Segnali confusi

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Valeria aveva trascorso le ultime 48 ore immersa nelle reazioni post-concerto. Ogni volta che apriva Instagram, vedeva articoli e post sui gossip riguardanti lei ed Emanuele. I fan sembravano convinti che ci fosse un ritorno di fiamma in atto, e questo la faceva sentire più vulnerabile di quanto volesse ammettere. Aveva promesso a se stessa di mantenere una certa distanza emotiva, di non lasciarsi trascinare dai sentimenti come una volta, ma essere tornata così vicina a lui aveva riacceso ricordi e speranze che credeva di aver seppellito.

Dopo quella breve conversazione dietro le quinte, Emanuele le aveva scritto solo un semplice messaggio:

"Grazie per essere venuta l'altra sera, mi ha fatto piacere"

Valeria aveva risposto brevemente, mantenendo il tono distaccato:

"Non mi sono dimenticata delle promesse che ho fatto."

Il dialogo tra loro era finito lì, ma dentro di lei non era così semplice. Ogni parola che scambiavano sembrava portare con sé un peso, un carico emotivo che non poteva ignorare.

Nel frattempo, Emanuele si trovava di nuovo a Napoli per una serie di interviste e promozioni. Erano passati mesi dall'ultima volta che aveva camminato per quelle strade familiari, eppure ogni angolo sembrava ricordargli Valeria. I loro luoghi, i piccoli rituali quotidiani, persino il bar dove prendevano il caffè insieme, tutto sembrava impregnato della loro storia.

In una pausa tra gli impegni, decise di fare una visita alla loro vecchia casa, quella dove Valeria ora viveva da sola. Aveva sempre evitato di tornarci da quando si era trasferito a Capri, ma sentiva un desiderio crescente di chiudere quel capitolo o forse, inconsciamente, di riaprirlo. Non sapeva neanche lui cosa volesse veramente.

Quando arrivò davanti alla casa, vide le luci accese. Un impulso lo portò a bussare alla porta.

Valeria aprì, sorpresa di vederlo lì. Indossava una felpa morbida, i capelli raccolti in un modo semplice, eppure Emanuele la trovò incredibilmente bella, come se non avesse mai smesso di vederla in quel modo.

«Ciao...» disse lui, esitante.

Valeria lo fissò, cercando di mantenere il controllo. «Che ci fai qui?»

«Non lo so, volevo... parlare.»

Un silenzio teso si insinuò tra di loro. Valeria lo fece entrare, senza troppa convinzione, ma era impossibile negare che la sua presenza la stesse destabilizzando. Si sedettero sul divano, come facevano un tempo, ma il divario emotivo tra di loro era palpabile.

«Ho pensato molto a quella sera,» disse Emanuele, guardando un punto indefinito della stanza. «Non so cosa mi aspettassi vedendoti lì, ma... mi ha fatto riflettere su tante cose.»

Valeria incrociò le braccia, cercando di proteggersi. «Non devi fare nulla per me, Manu. Non sono venuta lì per farti cambiare idea su qualcosa. È solo una promessa che ho mantenuto, niente di più.»

«Lo so. Ma significa più di quanto credi.»

Valeria non rispose subito, lasciando che quelle parole riempissero la stanza. Parte di lei voleva credergli, voleva vedere in lui un segnale che le cose potessero davvero cambiare, ma un'altra parte era stanca. Aveva già sofferto troppo per lui.

«E adesso cosa succede?» chiese lei, con voce bassa. «Torniamo a far finta che non ci sia più nulla tra noi, come abbiamo fatto in questi mesi?»

Emanuele non sapeva cosa rispondere. C'era ancora tanto non detto, e anche lui non era sicuro di cosa volesse davvero. Si alzò lentamente, come se il peso della conversazione fosse troppo grande per restare seduto.

«Forse è meglio lasciar passare un po' di tempo... ancora. Ma sappi che... non ti ho mai dimenticata.»

Quei pochi passi verso la porta sembrarono lunghissimi, e quando la chiuse alle sue spalle, Valeria sentì un senso di vuoto. Nonostante tutto, si rese conto che quella sera era stata una piccola apertura, ma il loro cammino era ancora pieno di ostacoli.

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