CAPITOLO 14

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È l'11 dicembre.

Domani mattina prenderò il volo per Yaoundè.

Il 13 sarò a casa.

Lontana esattamente 6571km da qui.

Sono distesa a letto, con gli occhi che guardano il soffitto quando penso a tutto ciò.

Mi alzo, vado in bagno a darmi una risciacquata e a cambiarmi; recupero le mie cose dentro la sacca e mi dirigo verso la casa di Francesca per andare assieme a fare colazione.

"Buongiorno!" mi stampa un bacio sulla guancia e mi abbraccia.

"Buongiorno Franci!"

Camminiamo una affianco all'altra mentre andiamo a fare colazione e passiamo affianco alla scuola inclusiva.

Oggi è lunedì, alle 8 canteranno l'inno tutti assieme nella lingua dei segni.

Decido che è una cosa che devo andare a vedere, un'ultima volta prima di andarmene.

Così faccio colazione e appena sento confusione venire da fuori mi alzo e assieme a Marta usciamo.

Davanti ci troviamo anche i bambini delle elementari, con il loro grembiulini tutti in fila con la maestra pronti ad andare a scuola.

Sono proprio belli da vedere e appena ci vedono, rompono le righe e ci vengono incontro e ci abbracciano.

La maestra subito dopo li richiama e tornano tutti in fila verso la scuola.

Fuori dalla scuola inclusiva ora sono tutti in fila, divisi per classe e per altezza. Sono tutti vestiti con la divisa, gialla e verde e assieme a loro attendiamo che inizi l'inno.

Da quando inizia non ci si può più muovere e quindi fino alla fine io e Marta rimaniamo ferme come due soldatini.

Un ragazzino si avvicina alla bandiera e comincia a farla salire sul palo mentre tutti intonano l'inno, a voce e con lingua dei segni.

Proprio una bella cosa questa scuola inclusiva.

Poi uno dietro all'altro entrano nelle rispettive classi pronti per fare lezione.

"Marty, mettiti le scarpe che fra 10 minuti partiamo" mi dice Franci passandomi accanto.

Così rientro in camera, mi infilo le scarpe, prendo la mia bandana colorata e vado da Francesca.

"Sono pronta!" dico entrando sotto al portico.

"Allora ti servirà questa e anche questo" mi dice porgendomi una mascherina FFP2 e un foulard.

Guardo come si mette il foulard e faccio lo stesso.

Appena finisco sento il rumore di una moto fermarsi davanti alla casetta.

Mi volto e trovo un ragazzo vestito con una tuta grigia che si affaccia alla porta.

Francesca gli dice qualcosa in francese e poi tutte e due usciamo.

"Oggi viviamo l'esperienza camerunense tipica! Non posso mica lasciarti andare a casa senza mai aver provato ad andare in moto qui in Africa" mi dice Francesca con un sorriso stampato in faccia.

Non ci posso credere, io motociclista fino al midollo, sto per salire su una moto, in tre, senza casco, su queste strade piene di buche e polvere.

Ancora non ci credo.

Il nostro "pilota" sale quasi sopra il serbatoio, Francesca dietro di lui e io dietro di lei. Ammetto di aver qualche paura a riguardo, ma mi faccio coraggio, metto la mascherina per la polvere e via si parte.

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