𝐀𝐄𝐌𝐎𝐍𝐃
Mani calde, mani materne, carezzavano contorni della mia pelle con una delicatezza disarmante, da farmi dimenticare il motivo di tanta rabbia nei confronti della dorniana. Era quello il motivo per cui mi tenevo lontano dalle persone: per non dover scoprire mai più la delusione. "Ne vuoi ancora?" la voce della Madame era suadente, alludeva alle movenze proibite che le donne come lei avevano imparato ad eseguire con maestria. Avrei accettato, come mio solito, se non fosse stato per il fatto che l'ultima volta che mi aveva toccato mi ero sentito sbagliato, come se quello non fosse il mio posto. "No, sono stanco" bisbigliai, accucciandomi maggiormente contro il suo seno. Così la Madame ricominciò a carezzarmi la schiena con la punta delle dita in movimenti regolari. Un breve respiro, la pelle che scottava, e il viso di Nymeria sbucò nuovamente tra i miei pensieri, più vivido che mai. Era bellissima. Ed era schietta come nessun'altra.
"Hai conosciuto qualcuna, mio Principe?"
La visione di lei scomparve e le dita della Madame si fecero più insistenti, scendendo verso la pancia. Deglutii, incerto se rivelarle del mio incontro con Nymeria. Era stato più di un botta e risposta, lo sapevo, lo sentivo. Era stato uno scontro verbale che si, mi aveva fatto innervosire, ma mi aveva anche intrigato. Avrei voluto continuare a scambiarmi parole pungenti con lei e scoprire fin dove ci saremmo spinti. "Mio padre ha invitato la Principessa di Lancia del Sole per il suo compleanno" svelai con dolcezza, senza menzionare il suo nome. Non volevo che la Madame si infastidisse. Per qualche motivo, volevo proteggere Nymeria.
"Ed è bella?" domandò, non celando quel filo di gelosia. Non era più giovane, Madame Sylvie, ed era normale che si sentisse minacciata dalla bellezza fresca delle altre ragazze, specialmente di quelle che lavoravano alla sua casa del piacere. Mi presi qualche momento, perché dirle soltanto che fosse bella equivaleva a sminuirla. E Nymeria Martell era molto di più. "Ambrata, indomita.." mi lasciai sfuggire, finché i movimenti della Madame non si interruppero. "Le dorniane sono delle selvagge, ti attirano nella loro trappola e ti ipnotizzano..Sono serpi delle sabbie..-" sprezzante e senza alcuna vergogna nel mascherare i suoi veri pensieri, Sylvie si rimise seduta e a tentoni recuperò la sua vestaglia per avvolgersela attorno al corpo. "Non farti ingannare, mio Principe. Soltanto io conosco i tuoi desideri, soltanto io so toccarti, e soltanto io sono in grado di farti sentire amato.."
Mi chiusi istintivamente a riccio, smettendo di ascoltarla e rifugiandomi nel ricordo di quella serata cercando disperatamente di risentire quella violenta brezza di calore che soltanto quella sconosciuta sembrava essere in grado di darmi. Gli occhi marroni splendevano d'orgoglio quando nominava la sua terra, la lontananza le macchiava le guance di un delizioso rosato e il carattere sfrontato punzecchiava sulla sua lingua tagliente.
"E' meglio che vada," dichiarai, mettendo fine a quella lunghissima giornata che sembrava non voler più finire. Mi rivestii e indossai il cappuccio nascondendomi con discrezione, poi lasciai un sacchetto con le monete per la Madame, che a quel punto non mi guardava nemmeno più. "Tornerai, non è così?" la sua voce era sommessa, celava speranza. Ma non ero più così sicuro di voler ritornare da lei, dopo la conoscenza di Nymeria. Il trauma mi avrebbe sempre attirato in momenti difficoltà, ma sentivo che era successo qualcosa di inspiegabile quando la figura snella avvolta dall'ambrosia si era palesata nella Sala del Trono.
"Potrei, non lo so" ammisi incerto, facendo per avviarmi verso il corridoio. Madame Sylvie mi interruppe nuovamente. "Lei non ti darà mai quello di cui hai bisogno. Solo io posso curarti, dolce Principe"
Curarmi da cosa, precisamente?
"Buonanotte, Madame"
✵彡
Il cielo era plumbeo, soffocante, impedendo ai raggi del sole di squarciarne il soffice letto. Nemmeno la spada era riuscita a distrarmi dalla confusione e dalla lotta interiore che si era accesa dentro di me quando ero rientrato nelle mie stanze. Ser Criston Cole continuava a punzecchiarmi con i suoi fendenti ma senza mai fare sul serio: si era accorto di quanto fossi distratto.
"Aemond," soffiò a corto di fiato, abbassando la spada. "Sei distante, ti senti bene?"
Lui era come un padre, per me. Un vero padre, dal momento che Viserys non si era mai premurato di starci accanto e preferendo la sua figlia maggiore senza alcuna vergogna. Criston mi capiva, mi leggeva, e mi aiutava a risolvere le battaglie contro me stesso.
"Ho dormito poco" ed era la verità, dopotutto. Ma odiavo sentirmi debole agli occhi degli altri, insicuro e tormentato, quando c'era già mio fratello Aegon come grattacapo da gestire. "Le hai fatto visita?" domandò, e non ebbe bisogno di sapere altro perché lui conosceva i miei sporchi segreti fin troppo bene. Annuii secco, prima di aggiungere un pensiero che aveva proprio bisogno di sfuggire dalla mia mente.
"Forse ho trovato un modo per allontanarmi da lei" e dal legame tossico e traumatico che mi tiene prigioniero.
Riposi tutte le mie speranze nella Principessa di Dorne, anche se l'idea che avevo di lei era stata spezzata dal suo crudo astio nei confronti della mia famiglia. Anche se la paura della delusione era più forte della rinascita.
↪𝐒𝐩𝐚𝐳𝐢𝐨 𝐀𝐮𝐭𝐫𝐢𝐜𝐞
Aemond tu vuoi giocare con il fuocooo
STAI LEGGENDO
𝐔𝐍𝐁𝐎𝐖𝐄𝐃, 𝐔𝐍𝐁𝐄𝐍𝐓, 𝐔𝐍𝐁𝐑𝐎𝐊𝐄𝐍 [𝐀𝐞𝐦𝐨𝐧𝐝 𝐓𝐚𝐫𝐠𝐚𝐫𝐲𝐞𝐧]
Fiksi PenggemarDorniani e Targaryen sono da tempo immemore ostili l'un l'altro: da una parte abbiamo i fieri e mai spezzati Principi e Principesse di Lancia del Sole, che nutrono rancore verso i signori dei draghi per ciò che avvenne ai tempi del Conquistatore; da...