𝟒. 𝐒𝐚𝐧𝐝 𝐚𝐧𝐝 𝐅𝐢𝐫𝐞

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𝐍𝐘𝐌𝐄𝐑𝐈𝐀

Ero sempre stata adulata dagli uomini qualunque cosa facessi

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Ero sempre stata adulata dagli uomini qualunque cosa facessi. Per il mio aspetto, la mia dedizione e il mio nome, un po' meno per l'intraprendenza che mostravo nelle arti del combattimento. Mi sentivo dire che non erano cose da donne e che avrei dovuto lasciare le armi agli uomini, ma a parlare per loro era la paura. E ora questo Principe guercio mi guardava come nessun altro aveva mai fatto: di sottecchi, intimorito, anche se quella mattina aveva dimostrato tutt'altro che insicurezza.

"Voi dovreste essere il Principe Aemond," affermai sicura, mentre un'espressione sorpresa gli dipingeva il volto. "Sono io" replicò, prima di lanciare uno sguardo torvo alla folla che si era accalcata attorno a noi con curiosità. Poi avanzò una domanda del tutto normale, che a me parve l'unico modo per rompere il ghiaccio: peccato che quella fosse la meno adatta da porgere a me, che odiavo quei capelli d'argento da quando ne avevo memoria. "Vi piace la capitale?"

Seguì un breve silenzio, prima di ritrovarmi a scuotere le spalle e a rimembrare con affetto la mia lontana casa. "Le terre rosse di Dorne sono molto più tranquille. Qui c'è caos, il popolo sembra essere sul lastrico della fame e l'unica cosa che importa alla corona è sfoggiare i propri draghi e dare banchetti"

Lo pensavo davvero. Avevo visto la gente giù in città, la miseria disegnata sui loro volti e niente avrebbe potuto convincermi del fatto che i Targaryen si nascondessero dietro l'onore e ciò che i draghi raffigurassero per loro. Ma senza di essi sarebbero stati come tutti gli altri. Il volto del Principe Aemond cambiò drasticamente, rabbuiandosi come se l'avessi colpito nell'orgoglio. "La corona ha già provveduto alle esigenze del popolo," si difese fiero, ma non potei fare a meno di roteare gli occhi al cielo. Arrampicarsi sugli specchi era qualcosa in cui i signori dei draghi sembravano eccellere particolarmente. "Ma certo, davano proprio l'impressione di aver ricevuto ciò di cui avevano bisogno. Adesso capisco perché Dorne non si è piegata: era per tenersi alla larga da presuntuosi come voi. Con permesso, Principe Aemond!"

Mi dileguai cercando di contenere il fastidio, ma il mio volto chiaramente esprimeva più di mille parole. Avevo fatto tutto ciò che mi era stato chiesto da mio padre, ossia presenziare, mettere su un bel sorriso e intrattenere qualche conversazione, ma non era andata a buon fine. E non era colpa del mio carattere indomito, come a volte tentava di farmi credere lui, se finivo sempre con il litigare animatamente con gli uomini. Era colpa della loro arroganza. 

Accolsi un altro calice di vino portomi da una fanciulla, e tornai a navigare con lo sguardo nella sala, pregando che il tempo passasse più velocemente. Un giorno. Soltanto un giorno mi separava dalla mia amata Dorne. I piani erano designati: già pregustavo il mio ritorno a casa, l'anatra al limone, il succo d'uva e la mia balestra per gli allenamenti. Peccato che quando vidi Re Viserys spingersi oltre la folla per venirmi incontro, capii che forse non avrei rivisto casa per un po'. Era seguito dalla sua figlia maggiore, Rhaenyra, che lo teneva sotto braccio per evitare che faticasse ed era avvolta da un abito splendido di colore blu indaco. "Vostra Grazia" chinai il capo, prima di rivolgermi anche a lei. "Principessa,"

"Oh, nessuna formalità Principessa" replicò il re, scuotendo una mano. "Sembra che la festa ti piaccia," aggiunse compiaciuto. A differenza di sua figlia, sembrava che nonostante gli anni Viserys non avesse mai imparato a distinguere un sorriso vero da uno di cortesia. "Per quanto diversa dalle feste a cui sono abituata, è piuttosto piacevole" dovetti ammettere "Un giullare mi ha cantato di Dorne ed ha allietato la mia conoscenza con il Principe Aemond"

Non seppi perché lo tirai in ballo. Forse ero soltanto curiosa di conoscere qualcosa in più su di lui che non fosse il suo stupido orgoglio da Targaryen, ed anche perché la sua singolare bellezza mi aveva colpito. Ma questo non lo ammisi mai, nemmeno a me stessa.  Il volto del re si illuminò appena. Non sembrava avere particolare stima di lui, ormai tutti e Sette i Regni erano a conoscenza del fatto che preferisse la sua figlia maggiore. "Spero non vi abbia recato alcun fastidio" Ma certo che lo aveva fatto, semplicemente aprendo quella sua bocca rosea, gloriandosi del suo retaggio e del suo onore. "Ovvio che no, Vostra Grazia" Tuttavia, da come Rhaenyra mi guardò, capii che lei non se l'era affatto bevuta, e coprendosi le labbra con la mano per nascondere un sorriso, incitò il padre in quello che avrebbe dovuto fare dall'inizio. "Ad ogni modo Nymeria, oltre a ravvivarti il mio sincero ringraziamento per aver accettato di essere qui oggi, ci sarebbe un'altra cosa che vorrei chiederti"

Ecco, pensai. Ecco che mi chiede di trattenermi in quel luogo dalle temperature umide senza sapere quando rivedrò le terre rosse e soleggiate che tanto mi fanno sentire viva. "Noi crediamo che la tua presenza a corte possa favorire la pace tra Targaryen e Dorniani. Sarai trattata con onore e rispetto, e qualora tu abbia voglia di tornare a casa sarai libera di farlo."

Mio padre non ne sarebbe stato affatto felice. Un conto era rappresentare Dorne al compleanno del Re, un altro era rimanere in Capitale per chissà quanto tempo per evitare dispute. Eppure sembrava che vivere lontani dai draghi non era stato un problema fino a quel giorno. "Questa proposta richiede il giudizio di mio padre, voi capirete.." il re annuì vistosamente "Ma certo Principessa. Prendetevi del tempo per scrivere a vostro padre, e quando sarete pronta, noi accoglieremo la vostra decisione"

Così la mia più grande paura si materializzò, mentre le nobildonne e i loro Lord brindavano alla salute del re e il giullare di corte tornò a ronzarmi intorno.

↪𝐒𝐩𝐚𝐳𝐢𝐨 𝐀𝐮𝐭𝐫𝐢𝐜𝐞

Posso dire Nymeria che potevi rimanere a Dorne a mangiare limoni si?

𝐔𝐍𝐁𝐎𝐖𝐄𝐃, 𝐔𝐍𝐁𝐄𝐍𝐓, 𝐔𝐍𝐁𝐑𝐎𝐊𝐄𝐍 [𝐀𝐞𝐦𝐨𝐧𝐝 𝐓𝐚𝐫𝐠𝐚𝐫𝐲𝐞𝐧]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora