I just don't understand ...

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Arrivo davanti a casa di Dadda, il motore della macchina è ancora acceso per qualche secondo prima che lo spenga.

Mi sistemo il mantello di Wanda sulle spalle, consapevole di quanto sia ridicolo presentarmi così, ma in qualche modo, è l'ultima cosa a cui riesco a pensare in questo momento.

Mi guardo allo specchietto retrovisore e vedo i miei capelli finti, arancioni e arruffati.
Sbuffo piano.

"Non posso presentarmi così,"

mi dico, cercando di raccogliere un po' di energia. Dal portaoggetti della macchina prendo un pettine e inizio a sistemare la parrucca, facendo del mio meglio per farla sembrare almeno vagamente decente. Poi, apro la borsa e tiro fuori il trucco: un po' di correttore sotto gli occhi, un velo di mascara per dare almeno l'illusione di freschezza. Anche se so bene che niente può davvero coprire la stanchezza di questa giornata.

Esco dalla macchina e sento l'aria della sera fredda sulla pelle.

Dadda mi apre la porta quasi subito, come se mi stesse aspettando dietro l'ingresso. Quando mi vede, si ferma un istante, gli occhi gli passano rapidamente dal mio viso al costume che indosso, poi di nuovo su di me.

"Evelyn," dice, sgranando gli occhi, "perché sei vestita così?"

Mi accorgo solo ora di quanto sembri surreale questa scena. Sorrido, cercando di non sembrare troppo stanca, ma c'è un po' di ironia in quello che sta accadendo.

"Abbiamo girato una scena al teatro," spiego, togliendomi il mantello e appoggiandolo distrattamente su una sedia.

"Cerco di far sembrare la cosa più semplice di quanto sia, ma dentro di me sento ancora il peso delle emozioni che quella scena ha risvegliato.

Dadda scuote la testa divertito, ma c'è qualcosa di più profondo nel suo sguardo.

"Scarlet Witch, eh?"

dice, con un mezzo sorriso.

"Devi essere stata davvero convincente."

"Non lo so," rispondo, passando una mano nei capelli per togliere via il trucco colato.

"Ma in un certo senso... mi sento un po' come lei. Un po' un mostro."

Dadda mi guarda con quella sua espressione attenta, senza ridere come mi sarei aspettata. Non fa battute, non scherza. Solo un momento di silenzio, come se stesse cercando di capire fino in fondo cosa voglio dire davvero.

"Non sei un mostro, Evelyn,"

dice poi, con una calma che mi sorprende.

"Sei solo... persa."

Annuisco, senza riuscire a rispondere subito. Le sue parole colpiscono nel segno. Sì, sono persa, intrappolata in una realtà che non riesco a controllare, in un mondo che non ho mai potuto veramente plasmare come volevo.

"Senti," riprende lui, cambiando tono, "perché non ti rilassi un po'? Sei qui adesso. Va tutto bene."

Sospiro, lasciandomi finalmente andare. Sì, sono qui, lontana da tutto il resto, almeno per un po'.

Dadda mi osserva ancora per qualche secondo, poi si passa una mano nei capelli e sorride.

"Senti," dice con un tono più leggero, "se vuoi, puoi cambiarti. Non credo che tu voglia passare la serata vestita da Scarlet Witch, no?"

Rido, un po' sollevata dall'offerta.

"No, decisamente no," rispondo, sentendo finalmente il peso di quella parrucca arancione e del costume che sembra stringermi addosso.

Wildest Dreams // 𝓢𝓲𝓶𝓸𝓷𝓮 𝓟𝓪𝓬𝓲𝓮𝓵𝓵𝓸Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora