Capitolo 6

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Winter

La serata era già scesa con il suo mantello di stelle quando mi preparai per uscire. Ero davanti allo specchio, indecisa su cosa indossare. Alla fine optai per un look semplice ma d'effetto: pantaloni a zampa neri, un tronchetto dello stesso colore e una maglia bianca che faceva contrasto. Sopra, un giaccone nero, perfetto per la fresca brezza notturna di Los Angeles. Ero pronta.

Il pub della città era un luogo accogliente, con le luci soffuse che illuminavano appena i tavoli in legno scuro. L'atmosfera era calda, quasi intima, e l'odore di cibo si mescolava a quello di birra e chiacchiere. C'era una sensazione di energia nell'aria, come se tutto potesse succedere.

Una volta entrata, cercai con lo sguardo Diamond e Opal. Erano già sedute a un tavolo vicino alla vetrata e mi fecero cenno di avvicinarmi. «Finalmente, Winter!» esclamò Diamond, accennando un sorriso radioso.

Mi sedetti accanto a loro, accogliendo con sollievo la leggerezza delle loro voci. «Scusate il ritardo», risposi, cercando di non sembrare troppo fuori posto.

Opal, con il suo solito entusiasmo, prese in mano il menù. «Panini? Voglio un panino enorme. E patatine. Tante patatine.»

«Sono d'accordo», aggiunsi, cercando di sintonizzarmi sul loro umore rilassato.

«Allora, Winter, come ti è sembrata la scuola? Niente male, vero?» mi chiese Diamond mentre guardava il suo telefono.

Mi strinsi nelle spalle, cercando di sembrare noncurante. «È... interessante. Anche se c'è un po' troppo lusso per i miei gusti.»

Opal rise, appoggiando le mani sul tavolo. «Ah, sì! E Camila? Si è fatta tutta la scuola»

Le sue parole mi presero alla sprovvista, e per un attimo scoppiai a ridere. «Davvero?»

Diamond fece un cenno deciso. «È la classica ragazza che crede che tutto le sia dovuto solo perché è popolare. Si veste come se fosse sempre pronta per una sfilata, e gira sempre con il suo branco.»

«Sì, e non vediamo l'ora che ricominci la stagione delle feste. Lì puoi davvero vedere tutti i suoi "seguaci" in azione.» Opal mimò delle virgolette con le dita mentre lo diceva, facendo ridere Diamond.

Il cameriere ci interruppe con i nostri panini, e per un po' ci perdemmo nella conversazione, ridendo, spettegolando e parlando di cose leggere e insignificanti. Eppure, tra noi tre c'era già una sorta di intesa. Quella serata mi sembrava quasi irreale, come se tutto fosse troppo perfetto, troppo semplice, dopo l'inizio complicato che avevo avuto.

Fu a fine cena, però, che qualcosa cambiò. Ero ancora intenta a parlare con Opal, quando i miei occhi saettarono verso l'ingresso del pub. Quando il gruppo fece il suo ingresso nel pub, fu come se l'aria cambiasse improvvisamente. Il brusio delle conversazioni si attenuò per un istante, mentre tutti si voltavano a osservare i nuovi arrivati. A guidarli c'era Kai, ovviamente. Era impossibile non notarlo, lui dominava lo spazio come se gli appartenesse, con quella sua solita andatura sicura e rilassata. Indossava una giacca in pelle nera, che accentuava le sue spalle larghe e il petto muscoloso, e sotto una camicia bianca perfettamente stirata, i cui primi due bottoni erano lasciati aperti, rivelando un accenno della pelle abbronzata. I suoi capelli, sempre disordinati ma incredibilmente attraenti, sembravano incorniciare il suo viso scolpito con una precisione quasi innaturale. Quegli occhi verdi, taglienti come vetro, si muovevano per il locale con un'aria da predatore, analizzando ogni cosa, come se stesse scegliendo il suo prossimo bersaglio.

Dietro di lui, gli altri ragazzi del gruppo seguivano con un atteggiamento simile, ma mai all'altezza del carisma che Kai sprigionava. Indossavano tutti abiti simili: jeans strappati, t-shirt scure, e giacche di pelle. C'era un'aria di ribellione che li circondava, una sorta di aura di pericolo che rendeva evidente a chiunque li guardasse che non erano ragazzi con cui scherzare.

TWISTED SHADOWSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora