Capitolo 1: L'Antico libro

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Nota per il lettore: Questo libro è già completo nelle mie bozze, ma ogni nuovo capitolo sarà pubblicato solo il Martedì e il Venerdì, è desiderio dell'autore impostare un appuntamento con i suoi lettori, perché se c'è qualcosa che la superstizione ci dice di non fare... fidatevi, fate l'opposto. Spero di avervi tutti connessi ogni giorno della pubblicazione, sarà bello volare altrove insieme e raccontarvi questa sciocca storia per cui non garantisco, spero però che vi faccia sentire meno soli, come un gruppo di amici che si raduna davanti al fuoco in una giornata fredda d'inverno, senza tv e senza campo per i cellulari, solo noi, tutti insieme.

E ora mettiti comodo, è ora di cominciare.

 Noxhaven era una graziosa cittadina fatta di case basse e giardini all'inglese, la gente si conosceva da sempre e non succedeva mai nulla di entusiasmante se non qualche fiera, era davvero un posto anonimo, come ce ne sono tanti, eppure per qualche ragione il cielo lì era diverso, in qualche modo sembrava avere un suo peso come se potesse schiacciarti ad un certo punto, le nuvole poi, c'erano letteralmente sempre e avevano un aspetto ancora più misterioso, più le osservavi e più avevi la sensazione che nascondessero qualcosa, che tramassero chissà che.

L'aria, anche quella, era densa di mistero, ma forse era solo Giulia a pensarlo, vista la sua ossessione per il  mondo esoterico, rifletteva proprio su questo mentre camminava lentamente verso la scuola, trascinando i piedi con il naso all'insù.

"Sono solo nuvole", si ripetè mentre alcuni bambini giocavano con i loro aquiloni. "meglio che starsene con il cellulare in mano."pensò, ma continuava ad osservare il cielo con preoccupazione, come se si aspettasse che da un momento o l'altro una qualche apocalisse potesse inghiottire tutto, quei piccoli incoscienti giocavano con il fuoco, ignari di un qualche potere arcano che Noxhaven o il cielo sopra di essa nascondeva.

Nonostante le brutte sensazioni, però, gli aquiloni facevano ciò che dovevano e i bambini li inseguivano strillando di gioia.

Era sempre così, gli altri si divertivano e lei  sentiva di essere in qualche modo sbagliata, ma forse la verità era solo che anche lei il Sabato avrebbe voluto stare altrove anziché dove stava andando.

La campanella si mischiò al fragore delle risate di quei bambini, trafiggendo i timpani di Giulia e strappandola dai suoi pensieri. "Di nuovo in ritardo!" esclamò, cambiando decisamente di passo e mentre le sue gambe si allungavano sempre di più pensava con tristezza  a ciò che l'aspettava una volta varcato il portone del liceo: presentazione di arte, interrogazione di storia ed infine ciò che temeva di più: Francesca.

Giulia era un po' svogliata, ma non odiava la scuola, anzi, era un luogo che la faceva stare bene e in cui si sentiva a casa, lo trovava un ambiente vibrante, adorava le attività e gli eventi scolastici, quello che non mandava giù erano alcune dinamiche tra compagni non proprio adorabili e soprattutto si annoiava, non c'era una materia che amasse, trovava tutto monotono, inutile, omologato...

Era un'anticonformista, tutto ciò che avrebbe voluto approfondire e studiare, lì, erano considerati solo "grilli per la testa" per cui essere presi in giro, l'opposto esatto di ciò che la società pretendeva che lei e gli altri studenti imparassero. 

Eppure l'aria di quel luogo aveva il gusto che lei sapeva ben riconoscere, per qualche motivo sentiva un'energia particolare "Basta fantasticare Giulia", si redarguì, mentre tra tutte le porte del corridoio appariva quella della sua classe.

Da un fumetto tutto ammaccato spuntò la faccia sorniona di Luca, "Sei di nuovo in ritardo, Giulia", poi continuò con un sorriso beffardo. "Quasi quasi pensavo avessi fatto un incidente con la tua scopa."

"Oh no, quella è a posto," rispose Giulia, sedendosi accanto a lui. "Ma ho dovuto lottare contro un drago sputa fuoco, tutto ok, è morto"

Si stuzzicavano così ogni dannato giorno Giulia e Luca e poi ridevano e scherzavano finché qualcuno non li riprendeva, in effetti, come compagni di banco, non era così frequente vederli in classe seduti vicini, ogni volta che iniziava una lezione gli insegnanti li separavano posizionandoli il più distanti possibile. Ogni volta Giulia pregava solo per una cosa, di non capitare accanto a Francesca.

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