ghignanti.

Quel bastardo mi dava sui nervi.

E poi ne uscì.

Quell'essere si stacco dalla mia ombra e mi toccò.

Un brivido corse lungo la mia schiena, la sua mano era gentilmente poggiata sulla mia spalla destra.

"Io sono tutto ciò che desideri, sono la tua pace, sono tuo amico"

AmigdalichDove le storie prendono vita. Scoprilo ora