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Sono sono ancora in dormiveglia quando improvvisamente un tonfo mi fa sussultare.

«porca buttana» impreca June nel corridoio e io mi giro nel letto per capire cosa sia successo «vorrei sapere chi è che ha inventato il lunedì mattina» si lamenta e continua a camminare nel corridoio come una trottola impazzita.

Mi alzo a sedere sul letto e mi stropiccio gli occhi per svegliarmi, non sono ancora le sei e già lei urla come una pazza.

In una sola parola: è lunedì

«ma io ora voglio sapere, non poteva inventare un'altra cosa. Poteva inventare quello che voleva, tutto e invece no. Ha fatto il lunedì» continua a sbraitare.

Mi alzo dal letto con il crope top e esco  in corridoio «hai finito?» borbotto, lei si gira verso di me con in mano una piastra, una maglia oversize verde e i piedi scalzi.

I capelli biondi gli ricadono sulle spalle completamente disordinati mentre con l'altra mano sorseggia quello che dall'odore sembra caffè al cioccolato.

Fa un espressione confusa «no, dico hai finito di sbraitare?» chiedo scandendo le parole.

«ti ho svegliata?» si avvicina a me e mi guarda  «eh direi» le rispondo mentre mi stiracchio.

La mia schiena inizia a scrocchiare ed è un suono terribilmente appagante.

«ma se di solito ti svegli presto» si appoggia al muro.

Sgrano gli occhi «mi sveglio sola. Non sono psicologicamente pronta a essere svegliata dall'uragano Nicky».

«uragano Nicky?» chiede confusa corrucciando le sopracciglia, annuisco e vado a chiudermi in bagno.

Mi faccio una coda disordinata, mi sciacquo la faccia con l'acqua fredda per svegliarmi e mi piastro i capelli rimandando a farmi cullare dal calore della piastra.

È questo che mi piace della vita, i momenti semplici che ti sanno di casa e la piastra per me è uno di questi anche perché la faccio da quando ho sei anni a causa della danza.

Dopo aver finito di piastrarmi i capelli, mi rilego i capelli in una coda alta e mi guardo un po' allo specchio  passando  due dita sul braccio dove si vede ancora la cicatrice della flebo sospiro.

Sei stata più forte di lei mi ripeto mentalmente.

Mi scende una lacrima di felicità ma la asciugo velocemente e vado in camera mia a vestirmi.

Mi vesto indossando una camicia corta con maniche a zampa e sopra la camicia un vestitino stretto a tubino blu, indosso anche i collant e i tacchi.

Scendo al piano di sotto per fare colazione, Jess è ancora con la maglia oversize e gironzola per la cucina.

Mi faccio il porridge e mi siedo nell'isola per mangiarlo ma rimango per una buona mezz'ora a guardare Jess che gironzola a vuoto per la cucina  «nicky ho bisogno della mia tranquillità, vai sopra».

Jess si ferma a guardarmi per un po' e poi sale sopra mentre io inizio a mangiare finalmente direi, una cosa che ancora Jess non ha capito o meglio ha capito ma ignora è che quando lei fa in quel modo io mi decocentro.

Purtroppo però è la sua natura e dubito che riuscirà a calmarsi, sembra un cerbiatto impazzito avvolte.

Non so neanche come sia successo ma dopo mezz'ora, mi ritrovo nel cortile della scuola a parlare con Jess mentre è seduta in una panchina.

«quindi com'è andata con Erick?» chiedo curiosa, Jess sposta il suo busto in avanti, i suoi capelli adesso sono perfettamente lisci e appoggiati sulle spalle, mi guarda e i suoi occhi si riempiono di felicità «é favoloso...» sta per continuare quando proprio Erick dietro di lei.

«buongiorno ragazze, e si sono favoloso» scavalca la panchina vicino a Jess i suoi capelli biondi, stamattina sono bagnati e tutti sparati mentre i suoi occhi azzurri stamattina a causa del tempo sembrano di un blu intenso

«e che parlava di te?» Jess lo guarda con aria arrogante come se un minuto prima non stesse facendo gli occhi dolci all'idea della serata con lui.

Ridacchio e il rombo di una motocicletta, riempie il cortile del college attirando l'attenzione di tutti e tre.

Mi giro a guardare e vedo scendere da una BMW S 1000 RR nera e blu elettrico un ragazzo alto circa uno e novanta, con un casco nero integrale, la maglietta bianca stretta che delinea il suo fisico perfetto e dei pantaloni neri leggermente larghi sul polpaccio.

Si gira di spalle e si toglie il casco e porta indietro la testa sistemandosi i capelli neri come il carbone, dopo averli sistemati si gira e quando guarda verso di me. Mi sembra quasi di perdermi nei suoi occhi, quegli occhi che sembrano smeraldo fuso con così tante sfumature che potresti guardarli per ore prima di capire quali siano le sue emozioni. Mi fa un sorriso e le sue labbra si inclinano leggermente.

«Blake» mi giro verso la voce e vedo Shawn che saluta Logan.

Logan posa il casco nella moto togliendo le chiavi e va verso il suo amico salutandolo con una pacca sulla spalla e salutando le ragazze che ci sono con lui.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Oct 10 ⏰

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