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"My ghost, where'd you go?
I can't find you in the body sleep next to me.
My ghost, where'd you go?
What happened to the soul that you used to be?"

-Halsey, 'Ghost'

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Luke strinse la mia mano nella sua. Non era calda, come sarebbe stata quella di una persona viva, ma non era fredda, come sarebbe stata quella di una persona morta. Le sue dita erano fresche e morbide contro alle mie, era una sensazione di una neutralità devastante che mi ricordava che lui era un angelo ed io ero un ragazzo morto ed incasinato. 

"Apri gli occhi, Ashton." disse Luke dopo un istante, lasciando la mia mano e allontanandosi. Li aprii e mi guardai intorno, e all'improvviso mi sembrò di annegare travolto da un'onda di déja-vu. Ero nella mia casa, in piedi di fronte alla porta di ingresso, e avevo lo sguardo rivolto verso la cucina. La luce dorata del pomeriggio filtrava dalla finestra principale, e l'orologio sul muro segnava le 16:30. A primo impatto, tutto sembrava al suo posto nel silenzio della cucina, ma poi guardai meglio, e mi resi immediatamente conto che qualcosa non andava.

Mia madre era sempre stata un'amante dell'ordine e della routine e del concetto secondo il quale c'è un posto per ogni cosa, e ogni cosa ha un suo posto. Quindi il fatto che nessuna delle sedie della cucina fosse appoggiata contro al tavolo significava che qualcosa proprio non andasse. C'erano dei piatti nel lavabo—piatti sporchi—il telefono portatile era stato lasciato frettolosamente sul bancone, e due degli sportelli sotto al lavabo erano aperti, quelli con i prodotti per pulire. Così come quello sopra al frigorifero, dove tenevamo le pillole.

E Dio, potevo quasi vedere la scena.

Mia madre, che entrava nel bagno appena dopo la mia morte. Lei che mi vedeva, e correva in cucina per chiamare la polizia, frugando tra le medicine per cercare di capire cosa avessi preso. La polizia che arrivava, l'ambulanza che mi portava all'ospedale mentre lei andava a prendere Lauren ed Harry per poi raggiungermi.

E poi. La parte peggiore.

Quando era tornata a casa. Quando era entrata in cucina, si era guardata intorno, era andata verso il bagno ma non era riuscita ad entrare. Riuscivo a vederla, nella mia mente, gli occhi appiattiti dalle troppe lacrime, il volto di chi si sente devastato e tradito. Riuscivo a vedere mia madre con gli occhi della mente mentre si trascinava nuovamente verso la cucina, come se le sue ossa fossero troppo stanche per tenersi insieme. La vedevo che si inginocchiava, che apriva gli sportelli e prendeva un paio di guanti di gomma e degli asciugamani e poi la candeggina. E poi la vedevo portare tutto nel bagno, dove la porta era ancora semiaperta.

E la vedevo versare l'intera bottiglia sul pavimento.

La candeggina pura è un po' più densa dell'acqua, quindi potevo immaginarla scorrere sul pavimento già pulito. E potevo vedere mia madre che si lasciava cadere sulle ginocchia, nella pozza di candeggina, a piangere e a strofinare via le tracce invisibili della mia morte che non aveva nemmeno avuto la decenza di lasciare un segno. Niente sangue, né altro. Niente che dimostrasse che quello che era successo era reale.

E lei piangeva e piangeva, mentre i fumi la avvolgevano, facendole girare la testa. Ma non poteva muoversi e le bruciavano le ginocchia, e le sembrava che le sue mani andassero a fuoco ma non riusciva a smettere di lavare via tutto, di candeggiare il suo dolore.

E

e

e

Dio.

Quando riuscii finalmente a distogliere lo sguardo dalla cucina, stavo piangendo e Luke mi stava guardando e mi sentivo come se mi stessero schiacciando e spaccando in due allo stesso tempo.

Traduzione; Into the Dark {l.h. + a.i.} || lashton ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora