𝐏𝐑𝐎𝐋𝐎𝐆𝐎

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Da due secoli, Dorne e casa Martell continuavano a mantenere l'indipendenza dai Targaryen dopo che il Conquistatore aveva cercato di piegarne il popolo e sottomettere le armate

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Da due secoli, Dorne e casa Martell continuavano a mantenere l'indipendenza dai Targaryen dopo che il Conquistatore aveva cercato di piegarne il popolo e sottomettere le armate. Nessun'altra casata del continente occidentale era mai riuscito nell'intento. Come Principessa ed erede mi sentivo responsabile di dar voce al nostro orgoglio, alla nostra storia, ricordando ai nostri nemici di come Meria Martell avesse resistito all'arrivo di Aegon e di come fosse riuscita a riappropriarsi della sua casa quando i signori dei draghi avevano assalito il palazzo con la convinzione di aver vinto. La Principessa Meria catturò Lord Rosby, uomo insignito castellano dai Targaryen, lo legò mani e piedi e lo gettò dalla finestra dalla cima della Torre della Lancia. Dorne non ha re. Quella fiera indipendenza ci aveva permesso di prevalere come popolo nel sud di Westeros, e niente ci rendeva più fieri di ciò.

Quando quella missiva giunse da Re Viserys, la prima cosa che avevo pensato era di lasciarla a bruciare sotto il sole cocente di Lancia del Sole. Ma era solo un pensiero intrusivo, che soffocai all'istante nel momento in cui mi resi conto che era stato fatto il mio nome. Mio padre, il Principe Nymor Martell, aveva richiuso la missiva e me l'aveva porta. "Andrai ad Approdo del Re, e rappresenterai la nostra casata" Nei suoi occhi marroni vi era un luccichio di stima, ogni qual volta mi guardava. In quanto figlia unica era mio dovere rendere orgoglio al nostro nome, e non avevo mai fallito. Neanche una volta. 

"E' un onore, padre." dichiarai solennemente. Sulle mie spalle gravava l'intera Dorne, non solo la nostra Capitale, e tutto ciò che avrei dovuto fare era dimostrare a quei Targaryen quanto fossimo potenti e nobili. Non avevamo bisogno dei draghi o di una corona sul capo per ottenere l'amore del popolo.

"So che non mi deluderai," mi posò una mano sulla spalla, e me la strinse. "E so anche che tua madre sarebbe fiera di te se potesse vederti"

Dorea Jordayne, questo era il suo nome. Una donna incantevole, che mi aveva trasmesso tutto l'amore possibile per la mia terra e per le tradizioni, la quale mi aveva insegnato a leggere e a combattere come una vera serpe delle sabbie. Mi mancava terribilmente: quando veniva nominata il cuore mi si stingeva in un dolore senza fine. Ma sapevo che onorare la sua memoria avrebbe protetto per sempre il ricordo che avevo di lei. 

"Partirò domattina, portando con me un baule di bellezze esotiche da regalare al sovrano dei draghi. Rimarrà di stucco e non avrà più l'ardire di richiamarci a corte,"

𝐔𝐍𝐁𝐎𝐖𝐄𝐃, 𝐔𝐍𝐁𝐄𝐍𝐓, 𝐔𝐍𝐁𝐑𝐎𝐊𝐄𝐍 [𝐀𝐞𝐦𝐨𝐧𝐝 𝐓𝐚𝐫𝐠𝐚𝐫𝐲𝐞𝐧]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora