Spina nel fianco

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<< Mi dispiace, ma non è possibile >> ripeté per la seconda volta il ragazzo che sedeva alla cattedra delle votazioni.
Dopo aver trascorso dieci minuti buoni a meditare, nello spogliatoio, avevo deciso di cambiarmi e correre al primo piano per ritirare la mia candidatura prima che la campanella della ricreazione decretasse la mia fine.
Mi ero ritrovata di fronte al grottesco scenario della mia foto, anch'essa strappata in modo sleale da Sorcio Sodini la sera in cui mi aveva ricattata per ottenere il mio dischetto della bevuta.
Era una foto oscena, imbarazzante, in cui la mia espressione assomigliava terribilmente a quella di un pesce lesso.
Sorrisi amabile e sistemai una ciocca di capelli dietro l'orecchio. << Capisco, ma per questa volta si potrebbe concedere uno strappo alla regola. In fondo, uno strappo è già stato concesso, solo alla persona sbagliata >> asserii con una punta di risentimento.
Il ragazzo strinse le labbra e sbatté le ciglia coperte di mascara. << Hai ragione, tesoro, e ti assicuro che non appena beccherò il rammollito che si è fatto corrompere dal tuo amico... >>
<< Per carità, non nominiamo quella parola. >>
<< Insomma, come lo vuoi chiamare, fatto sta che il pappamolle che collabora con me non rimarrà impunito >> dichiarò con un cenno solenne del capo. << Non tollero che qualcuno sciupi il mio lavoro. Devo spezzarmi la schiena solo io? >> sbottò alzandosi in piedi. << Ad ogni modo, non posso accontentarti. Le regole sono regole >> tagliò corto con un gesto della mano, come se fossi stata un moscerino da cacciare.
Quello era il colmo.
<< Ma sono già state infrante >> gli feci notare a denti stretti.
La sfortuna aveva voluto che m'imbattessi persino in un fanatico di quella stupida tradizione. Non fosse mai che non vivessi tutte le esperienze più scomode e umilianti.
<< Proprio per questo non sono disposto ad assecondarti. >> Si strinse nelle spalle e livellò il cartellone con le foto delle varie candidate.
<< Ma la vedi la mia faccia? >> sbraitai in preda alla disperazione.
Perché? Perché toccava a me?
Il ragazzo mi guardò con aria di sufficienza.
Alzai gli occhi al cielo. << Non questa >> precisai indicandomi. << Questa >> dissi battendo la mano sulla mia foto. << Ti pare il caso di renderla pubblica? Tu metteresti una tua foto simile in piazza? >>
Finalmente parve soppesare le mie parole con un briciolo di pietà mentre esaminava la fotografia.
<< Be', convengo con te sul fatto che quest'obbrobrio dovrebbe essere illegale. >>
Ritrassi la testa, leggermente offesa dalla sua schiettezza. << Non ho detto questo. >>
Inclinò il capo, corrucciando la fronte, ed accarezzò ancora una volta il cartellone. << Non saprei rispondere alla domanda, non ho foto tanto brutte. >> Si strinse ancora nelle spalle e mi rivolse uno sguardo teatralmente dispiaciuto. << Non posso farci nulla, tesoro. Credo dovrai resistere fino a sabato, quando verrà eletta la Miss. >>
Il mio sguardo truce non lo scompose.
Era ufficialmente entrato nella mia lista nera, secondo solo a Sodini nell'ordine delle persone che avrei fatto fuori.
<< Grazie per l'aiuto >> sibilai risentita.
Le sue labbra si corrucciarono talmente tanto che pensai si stessero trasformando in un becco di papera. << Così mi fai sentire in colpa. >>
<< Ma figurati, non vorrei mai >> risposi sarcastica.
Doveva sentirsi in colpa, e parecchio anche. Avrebbe avuto me e la mia dignità sulla coscienza.
E cosa ancor peggiore, mi toccava ammettere la seconda sconfitta della giornata.
Lo spregevole sorcio era riuscito a farmela in tutto e per tutto.
<< Vedila così, tesoro, non sei stata l'unica a non candidarsi spontaneamente. Riccardo Sodini lo inseriamo sempre noi tra le proposte maschili >> rivelò con una certa fierezza, come se stesse raccontando una qualche gesta eroica.
Seppur il suo discorso fosse finalizzato a consolarmi, mi importava ben poco se il babbuino non era interessato ad essere Mister Liceo.
Per di più, udire il suo nome mi ustionava le orecchie.
Issai un sopracciglio. << Il senso sarebbe? >>
Spalancò gli occhi come se lo avessi insultato. << Amore, sei un po' ristretta di vedute, lasciamelo dire. >> Emise uno sbuffo e rivolse i palmi al soffitto, come se tra noi due fossi lui quello sano di mente. Poi diede una furtiva occhiata in giro e mi fece cenno di avvicinarmi. << Qui sono aperte le scommesse >> confessò con un sorriso mentre annuiva.
Corrugai la fronte, ma prima che aprissi bocca per liberare i miei dubbi, mi tirò per il braccio per arrivare al mio orecchio.
<< È come puntare su un cavallo alle corse. Ogni anno inseriamo Sodini per dare il via alle scommesse su chi riuscirà a batterlo >> spiegò compiaciuto, per poi lasciarmi riprendere i miei spazi.
Santo cielo, quel ragazzo era pazzo.
<< Sei interessata a scommettere? >> mi chiese con un'occhiata maliziosa. << Ti consiglierei di puntare su Sodini, la sua vittoria è praticamente certa, ma puoi anche provare con qualcun altro di questi bei ragazzoni. >> Batté la mano sul tabellone e rimirò le foto dei candidati.
Volevo rettificare: quel tipo era pazzo e mi spaventava.
<< No, grazie >> pronunciai guardandolo dubbiosa.
Il fatto che il mio liceo fosse vicino ad un vecchio manicomio era solo una coincidenza?
Cominciavo a pensare che, a mia insaputa, il manicomio fosse stato riaperto nella mia scuola.
Si strinse nelle spalle. << Peccato. >>
In quell'istante, nel mio cervello, si accese una lampadina che gettava un'inquietante ombra sui miei pensieri.
<< Scommettete anche sulle ragazze? >> domandai tamburellando le dita sulla cattedra.
Quell'incubo, di minuto in minuto, assumeva dei risvolti sempre più tragici. E la faccia del ragazzo non fece che confermare le mie supposizioni.
Ero prossima ad uccidere qualcuno.
Assottigliai lo sguardo in maniera minacciosa. << Quindi è per questo che non vuoi ritirare la mia candidatura. Avete già scommesso >> sibilai. << Altro che regole. >>
Il ragazzo ridacchiò in difficoltà, evitando il contatto visivo. << Su, non prendertela. Ti basterà aspettare fino a sabato, non è poi così tanto. >>
La campanella della ricreazione arrivò giusto in tempo per salvarlo.
In fondo non sarebbe stato saggio strozzarlo di fronte a tutta la scuola.
I suoi occhi si illuminarono per l'eccitazione. << Si comincia. Tesoro, per favore, potresti andartene? >> Mi guardò supplichevole. << Dai, un giorno mi farò perdonare, non essere arrabbiata. >>
Gli rivolsi un'ultima occhiata omicida prima di farmi da parte.
Mi sarei dovuta rintanare in classe per evitare che la maggior parte degli studenti mi vedesse vicina alla mia orribile foto. Non avrei tollerato quell'ennesima umiliazione.
<< Ciao, amore >> mi salutò il ragazzo, alle spalle.
Amore un corno. Ci stavo rimettendo la faccia perché guadagnassero qualche spicciolo con delle stupide scommesse.
Ma in fondo la colpa non era propriamente loro o del ragazzo pazzo, ma di quel brutto ceffo di Sodini.
Era lui la causa di tutti i miei problemi. E me l'avrebbe pagata.






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⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 20 ⏰

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