I giorni successivi le cose non andarono meglio. Alberto mi mandava il suo solito e abituale buongiorno aggiungendo però delle scuse sul suo atteggiamento ostile. Avrei potuto chiedergli la causa del suo comportamento, ma ancora una volta non lo feci, sia per paura della sua risposta sia perché temevo che il motivo della sua sofferenza fossi io. Avrei tanto voluto parlargli di tutte queste paure ed incertezze che mi non mi permettevano di vivere serenamente e di godermi la relazione con spensieratezza ma, qualcosa mi bloccava dal farlo. Mi sentivo sola, poco capita. Lui era troppo preso dai suoi problemi, dei quali io nemmeno sapevo cosa riguardassero e una parte di me, chissà quale, era convinta che non ero nemmeno tenuta a sapere.
I giorni passarono, continuai a sorridere per evitare che si sentisse in colpa ma, chiunque notava quanto fossi preoccupata per lui e quanto desideravo aiutarlo per porre fine a tutto questo.
Alberto aveva smesso di uscire con i suoi amici, aveva abbandonato la sua moto e ogni passatempo o hobby che aveva fino a qualche settimana prima. La sua vita sembrava "sull'orlo di un precipizio" e pur di vederci, mi invitava a casa sua, diventata ormai il covo dei suoi tormenti.Ogni volta che provava a parlarmi, i suoi occhi si riempivano di lacrime non riuscendo ad esternare ciò che provava davvero.
La sua versione fragile mi rendeva debole ma, anch'io ormai avevo imparato a nascondere bene ciò che sentivo.Ogni giorno sembrava un loop: la sveglia suonava alle ore 10:00 in punto, il suo suono frastornante era l'inizio di un'altra giornata che, speravo fosse diversa da tutte le altre, invece si rivelava come sempre, un continuo susseguirsi di eventi monotoni e ripetitivi.
Erano soliti ad arrivare i messaggi di Alberto, mi chiedeva come stessi, se avessi mangiato e se fossi uscita nel tardo pomeriggio. Le risposte a queste domande erano sempre un sì netto e deciso, ma probabilmente, dentro di lui, sapeva benissimo quanto stessi fingendo e quanto quella situazione mi pesasse, seppur non lo dessi tanto a vedere.
In realtà in quel periodo non mangiai quasi niente, il mio unico pasto era la colazione con i pancake che mamma mi preparava con amore e ai quali ero solita ad aggiungere dello sciroppo d'acero per addolcirli un po', nel vano tentativo di migliorare la giornata. Nonostante la mia colazione calorica, persi molti kili, Alberto lo notò e la maggior parte delle volte litigavamo per questo.
Mi sentii sola, non capita, come se i suoi problemi prevalessero sui miei. Ogni giorno, le litigate contribuivano a creare un macigno che tenevo dentro e tendeva ad appesantirsi sempre di più ad ogni discussione. Sapevamo entrambi che effettivamente non era colpa nostra, bensì delle circostanze ma, nonostante questo la situazione diventò insostenibile. Provai ad allontanarmi, evitando magari il più possibile qualsiasi tipo di contatto con lui.
Stargli lontana mi consumava l'anima, di solito quando ci si allontana da ciò che ci fa stare male dovremmo stare meglio ma, provavo una serie di emozioni negative e contrastanti. La mia vita in quelle settimane si rivelò ugualmente piatta e inutile ma stavolta anche sofferente e piena di nostalgia del passato.
Più volte mi domandavo cosa lui facesse, come stesse, come sarebbero andate le cose se solo avessimo saputo esprimerci o se solo avessimo avuto il coraggio di far prevalere il nostro amore alle paure e all'orgoglio. Molte volte mi arrivarono i suoi messaggi durante il giorno, ai quali non ricevette nessuna risposta, li ignoravo e facevo finta che non mi interessasse niente né di lui né tantomeno del suo disperato tentativo di scusarsi.
Alla fine non mi importa più... queste furono le parole che ripetevo ogni giorno a me stessa e alle persone che mi erano più vicine. Ma, dentro di me lo sapevo, sapevo quanto mi importasse in realtà e quanto quei suoi messaggi di dolore mi facevano sentire come se davvero importassi qualcosa per lui. Ci rendiamo conto di qualcosa o di qualcuno quando non è più lì di fronte a noi. In quel caso, non si fa altro che avere speranza che quel qualcuno o quel qualcosa ritorni o semplicemente che arrivi di meglio, ma la notte, quando tutto è più cupo e triste quando si è pervasi da un'atmosfera di malinconia che ti logora dentro, riusciamo a prendere consapevolezza che niente e nessuno sostituirà ciò che abbiamo perduto.
Mi ritrovai a pensarlo senza volerlo e cercai svariate volte di distrarmi per fuggire dalla mia mente.
Solo dopo, mi resi conto che era come se stessimo giocando a nascondino: lui rinchiuso nelle sue negatività che cercava di nascondere con una maschera, io rinchiusa nei miei pensieri che portavano il suo nome.
Ad oggi però posso dire che di tre cose ero del tutto certa:
Primo: non sarebbe stato facile stargli accanto ma nonostante questo non potevo farne a meno.
Secondo: una parte di lui, aveva voglia di me e la cosa non poteva farmi altro che piacere.
Terzo: ero incondizionatamente innamorata di lui.spazio autrice⬇️
Ciao a tutti, come state?
Dal prossimo capitolo inizieranno tutte le scene spicy🔥🔥🔥
Per ora limitiamoci a immedesimarci in loro...
Supportatemi con una 🌟 se il capitolo vi è piaciuto e se vi siete ritrovati nelle parole di Miriam
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IL CORAGGIO DI AMARTI
Romance(tratto da una storia vera) Questo libro, non tratta i soliti temi quali il romanticismo e l'amore bensì, tratta di quanto l'essere umano sia costantemente e irrimediabilmente attratto dal proibito e per quanto cerchi di allontanare il "male" è semp...