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Oggi la giornata scolastica è iniziata come sempre, nella più classica e deprimente routine. Gli insegnanti sembrano più presi dai loro discorsi che da noi, i miei compagni ridono di chissà cosa. E io? Io cerco solo di passare inosservata, come al solito.

Il mio obiettivo quotidiano è sempre stato quello di mimetizzarmi con l’ambiente, come un camaleonte.

Avere qualche amico non mi dispiacerebbe, il problema è che non trovo nessuno adatto a me. Sono tutti o troppo snob o troppo chiacchieroni. O forse sono io che non vado bene?

Oggi mi sento più esausta del solito. Ieri sono andata a dormire all’una di notte per finire matematica, che naturalmente non ho capito. Quindi, oggi, mi ritrovo a fare lo zombie ambulante.

La professoressa entra in classe e ci fa cenno di fare silenzio con la mano. Inizia la lezione nel più noioso dei modi.

Sento le palpebre chiudersi, ma cerco di resistere.

La professoressa parla dei "I promessi sposi" , e ci assegna dieci pagine da studiare. Sarà un’altra notte in bianco. Il sonno diventa sempre più forte, il respiro più lento. Sento che non resisterò a lungo…

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<Davis, Lena! Davis, Lena!>. Sobbalzo sulla sedia, spaventata. Alzo lo sguardo e vedo il volto sfocato della professoressa di scienze. La classe ride sommessamente. Dopo pochi secondi, la vista si schiarisce e capisco cosa sta succedendo. Mi sono addormentata!!

<Davis, ti sembra il momento di dormire? Mi hai deluso.> Vorrei sparire. Mi giro a guardare fuori dalla finestra, immaginando di fuggire da lí.

<Davis!> sobbalzo di nuovo. <Ieri sera, invece di stare col telefonino, potevi andare a dormire.> Vorrei dirle che non é cosí, ma non mi và di scatenare una ramanzina sulla nostra generazione.

Trovando un po’ di coraggio, mormoro: <Mi dispiace, non accadrà più.>. La professoressa capisce e, fortunatamente, non insiste.

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Le lezioni trascorrono lente: letteratura, matematica e la solita battuta terribile del prof di educazione fisica, sul fatto che sembro un bradipo a causa della mia lentezza . Quando finalmente arriva il momento di uscire tutti, compresa io, sembriamo esplodere di energia.

Ma oggi qualcosa sembra diverso. Avverto una strana sensazione, come se qualcosa mi stesse dicendo di stare all’erta.

Mentre mi avvio verso l’uscita, sento delle voci provenire dal retro della scuola.

Nulla di strano,saranno ragazzi che litigano per le solite stupidaggini ma c’è quel tono tagliente che mi spinge a fermarmi.

Mi avvicino cautamente e, nascosta dietro l’angolo, vedo una ragazza circondata da altre due che la fissano con disprezzo. Le ragazze popolari. Riconosco le bulle, ma non la vittima. O almeno, non subito.

<Hai visto come si veste?> dice una delle ragazze con una risata acida. <Ti credi così speciale con i tuoi vestitini, vero? Credi che vestendoti in modo cosí colorato riuscirai ad essere appariscente e a superare NOI> quando dice quel "noi" alza, particolarmente, il tono della voce.

L’altra la subito segue<Scommetto che ti credi anche intelligente, ma nessuno qui vuole gente cosí>.

La ragazza in mezzo non abbassa lo sguardo. <Non mi interessa essere come voi> la sua voce ha un tono sicuro, ma percepisco un’ombra di insicurezza. Poi vedo una delle bulle tirarla per il braccio e buttarla a terra, rompendo il braccialetto che portava al polso.

Sollevo le maniche della mia felpa e noto che  le perline sono simili a quelle del braccialetto che mi ha regalato Selene...

Selene! Non riesco a crederci. Lei, che sembrava cosí spensierata, presa di mira in quel modo. Le bulle ridono e se ne vanno, lasciandola sola.

sussurri nella follaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora