Capitolo 2

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Temi tu la morte?
Temi l'idea dell'oscuro abisso?
Ogni singola colpa espiata, ogni peccato punito.
Io posso offrirvi uno scampo.

Davy Jones



Riaprì di colpo gli occhi e un senso di smarrimento mi travolse.

Inizialmente non capivo cosa fosse successo, un vuoto di memoria mi attraversò la mente.
Un attimo prima stavo camminando verso il mio futuro, mentre adesso mi trovavo immobile, confusa, intorpidita dalla testa ai piedi.
Provai una sensazione di leggerezza come se volassi a due metri da terra. Abbassai lentamente lo sguardo e mi vidi troppo alta rispetto a come ero abituata a vedermi.
Un senso di vertigine mi travolse e la nausea mi invase l'interno dello stomaco, arrivando fino alla gola.
Sentì il respiro uscire faticosamente dai miei polmoni che sembrarono di colpo farsi molto più piccoli, per poi bloccarsi in mezzo alla gola come se una mano invisibile mi stesse tenendo bloccato il collo.
Ansia.
Panico.

Improvvisamente un soffio di vento mi accarezzò lievemente la pelle e un dolce profumo di crisantemi mi invase. Profumo di morte pensai.

Poi finalmente lo udì, un urlo.
Anzi, molte urla.
Grida disperate.
Lacrime sparse.
Caos.

Mi voltai e lo vidi. E mi vidi.
La mia sagoma era distesa a terra con un martello conficcato nella spalla. Una distesa di sangue avvolgeva la mia esile figura, incorniciata da una cerchia di persone sconosciute ai miei occhi. Sconosciute ai miei ricordi.
A dire il vero non ricordavo nulla. I pensieri correvano confusi, andando a sbattere tra di loro.
Cosa facevo in quel luogo? Dove stavo andando?

Nella rincorsa sfrenata dei ricordi della mia memoria mi resi conto che non riuscivo a ricordare nemmeno il mio nome. Scavai nel profondo della mente e provai smarrimento quando mi accorsi di trovarci solo un vuoto.

La bambina dentro di me si guardava intorno, la vedevo spaventata, impaurita. Girava su se stessa, muovendosi con un'andatura scomposta, tremante.
Si accarezzava nervosamente i capelli. Girovagava nell'attesa di trovare un senso a tutto quello che provava, sentiva, vedeva.
Ad un certo punto inciampò nelle sue stesse gambe e cadde su se stessa.
Si sedette a terra, proprio al centro della mente, portò le ginocchia al petto e non fece più nulla.
Sembrava così piccola e debole in quell'enorme buco nero.
Sentivo che mi guardava, aspettava una risposta come molte volte quella bambina sola ed impaurita si aspettava da me.
Risposte che nemmeno io sapevo darmi e che lentamente, nel corso degli anni, costrinsero a trascinarci nell'oblio della disperazione.

Mi stava osservando da dentro e io lo percepivo.

Un attimo ancora di silenzio e mi sentì pronta, provai ad avanzare un passo, ma qualcosa mi sembrò diverso. E mi stupì di quello che vidi.
Mossi lo sguardo verso il basso e mi scoprì volteggiante, davvero mi trovavo a due metri da terra e dalla mia schiena uscivano due enormi ali.
I colori sfumavano dal giallo al rosso, con qualche venatura di arancione.
Brillavano luminose, dorate, infuocate.
Maestose.

-Guarda!- disse ad un certo punto una voce.

Mi girai a destra e poi a sinistra ma non vidi nulla.
Non c'era nessuno in parte a me.
Forse stavo impazzendo?
Eppure era da anni che non assumevo droghe o medicine.
Forse quella roba mi aveva davvero bruciato tutti i neuroni che avevo nel cervello.

-Quella sei tu!- disse nuovamente la voce.

-E questa è la tua anima- concluse.

Mi presi ancora un attimo per realizzare la cosa.
Stavo volando, guardavo la mia persona distesa a terra e una voce mi parlava.

Un vortice di follia mi travolse e una valanga di domande senza risposta iniziavano a fiorire nella mia testa.

Ero morta per davvero o stavo solo sognando?
Forse ero preda di un'allucinazione?

Avanzai, muovendo le mie ali di fuoco dorato verso la mia sagoma distesa, sbattei più volte le palpebre in modo da svegliarmi nel caso mi trovassi in un sogno, in un incubo.
Sapevo come farlo, come svegliarmi intendo.

Dopo l'infinità di incubi in cui mi immergevo durante il sonno da bambina, avevo trovato il modo per metterne fine ogni volta e fregare la mia oscura mente.

Sbattei le palpebre e mi imposi di svegliarmi, ma nulla. La situazione rimaneva la stessa.
Spalancai gli occhi e scossi velocemente il corpo, inferocita, mi imposi nuovamente di aprire quei maledetti occhi e di uscire da quel maledetto incubo. Ma fallì nuovamente.

-Questo non è un sogno, questa è la realtà. La figura che vedi distesa a terra sei tu, invece la ragazza con le ali di fuoco dorato è la tua anima, intrappolata in questa dimensione e fino quando ti ostini a non capire, non capirai-.

Nell'assurdità di quel momento decisi di stare al gioco della mia mente.
"Devi stare sempre un passo avanti alla tua mente", me lo ripetevo spesso, in molte occasioni.
Convinta del fatto che i lati oscuri e nascosti della mente possono essere battuti se ci credi veramente.

-Quindi cosa devo capire? Cosa devo fare?- chiesi.

-Devi capire cosa fare, per dare pace alla tua anima-.

Con quella frase, quella voce, disse tutto, disse niente.

Lampeggianti rosso terrore invasero la mia visuale, sirene assordanti entrarono in picchiata nelle mie orecchie.

E nel momento in cui degli uomini misero il mio corpo su una barella e li vidi trasporlo via, in bocca, un sapore amaro mi esplose.

Amaro come la sconfitta.

Amaro come la disperazione.

FENICE | Storia Di Un'animaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora