Scacco Matto

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Perché mia mamma non mi aveva proibito di uscire?

In quel momento sarei stata spaparanzata sul divano in compagnia di un bel film, e non lì con quella missione ridicola.

Inspirai a pieni polmoni l'aria pesante del locale e puntai il gruppo di Voldemort.

Di qualcosa si doveva pur morire dopotutto, nel mio caso di vergogna.

Ripassai mentalmente ciò che avrei dovuto dire mentre avanzavo.

Non ero psicologicamente pronta a umiliarmi in quel modo, ma non avevo scelta.

Mi schiarii la voce per attirare l'attenzione di uno dei ragazzi dietro cui mi ero appostata, ottenendo meno considerazione di un moscerino.

Perché? Perché dovevo anche faticare?

Ritentai, stavolta sporgendo la testa per farmi notare. << Scusate >> dissi con un piccolo sorriso.

Sette paia di occhi approdarono su di me, il ragazzo dietro cui mi ero nascosta si spostò di lato per osservarmi.

Sentii le guance surriscaldarsi per l'imbarazzo. Odiavo quel genere di situazioni, soprattutto quando finivo per trovarmi sotto i riflettori in mezzo ai ragazzi.

Un altro incubo coronato.

Abbassai lo sguardo sul cartoncino che tenevo in mano.

Cosa dovevo dire?

<< Ehm... alle mie amiche è avanzato questo dischetto >> pronunciai indicandole al tavolo. << Stavo chiedendo in giro se qualcuno lo volesse >> conclusi guardandoli.

Ignorai il mezzo sorriso di Sodini.

Un ragazzo dai capelli neri e il naso leggermente adunco allungò la mano e me lo prese. << Grazie >> disse con un sorriso.

<< Quali sono le tue amiche? >> chiese un altro che avevo visto una marea di volte fuori da scuola insieme al sorcio.

Era un giovanotto alto, con i lineamenti squadrati, la mascella larga e gli occhi vispi come una volpe.

Mi voltai a guardare le tre comari che, non appena notarono che le stavo indicando, presero a parlare tra loro con noncuranza.

Lui sorrise e mi squadrò da capo a piedi mentre altri due gorilla gli rifilavano delle gomitate o delle pacche sul petto.

Non vedevo l'ora di defilarmi. La mia voglia di stare in mezzo a loro era pari a quella di un condannato che si accingeva alla decapitazione.

<< E tu sei? >> mi domandò.

Mi sforzai di essere gentile. << Nora. >>

<< Nora >> ripeté, come se volesse imprimersi il mio nome nella mente. Se possedeva il cervello dell'amico era naturale che memorizzare quattro lettere gli costasse fatica.

<< Perché non ci presenti anche le tue amiche? >> aggiunse con un ampio sorriso.

Il pollo non sapeva di essere caduto nella trappola di Linda, Vanessa e Francesca. E non sapeva di aver fatto la mia felicità, così sarei potuta sgattaiolare via una volta aver portato quel branco di scimmie da loro.

Avrei escogitato un modo per tornare a casa il prima possibile, non importava come. Sorbirmi ancora quel supplizio era fuori discussione.

Sorrisi affabile. << Certo. >>

Ruotai le suole degli stivaletti e m'incamminai verso il tavolo intorno a cui erano sedute le mie amiche, i ragazzi che mi seguivano.

Francesca fu la prima a ruotarsi. Per poco non le uscirono gli occhi dalle orbite quando vide la pesca miracolosa che avevo fatto.

Trouble-sitterDove le storie prendono vita. Scoprilo ora