𝓢𝓲𝓶𝓸𝓷𝓮: 𝓝𝓸𝓷 𝓻𝓲𝓮𝓼𝓬𝓸 𝓪 𝓷𝓸𝓷 𝓹𝓮𝓷𝓼𝓪𝓻𝓽𝓲

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Avevo riflettuto molto prima di prendere la decisione di parlare con Flora. Ogni pensiero mi riportava sempre a lei, a quel momento in cucina, a quel bacio che sembrava aver cambiato tutto, o forse, aveva semplicemente messo in chiaro ciò che avevamo entrambi cercato di ignorare per troppo tempo. Volevo passare con lei quei due mesi che mi separavano dalla partenza per la Svizzera. Due mesi soltanto, un tempo così breve eppure carico di significato. Dopo di che, sarei partito per sempre. Nella mia testa, sembrava semplice: due mesi intensi, e poi addio. Un taglio netto, come un chirurgo che recide un nervo senza guardarsi indietro.

Ma sapevo che le cose non sarebbero state così facili. Non lo erano mai quando si trattava di Flora.

La Svizzera era diventata la mia via di fuga, un luogo dove ricominciare, lontano da tutto ciò che mi legava a questo posto. Perché la Svizzera? La risposta era Julia. I suoi genitori vivevano lì, in un piccolo villaggio incastonato tra le montagne, lontano dal rumore e dal caos della nostra vita quotidiana. Julia era nata lì, ma presto si erano trasferiti altrove per motivi di lavoro, portandola con sé. Ma ora, dopo tanti anni, erano tornati e io avrei dovuto seguirla, stabilirmi lì con lei, iniziare una nuova vita.

Era tutto già deciso. Il biglietto aereo era stato comprato, i piani fatti. I genitori di Julia mi avevano accolto a braccia aperte, vedendo in me il futuro che volevano per la loro figlia. E in un certo senso, anche io avevo accettato quel ruolo. Avrei dovuto essere grato per questa opportunità: una nuova vita, lontana dalle complicazioni. Lontana da Flora.

Eppure, non riuscivo a scacciare l’immagine di Flora dalla mia mente. Lei era ancora lì, nella mia testa, come un'ombra che mi seguiva ovunque andassi. Ero consapevole che ogni giorno che passava mi avvicinava a quel momento in cui non avrei potuto più tornare indietro. Ma la verità era che non volevo partire senza aver risolto ciò che c’era tra di noi. Non potevo lasciare tutto in sospeso, come se nulla fosse mai accaduto.

Mi trovavo in una situazione che non avevo mai immaginato: desiderare una persona che non avrei mai dovuto desiderare. Flora era la mia sorellastra, e per quanto mi ripetessi che era sbagliato, non potevo evitare di volerla. C'era qualcosa in lei che mi attirava in un modo che non avevo mai provato prima, una connessione che andava oltre la razionalità, oltre le regole non scritte della famiglia. E più cercavo di allontanarmi da lei, più mi sentivo tirato indietro.

E poi c'era Julia. La dolce, perfetta Julia, con la sua vita programmata, il suo futuro già scritto. Una vita che sembrava sicura, stabile, una vita che chiunque avrebbe desiderato. Eppure, mi sembrava sempre più lontana, come se il suo futuro e il mio fossero due strade parallele destinate a non incrociarsi mai davvero. Con Julia era tutto facile, prevedibile. E forse era proprio quello che mi spaventava: la mancanza di sorpresa, di passione vera.

Con Flora, invece, ogni cosa era imprevedibile. Ogni volta che la guardavo, sentivo l’adrenalina scorrermi nelle vene, un mix di eccitazione e pericolo che mi faceva sentire vivo. C’era una tensione tra di noi che non potevo ignorare, un desiderio che mi consumava e che, nonostante tutto, non riuscivo a spegnere.

Io e Julia ci togliamo sei anni. È sempre stato così tra di noi: io, più giovane, cercavo qualcuno che mi guidasse, che mi mostrasse una strada, e Julia, con la sua maturità e il suo equilibrio, sembrava perfetta per quel ruolo. Fin dall’inizio c’era qualcosa di rassicurante in lei, una sorta di stabilità che mi mancava. Forse è per questo che mi sono avvicinato a lei: mi piacevano quelle più grandi, quelle che avevano già un’idea chiara della vita, quelle che sembravano avere tutto sotto controllo. Mi faceva sentire al sicuro, come se la vita avesse già un piano preciso e io dovessi solo seguirlo.

Con Julia era tutto semplice. Non c’erano sorprese, non c’erano scontri. Lei sapeva esattamente cosa voleva dalla vita e da me. E questo, all'inizio, mi aveva affascinato. Lei mi prendeva per mano, mi mostrava il futuro, il nostro futuro insieme. Una vita ordinata, programmata, fatta di progetti a lungo termine e di tappe ben definite: la Svizzera, una casa, un matrimonio, forse dei figli. E io, per un po', ci ho creduto. Ho creduto che quella fosse la vita che volevo.

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