𝒮imone's Pov;
Sono tornato a casa, ma la mia mente è rimasta lì, in quel bar con lei. Mi tolgo la maglia e la butto su una sedia, cercando di dare un senso a tutto quello che è appena successo. Le parole che le ho detto prima di uscire, quel "chissà se mai ci rivedremo", mi rimbombano in testa. So di averle detto un addio, ma so anche che non lo sentivo davvero. Non posso smettere di pensarci.
Mi dirigo verso il bagno e accendo la doccia, sperando che l'acqua calda mi aiuti a chiarirmi le idee. Ma mentre l'acqua scorre sulla mia pelle, la mia mente torna a lei, al modo in cui mi guardava, alla sua risata leggera quando mi ha dato il suo numero. È stato tutto così intenso, così improvviso, ma al tempo stesso, mi è sembrato stranamente giusto.
Esco dalla doccia, mi asciugo velocemente e mi metto dei pantaloni da casa. Prendo il telefono e, senza pensarci troppo, chiamo Dadda. Lui è sempre stato il mio punto di riferimento, soprattutto quando non riesco a capire cosa mi passa per la testa.
Risponde dopo il primo squillo. "Ehi, Simo, che succede? Hai la voce strana."
"Non so, fra . Devo raccontarti una cosa."
Gli spiego tutto: il bar, lei, quello che è successo. Parlo senza filtri, dicendogli come mi sento, che non riesco a togliermela dalla testa, e che nonostante le mie parole di addio, so che non voglio che sia solo una notte e basta.
Dadda ascolta in silenzio, e poi dice quello che in fondo sapevo già. "Simo, se non è stata solo una scopata per te, allora devi dirglielo. Non fare lo stronzo che lascia tutto in sospeso. Chiamala e dille come ti senti davvero. Se vuoi rivederla, non aspettare. Fai qualcosa."
Sospiro, sapendo che ha ragione. "Già, hai ragione. Devo chiamarla."
"Esatto," risponde lui, "e fallo subito, prima che tu o lei vi convinciate che non è stato nulla di importante."
Chiudiamo la chiamata, e resto lì, in piedi nel soggiorno, fissando il telefono. C'è una parte di me che è nervosa, che teme di scoprire che forse per lei è stato solo un momento fugace. Ma c'è un'altra parte, più forte, che mi spinge a darle una possibilità, a scoprire se questo incontro ha significato qualcosa anche per lei.
Deciso, apro la rubrica e trovo il suo numero. È ora di fare chiarezza.
Torno in soggiorno, ancora immerso nei pensieri. Decido di fare quello che Dadda mi ha detto: chiamarla e dirle come mi sento davvero. Prendo il telefono, lo sblocco e vado nella rubrica per cercare il suo numero, ma non lo trovo. Scorro rapidamente, poi più lentamente, ma niente. Nessun contatto nuovo. Il cuore inizia a battermi più forte.
"Non lo trovo... non c'è," penso tra me e me, cercando di restare calmo. Ma l'ansia cresce. "E se non me l'avesse dato davvero? E se mi avesse preso in giro? No, non è possibile."
In preda al panico, richiamo subito Dadda. Risponde subito, come se sapesse che qualcosa non va.
"Ehi, Simo, che c'è? Hai chiamato?"
"No! Non trovo il suo numero, bro!" Gli dico, la voce che mi trema. "E se non me l'avesse dato? Se mi avesse solo fatto credere di averlo scritto?"
Dadda ride, ma non con cattiveria. "Calmati, Simo. Sicuro che non l'hai salvato da qualche parte strana? Tipo, un nome diverso?"
Ci penso su, cercando di ricordare. "Oddio... forse ho capito.. ma non ho pensato di cercare così!"
Riattacco in fretta, vado nella rubrica e digito 'bllel'. Il nome salta fuori subito, ed è lì che lo vedo: 'A bllel ro bar'. Mi lascio andare in un sospiro di sollievo, con un sorriso incredulo.
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Wildest Dreams // 𝓢𝓲𝓶𝓸𝓷𝓮 𝓟𝓪𝓬𝓲𝓮𝓵𝓵𝓸
FanficEvelyn, una ragazza di 23 anni originaria di Napoli, ha lasciato la sua città per trasferirsi a Milano, dove sta studiando teatro per inseguire il suo sogno di diventare attrice. Per mantenersi, lavora come cameriera in un bar nel pieno centro della...