| s e v e n t h |
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"With so much left to do
You'll be missing out
And we'll be missing you."
-All Time Low, 'Missing You'
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"Ho qualcosa da dirti." disse Luke mentre percorrevamo le strade buie del mio quartiere. L'aria aveva l'odore della notte quando fa freddo, con giusto un po' di brina qua e là portata dalle correnti dell'oceano.
"Sì?"
"Ti restano 11 ore." disse piano Luke, senza guardarmi, il che mi sembrò piuttosto strano.
"Per cosa?"
"Ti restano 11 ore. Hai soltanto 24 ore, sai, quando ti suicidi. E 13 sono già passate. Stai già cominciando a dimenticare le cose. Prima che arrivi il momento che tu te ne vada, avrai già scordato la maggior parte della tua vita. Così farà meno male." mi disse Luke.
E aveva ragione; i miei ricordi cominciavano a diventare sfocati, anche le cose più importanti che riguardavano i miei amici e la mia famiglia. A fatica ricordavo il nome di mia madre, ma ricordavo con chiarezza il giorno in cui mio padre era morto. Ricordavo perfettamente anche il giorno in cui era nato Harry; non la data, ma tutto quello che era successo. E ricordavo ogni dettaglio del giorno in cui Carter...il giorno in cui Carter...
"Perché le cose brutte sono quelle che ricordo meglio? Perché?" chiesi come se il dolore mi stesse bloccando le corde vocali, perché adesso che ci avevo pensato, non riuscivo a togliermi Carter dalla testa. Mi succedeva a volte--anche dopo così tanto tempo e nonostante tutti quegli anni di terapia-- in effetti, mia madre era l'unica oltre al dipartimento di polizia e ai miei terapisti a sapere cosa mi fosse successo. Odiavo parlarne. Il solo pensiero mi faceva sentire sporco.
"Non sono soltanto le cose brutte-- sono i picchi emozionali, di solito. Sono quelli che resistono più a lungo." spiegò Luke. "Ad esempio...sono sicuro che ti ricordi di quella volta che Michael è rimasto a dormire a casa tua e quando ti sei svegliato te lo sei ritrovato tutto abbarbicato a te. Te lo ricordi?"
"Sì." risposi, forse troppo velocemente perché Luke ebbe un sussulto.
"Già..." disse dopo un po', e anche questa volta non mi guardava e non mi guardava e non mi guardava.
"Ecco...la dimostrazione."Non sapevo proprio cosa dire.
"Uhm." dissi in imbarazzo mentre il sole si preparava a sorgere. "Uhm. Il sole sorgerà presto."
"Non ho mai guardato l'alba." disse piano Luke mentre l'aria volteggiava attorno a noi e si tingeva di una luce violacea.
"Come mai?"
"Per qualche ragione, la gente si uccide sempre tra le 22 e le 3 del mattino, quindi nella maggior parte dei casi l'alba è il momento in cui vanno a trovare la famiglia." spiegò Luke. Gli lanciai uno sguardo confuso e lui fece spallucce.
"Abbiamo un programma da seguire. Non ti ho portato a vedere Lauren perché ricavo piacere nel vedere piangere i mortali."
"Sì, l'avevo capito." gli dissi, e per un istante pensai che la sua maschera si fosse appena appena scalfita, poi rimise su la sua solita espressione e mi rivolse un sorriso ammiccante.
"Sei uno stramboide. Suicidarsi alle quattro del pomeriggio..."
Scrollai le spalle, era un'uscita piuttosto insensibile, ma ero sicuro che non avesse intenzione di essere crudele.
"Allora, vuoi guardare l'alba?" gli chiesi con un sorriso. "Dicono che il posto più bello per vederla siano le montagne."
"Pensavo che fosse l'oceano." Luke fece il broncio.
"Beh se pensi di riuscire a vedere il sole sorgere sull'oceano nella west coast, buona fortuna. So che non vivi sulla terra, ma non è così che funziona." gli dissi, e poi gli feci cenno di seguirmi.
"Andiamo. Quando ero piccolo, mio padre ed io la guardavamo sempre da quell'albero in fondo alla strada." dissi a Luke mentre camminavamo lungo la mia vita, che presto diventava una strada a senso unico che saliva verso la collina. C'era un cancello con su scritto Vietato l'accesso, ma era inutile visto che tutti quanti sapevano che i proprietari vivevano nel sud della California.
Circa 100 metri dopo il cancello c'era un'enorme quercia che sbucava dai resti di una valanga di cui non avevo memoria. Il peso dell'albero lo aveva fatto sradicare, occupando così parte del letto stradale e formando un angolo di novanta gradi. Era il punto perfetto dove sedersi e guardare Harbor dall'alto quando c'era bel tempo, visto che il mio quartiere era su una collina mentre la zona residenziale e commerciale si trovava su una striscia di terra a valle che continuava fino al mare. Invece, io e Luke ci sedemmo sull'albero e ci posizionammo nella direzione opposta così da poter guardare le montagne, che spuntavano dal terreno in un modo quasi troppo brusco perché risultassero maestose. Era questo che mi era sempre piaciuto delle nostre montagne-colline: non erano niente di speciale, in realtà-- proprio come me.
"Venivi qui con tuo padre." disse Luke mentre stavamo seduti sul tronco dell'albero. Era molto vicino--abbastanza vicino perché sentissi il suo calore sulla pelle, ma abbastanza lontano perché non ci sfiorassimo.
"Già." risposi a bassa voce, resistendo alla tentazione di stringermi a lui. Le sue ali erano chiuse e riposavano contro alla sua schiena, tinte di rosa dall'aria dell'alba. Luke sembrava sempre assorbire i colori che lo circondavano fino a diventare un'opera d'arte, ed era meraviglioso.
Trassi un respiro profondo e l'aria sembrava quasi avesse il sapore delle mele, e il cielo cominciò a colorarsi d'oro. Quando ebbi finito di prendere il respiro che non avevo più, guardai Luke, che guardava il giorno nascente con innegabile meraviglia in quei suoi occhi fiammanti che riflettevano il sole come uno specchio divino.
"Ottocentodiciotto anni--," disse Luke, la voce fatta di cristalli. "E non ho mai visto un'alba prima d'ora."
"Che ne pensi?" gli chiesi, senza distogliere lo sguardo dal suo volto.
Luke si fermò un attimo e sembrò che volesse raccogliere i pensieri prima di parlare.
"Sai, ho sempre pensato che se fossi stato umano, sarei stato ateo. Non so esattamente perché, è solo una sensazione." iniziò a dire Luke. Guardò l'alba per un lungo istante prima di riposare lo sguardo su di me, e i nostri volti erano vicinivicinivicini.
"Ma ora so che non potrei esserlo." sussurrò. "Non sapendo che ogni giorno succede una cosa simile."
Trassi un breve respiro.
"Da--davvero?"
"Ash." sussurrò e io deglutii e desiderai disperatamente di poterlo baciare.
"Sì." chiesi, ma non era una domanda.
"Come hai potuto lasciare tutto questo?" mi chiese Luke, e i suoi occhi erano impossibilmente chiari e tristi.
"Solo perché l'alba è bella non vuol dire che tutto il resto non faccia male." gli dissi, ma non pensavo troppo alle mie parole perché ero troppo impegnato a cercare di non svenire.
"Il male non cancella il bene. Esistono entrambi."
"Già. È quello il problema." gli dissi, e stavamo ancora respirando la stessa aria.
Luke mi guardò, mi guardò negli occhi.
"Vorrei esistere solo per questo momento. Proprio adesso. Sopporterei tutto, il bene e il male. Penso che questo sia ciò per cui vale la pena esistere."
Allora chiusi gli occhi, perché non avevo il coraggio di affrontare la sincerità di quelli di Luke.
"Anche io."
E quando li riaprii, Luke mi stava ancora guardando, guardava i miei occhi, guardava le mie labbra.
"Dio," disse dopo un per sempre. "Vorrei poter sentire."
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Traduzione; Into the Dark {l.h. + a.i.} || lashton ||
Fanfiction“Non lo capisci, Ashton? Se mi vuoi, devi restare. Devi aspettare. Devi vivere.” “Non sono sicuro di poterlo fare.” {Luke è un angelo e Ashton ha bisogno di essere salvato.} ıTRADUZIONEı