CAPITOLO 10

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Il sabato procede normalmente, con i fisioterapisti che visitano alcuni pazienti e con i ragazzi del Sare che costruiscono la capanna per la natività che andranno a mettere per il Natale.

Nel tardo pomeriggio tutti di nuovo a messa, dove cantiamo e balliamo assieme a loro, mangiamo e poi ci organizziamo per la partenza di domenica mattina, dove andremmo in gita con un gruppo di ragazzi della fondazione alle Gorges de Kola, un sito eco turistico dove grazie alle piogge si son creati dei canyon, in cui nella stagione secca, ci si può camminare dentro.

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Alla mattina si parte presto, carichiamo all'incirca una trentina di ragazzi e ragazze e usciamo dalla Fondazione in direzione Kola. Lungo il tragitto passiamo molti posti di blocco, dove per poter passare bisogna pagare, un classico qui in questi paesi.

Percorriamo strade in mezzo a posti mozzafiato, incontriamo camion pieni all'inverosimile, che sporgono da tutte le parti, che ti danno l'impressione che appena prendono una buca possa crollare tutto. Arriviamo in una piccola città dove carichiamo il cugino di Gabriel che ci accompagnerà nella visita, e mentre lo aspettiamo copriamo canne da zucchero per tutti.

Non avevo mai avuto l'occasione di assaggiarle così ne prendo un pezzo pure io e i ragazzi tutti contenti ci mostrano come mangiarle e devo dire che son molto buone, effettivamente è come mangiare cucchiaiate di zucchero.

All'incirca un'ora dopo siamo fermi a bordo strada, tutti in piedi fuori dal pulmino, ad attendere che l'autista torni con una camera d'aria nuova.

Ebbene sì, avevamo bucato.

In ciabatte e con tecniche discutibili di rimozione della ruota bucata, rimaniamo fermi all'incirca un'altra ora. Mentre aspettiamo ci viene offerta la Cola, così, dopo averla vista prendere dall'autista mentre eravamo in capitale, riusciamo ad assaggiarla.

Niente di che, un solo piccolo pezzo era di un amaro incredibile, infatti mi ci è voluta un'altra canna da zucchero per rimuovere il gusto della Cola dalla bocca.

Finalmente dopo circa mezz'ora arriviamo a destinazione, scendiamo e accompagnati da una guida (che rivedremo solo alla fine del giro) e da alcuni bambini ci addentriamo all'interno del canyon.

Una meraviglia!

La roccia scavata dall'acqua è liscia e tondeggiante, in mezzo scorre un piccolo fiumiciattolo, così ci togliamo anche i sandali e le ciabatte e percorriamo tutte le gole con i piedi in acqua.

I ragazzi sono entusiasti, scattano un sacco di foto, e si fanno scattare foto in tutti gli angoli del canyon. Giosuè trova da arrampicare anche qui e fa un sali e scendi continuo.

Io salgo in cima ad una roccia e mi faccio scattare una foto, mi sembra di essere altissima.

Mi raggiunge prima Giosuè e poi Andrea con cui scatto alcune foto.

I bambini che ci accompagnano ci mostrano alcuni punti in cui nell'acqua ci sono dei pesciolini piccoli piccoli che loro pescano.

Ci aiutano, ci fanno le foto, i tengono le ciabatte e gli zaini quando serve e ci indicano i punti dove possiamo fare le foto migliori.

Mentre risaliamo i canyon incontriamo altri turisti, che ci chiedono foto, vogliono farsi tutti foto con noi. L'attrazione in quel momento sembriamo noi.

Alla fine del giro, salutiamo i ragazzini che ci hanno fatto più loro da guide che la guida stessa, diamo a loro qualche moneta e ci facciamo fare una foto di gruppo tutti assieme per immortalare il momento.

Risaliamo sul pulmino e torniamo verso la Fondazione, pagando nuovamente nei pedaggi che avevamo passato qualche ora fa.

Arriviamo alla Fondazione verso le 14, Chichibì, il cuoco, ci aveva lasciato qualcosa da mangiare, così mangiamo e poi verso tutti nelle rispettive camere a risposare.

Mi tolgo i vestiti e mi distendo a letto in mutante e reggiseno.

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Mi addormento e dopo circa un'oretta sento bussare alla porta della mia camera.

"Martiiii, ci sei? Possiamo entrare?"

Riconosco l'accento romano di Andrea, così mi alzo in velocità e mi vesto mentre gli apro la porta.

Fuori trovo Andrea assieme a Luca e Giosuè.

"Ma guarda che bella camera, possiamo entrare?"

Mi scanso e li faccio entrare, curiosano in giro e poi tornano verso la porta.

"Saliamo sulla montagna a vedere il tramonto, vieni?"

"Certo, infilo le scarpe e andiamo"

Diciamo che la montagna è una collina, fuori dalla Fondazione che ci ha sempre affascinato in questi giorni.

Recuperiamo anche Jacek e Fabrizio e cominciamo la salita, seguendo per la maggior parte un piccolo sentiero.

Arriviamo appena in tempo per goderci lo spettacolo che ci troviamo davanti.

La sensazione è indescrivibile.

Davanti a noi troviamo una grande distesa piatta, illuminata da una palla rossa fuoco del sole.

Luca e Giosuè si arrampicano sopra questo albero posto sul bordo della collina, io li raggiungo appena dopo e anche da lì la vista è meravigliosa.

Sentiamo delle voci di bambini dal villaggio che ci raggiungono appena dopo, ci hanno viso salire e sono arrivati anche loro.

Restiamo senza parole, la vista è una cosa meravigliosa, non riuscirei ad esprimerla a parole.

So solo che provo un immenso senso di gratitudine per essere lì, una sensazione di pace e tranquillità che non riesco a spiegare.

L'Africa fa questoeffetto...ti lascia letteralmente senza parole. 

NASAARADove le storie prendono vita. Scoprilo ora