𝟏. 𝐓𝐡𝐞 𝐟𝐢𝐞𝐫𝐜𝐞 𝐏𝐫𝐢𝐧𝐜𝐞

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𝐀𝐄𝐌𝐎𝐍𝐃

Le organizzazioni per il compleanno del re erano iniziate una mattina di insolita afa

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Le organizzazioni per il compleanno del re erano iniziate una mattina di insolita afa. Non era un segreto che la lunga estate fosse restia a lasciare spazio all'inverno, ma faceva troppo caldo per una comune giornata nel continente occidentale. Nei corridoi una fila indiana di serve trasportava calici, decorazioni, sedie e tavoli fino alla sala del trono, per prepararla al meglio. Mia madre aveva convocato me ed Aegon nel suo solarium, per a sua detta prepararci a gestire la nostra tempra dal momento che ai festeggiamenti si sarebbe unita una Principessa esotica di cui avevo ignorato l'esistenza. Nymeria Martell. Si diceva fosse estremamente orgogliosa e fiera della sua casata, e che avesse accettato l'invito soltanto per rappresentare la famiglia Martell. Sarebbe stato un giorno memorabile, dal momento che i dorniani odiavano ciecamente i Targaryen.

A dirla tutta non mi importava di lei, ma Alicent era stata piuttosto chiara su ciò che pensava. Aegon entrò prima di me, svogliato e desideroso di tornare a poltrire sul suo divanetto. "Non è buona attitudine far attendere vostra madre," dichiarò con il volto increspato dal fastidio. Sedeva al suo tavolino da tè, e giocava nervosamente con le sue dita mordicchiate. "Perdonaci, madre." avanzai subitamente. Con un sospiro, Alicent si alzò per venirci incontro. No, quell'espressione sul suo viso non mi piaceva per niente. "Come saprete.." cominciò, incrociando le mani sul ventre "La Principessa Nymeria Martell ha accettato l'invito di vostro padre e presiederà al compleanno rappresentando la sua famiglia e tutta Dorne."

Un nome dolce, che ricordava quello di un fiore e che non esprimeva a pieno la forza di quella Principessa guerriera.

"I Targaryen e i Martell hanno trascorsi turbolenti, e noi vogliamo che la Principessa si senta a proprio agio tra le nostre mura. Ciò è necessario affinché la riappacificazione con il popolo del sole avvenga. Per cui, l'unica cosa che vi chiedo è di essere cordiali e composti. Non m'importa ciò che pensate, dovete rendere onore a vostro padre e al vostro retaggio."

Ovviamente. L'onore, la compostezza, erano tutte cose da Alicent. Ma non mie, e figuriamoci di Aegon!

Ero impaziente, fiero, bruciavo di vita e desideravo la conquista: la quieta tempra non mi era mai appartenuta. Inoltre ero troppo danneggiato per poter essere qualcuno che non ero. Da quando avevo perso l'occhio tutto era cambiato e il mio desiderio era prevalere e dimostrare che ero migliore di chiunque altro. Perché difatti non esisteva spadaccino migliore di me tra quella massa di finti cavalcatori di draghi e presuntuosi bastardi.

"Se le mostro le mie abilità a letto forse questa Principessa potrebbe persino piegarsi a noi" si vaneggiò Aegon, mezzo brillo, e schifosamente viscido. Lo odiavo. E odiavo quello che mi aveva costretto a fare da ragazzino. Lo guardai torvo, di traverso, mordendomi la lingua per non dire la cosa sbagliata dinanzi a nostra madre. "Sei una vergogna Aegon," dichiarò lei, tornando a sedersi. Versandosi una coppa di vino ci dileguò stanca.  "Vi ho detto tutto quello che avevate bisogno di sapere, adesso potete andare"

Fui il primo a lasciare il solarium, troppo infastidito: sapevo che se fossi rimasto un secondo di più avrei preso mio fratello a calci e pugni, e nemmeno mia madre avrebbe potuto fermarmi. Mi feci largo tra le serve, ancora indaffarate nella preparazione della sala del trono, e mi diressi verso il cortile nella speranza che Ser Criston Cole fosse lì. Allenarmi mi avrebbe aiutato a scaricare la tensione e la rabbia.

✵彡

Quando calò la notte, inevitabilmente il mio cuore ferito e la mia mente sconquassata dai traumi furono richiamati da un luogo. Anzi, da una donna. Non era nuovo per me giacere ancora con Madame Sylvie, ma sapere che c'era qualcuno là fuori ad ascoltarmi senza giudicare mi faceva sentire meno solo. La trovai dietro una tenda satin dorata, stesa sul letto con soltanto un lenzuolo a coprirle le grazie. Aveva sciolto i capelli color miele e mi guardava con i suoi occhi esperti e maliziosi. "Credevo non sareste più venuto, mio Principe" confessò melensa, giocando con una collana che si posava dolcemente tra i suoi seni prosperosi.

Non risposi, ma cominciai a svestirmi minuziosamente, impaziente di risentire quel calore a contatto con la mia pelle, desideroso di riscaldarmi da quel freddo perenne che mi attenebrava le viscere. Una volta nudo e vulnerabile, avendo tolto anche la benda, mi arrampicai sul letto per far si che la Madame mi abbracciasse con quelle sue braccia materne e mi lasciai andare alle fragilità. Perché solo con lei tornavo bambino e mi dimenticavo dei problemi mondani.

"Farò portare del latte caldo" sussurrò dolcemente, mentre le sue dita carezzavano i miei capelli sottili. Sotto le sue cure mi sentivo protetto. Ma che cosa avrebbero detto di me i miei nemici, se avessero saputo? Quella domanda ogni tanto mi balzava in mente, ma spariva con altrettanta velocità. "E il miele," aggiunsi prima di chiudere l'occhio e abbandonarmi alle sue cure.

↪𝐒𝐩𝐚𝐳𝐢𝐨 𝐀𝐮𝐭𝐫𝐢𝐜𝐞

Ammetto che il rapporto di Aemond con la Madame mi disturba e non poco, ma attenendomi alla serie voglio provare ad approfondire questa tematica sperando di riuscirci!

𝐔𝐍𝐁𝐎𝐖𝐄𝐃, 𝐔𝐍𝐁𝐄𝐍𝐓, 𝐔𝐍𝐁𝐑𝐎𝐊𝐄𝐍 [𝐀𝐞𝐦𝐨𝐧𝐝 𝐓𝐚𝐫𝐠𝐚𝐫𝐲𝐞𝐧]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora