Capitolo 10

13 4 0
                                    


Logan

Ero seduto in fondo alla taverna di Kai, con le mappe della casa stese sul tavolo di fronte a me, come se fossimo in una fottuta centrale di polizia. Mi sentivo come in un film, ma la realtà di ciò che stavamo affrontando era tutto tranne che fiction. Il ticchettio dell'orologio sopra la porta mi martellava la testa, ricordandomi che il tempo stava scadendo. Dexter sarebbe arrivato domani alla festa, e se non avessimo trovato una soluzione, sapevamo tutti cosa sarebbe successo. James sarebbe stato la vittima, il prezzo di un errore che nessuno di noi poteva permettersi.

Kai si chinava sul tavolo, la mascella serrata mentre tracciava con una penna il percorso che avremmo dovuto seguire. Era il leader, lo era sempre stato, ma oggi sembrava diverso. C'era qualcosa nei suoi occhi che non avevo mai visto prima: paura. Non lo avrebbe mai ammesso, nemmeno sotto tortura, ma io lo conoscevo meglio di quanto lui volesse credere. Il pensiero di perdere suo fratello lo stava logorando.

«Ok,» disse Kai, puntando la penna su una stanza sul lato nord della villa. «Questa è la sala principale, dove si svolgerà la festa. Dexter arriverà lì intorno a mezzanotte. Voglio che tutto sia sotto controllo prima di allora.» Sospirò, passandosi una mano tra i capelli. «Non possiamo permetterci errori.»

Jay, sempre con il suo sguardo scettico e il tono di chi non prende mai niente troppo sul serio, ridacchiò. «E tu pensi davvero che riusciremo a gestire tutto questo casino senza un intoppo? Siamo noi, cazzo. L'ultima volta che abbiamo provato a fare un piano, Sean si è quasi rotto una gamba saltando giù da una finestra.»

Sean, seduto accanto a Jay, alzò gli occhi al cielo e gli diede una gomitata. «Vaffanculo, Jay. Quella finestra era più alta di quanto sembrasse.»

Sorrisi debolmente, ma non partecipai alla battuta. La mia testa era altrove, immersa in pensieri che non avevano nulla a che fare con mappe o piani. Opal. Lei era lì, nei miei pensieri, come un'ombra costante. Da quando avevamo rotto, ogni volta che la vedevo con quel suo sorriso maledettamente perfetto, mi sembrava di affogare. La festa di domani... Non potevo smettere di chiedermi se avrei avuto il coraggio di parlarle. O se avrei continuato a soffocare come facevo ogni volta che la vedevo.

Kai continuava a parlare, la sua voce tagliente come sempre, ma non riuscivo a concentrarmi del tutto su ciò che diceva. Ogni tanto, una parola mi riportava alla realtà, ma i miei pensieri scivolavano via di nuovo. Mi guardai intorno: Jay stava ancora scherzando, Sean lo guardava con l'aria di chi non sopporta più le sue cazzate, e Logan... beh, Logan era perso nei suoi pensieri come sempre.

«Logan,» mi chiamò Kai, facendomi sobbalzare. «Stai con noi o no?»

Sbattei le palpebre, cercando di riportare la mia mente al presente. «Sì, sì, scusa. Stavo pensando.» Ero bravo a fingere, ma non potevo fare a meno di sentirmi un estraneo tra loro. «Dicevi?»

Kai mi scrutò per un secondo più lungo del normale, poi scosse la testa. «Stavo dicendo che, se Dexter capisce che stiamo cercando di fregarlo, siamo tutti fottuti. Ma ho un piano.» Fece un sorriso freddo, quasi crudele. «Lo lasceremo entrare alla festa, lo faremo sentire a suo agio. Poi, mentre sarà distratto, lo porteremo via da lì. Niente violenza, niente stronzate. Solo un confronto.»

«Confronto?» Sean incrociò le braccia sul petto. «Kai, quel tipo non è il genere di persona che si lascia intimidire da quattro chiacchiere. Ci schiaccerà come insetti se pensiamo di poterlo fregare.»

Kai lo fissò con una calma glaciale. «Non ci sarà bisogno di fregare nessuno. Noi gli daremo quello che vuole, ma a modo nostro. Se Dexter capisce che non siamo degli stupidi ragazzini, forse sarà lui a farsi due domande.»

Jay rise, spezzando la tensione. «Non ti preoccupare, Sean. Se la situazione si mette male, potrai sempre lanciarti da un'altra finestra.»

Non potei fare a meno di ridacchiare. Jay era sempre stato quello che trovava il lato comico anche nelle situazioni più disperate, ed era forse l'unico motivo per cui non ci eravamo ancora ammazzati a vicenda.

Mentre Kai continuava a tracciare il piano sulla mappa, la mia mente tornò ancora una volta a Opal. Era come una maledizione. Potevo sentire il suo profumo anche quando non c'era, come un fantasma che mi seguiva ovunque. Mi chiedevo come avrebbe reagito alla festa. L'avrei vista ballare, ridere, flirtare con qualche altro ragazzo, mentre io mi sarei nascosto in qualche angolo a guardarla. Come sempre.

«Logan, sei sicuro di essere con noi?» chiese Kai di nuovo, interrompendo il mio flusso di pensieri. La sua voce aveva un tono di preoccupazione che non riusciva a mascherare.

«Sì, sto bene,» risposi, cercando di non far trasparire l'agitazione che mi tormentava. «Sto solo cercando di capire come gestire tutto questo.»

Kai mi lanciò un'occhiata scettica, ma non insistette. «Va bene. Comunque, domani sera dobbiamo essere tutti al nostro posto. Se qualcosa va storto, dovremo essere pronti a scattare. Nessuno si fa male, chiaro?»

Annuii, anche se dentro di me sapevo che non potevo fare promesse. Le cose con Dexter non erano mai semplici, e avevo la sensazione che domani avremmo affrontato qualcosa di molto più grande di noi.

«E cosa succede se Dexter porta qualche scagnozzo con sé?» chiese Sean, sempre il realista del gruppo.

Kai alzò un sopracciglio. «Ci adatteremo. Non è la prima volta che affrontiamo un problema del genere.»

E così, continuavamo a discutere, a mettere insieme i pezzi di un piano che sembrava troppo fragile per funzionare davvero. Ma cosa potevamo fare? Eravamo in trappola, costretti a giocare secondo le regole di un uomo che non conosceva pietà.

TWISTED SHADOWSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora