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Questa sera sembra una di quelle sere banali e piovose in cui i pensieri sono privi di consistenza e molto noiosi.

Mentre io, stoicamente, cerco di sopravvivere all’ennesimo esercizio di matematica, Nuvola, la mia gatta, ronfa accanto a me come se il mondo esterno non esistesse.

Proprio quando sto per arrendermi e chiudere il libro  tutto sprofonda nel buio. Le luci si spengono, lo schermo del computer si oscura con un "clic". Dopo questo: silenzio tombale.

Il mio cuore balza in gola. Nella stanza c’è un buio così fitto che mi sento come se fossi finita in una di quelle escape room senza uscita.

Mi alzo lentamente, cercando di non schiacciare la povera Nuvola o i miei libri di matematica , il che, non sarebbe poi cosí male.

<Mamma?> chiamo con la voce di chi ha appena visto un fantasma. Ovviamente, nessuna risposta. Per caso sono finita in un film horror?

Fuori dalla finestra, la città sembra scomparsa. Nessuna luce, nessun faro. Solo buio. E proprio mentre mi convinco che si tratti solo di un blackout temporaneo, sento un rumore nel corridoio.

<Lena, accendi la torcia> dice mia sorella con la sua solita aria da "so tutto io".

Faccio come mi dice, frugando nel buio alla ricerca del telefono. <Fatto... ma mi spieghi cosa sta succedendo?>

<C’è un blackout, non lo vedi?> risponde lei, con ovvietà.

<Grazie, Sherlock. Sai anche per quanto durerà, visto che ti definisci cosí tanto intelligente? >, le chiedo per farla innervosire.

<Come faccio a saperlo senza internet?! Ma secondo me sarà una cosa breve> risponde, già spazientita.

<Speriamo>. Non ho proprio voglia di fare la minatrice con la torcia tutto il weekend.

Fortunatamente, le luci tornano dopo pochi minuti.

La prima settimana di scuola è finalmente finita, ma a me sembra di essere tornata sui banchi da mesi. È un incubo: compiti, interrogazioni, compagni che ti guardano come se fossi un alieno e i miei genitori che dicono che questi sono "gli anni più belli della mia vita", come se davvero ci credessi.

Ai loro tempi era tutto più semplice, non c’erano Instagram, TikTok, né mille tendenze da seguire. La gente socializzava in modo normale. Ora, se non segui certi standard, la società ti spazza via, e diventi quasi invisibile.

Se non fosse per quelle due "amiche" sarei proprio come mi sento, un'ombra. Praticamente esserci o non esserci sarebbe la stessa identica cosa. Se scomparissi, gli unici a preoccuparsi di me sarebbero i miei genitori e mia sorella anche se penso sia, anche lei, troppo presa dalla sua vita social.

Un'altra ennesima persona trascinata via dalla corrente.

A volte però vorrei tanto essere come lei. Sempre alla moda e pronta a ogni evento improvviso, nulla può stupirla. Sa sempre come cavarsela in ogni occasione e ha molti amici. L'unica cosa che non le invidio è la sua profonda insensibilità. A volte dice delle cose che fanno davvero male senza importarsene. O almeno non lo dà a vedere.

<Lena, scendi giù> sento la voce di mia madre dal portico. <Dobbiamo andare a sentire della musica in piazza>.

Ti prego, fa' che non sia in città.
<Dove?>

<Vicino al municipio>, risponde col tono di chi si aspettava già una domanda del genere.

Sospiro. Già so che incontrerò metà delle persone che conosco e che poi mi prenderanno in giro per essere uscita con i miei genitori, ma soprattutto che dovrò salutarli.

sussurri nella follaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora