4. 𝘽𝙡𝙖𝙠𝙚 𝙁𝙧𝙤𝙨𝙩.

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2 Settembre 2002

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2 Settembre 2002.

𝗕𝗹𝗮𝗸𝗲
𝗙𝗿𝗼𝘀𝘁

«𝙀clipse!», urlò con il volto puntato verso la finestra alta, «Eclipse!».

Si maledì poiché il tempo tuonò di nuvole oscure. «Eclipse!» gridò così forte che per un momento gli fece male la gola.

«Che c'è?», la finestra si spalancò, facendo sbattere i vetri ai muri laterali della casa di pietra.

Vide la nuvola dei suoi capelli neri, nascondere il viso. I suoi occhi non si scorsero fin quando non fece calare la scala per farlo salire.

Il vento gelido fece stringere Blake nella giacca di camoscio nera, sembrava tagliargli le guance anche mentre saliva velocemente lanciandosi dentro.

Eclipse sbuffava per la stanza facendo avanti e indietro, ancora il castano si arrampicava sul cornicione.

«Perché non risponde?», chiese nervosa, Blake analizzava le sue mani attorno al Nokia iniziare a tremare, componeva e ricomponeva il numero più volte.

«Ma chi? Hyde?» domandò il ragazzo, posizionandosi a gambe divaricate per dare le spalle al mal tempo da cui si potevano vedere sfocate le montagne in lontanza, già innevate.

Lei annuì passandogli una sigaretta che Blake si infilò tra le labbra velocemente.

«Volevo sapere proprio come stesse...», quasi un sussurro che a malapena sentì.

Vedeva le sue mani cominciare a sudare così come la sua nuca, tirò su di scatto il cappuccio.

Blake abbassò lo sguardo. Gli sembrava strano che nonostante Hyde fosse in ospedale, non rispondesse al cellulare.

«Ancora non è uscito?» domandò, il suo istinto diceva di dover rinquorarla, al contrario, fece peggio.

Eclipse si ricordò il momento in cui quel lampo. Sfregiò il volto di Hyde dal nulla, arrivato d'improvviso come il raffreddore del suo amico, che fece concentrare la ragazza sulla domanda posta.

«Magari...», si interruppe qualche secondo buttando violentemente il telefono a terra, «e, magari... funzionasse questo coso, cazzo!».

Infatti, poteva essere che all'ospedale di Hermstorm la linea non prendesse, con questi temporali del cazzo poi, era difficile sentirsi.

Blake si guardò intorno, la stanza era illuminata solo dalla luce naturale del cielo. Era quindi abbastanza buia ma non troppo da capire che nella cameretta, regnava il caos: letto sfatto, scrivania disordinata, disegni e foto mezzi appiccicati al muro. Avanti al ragazzo spuntava proprio il poster di Jimmy Hendrix sopra la porta.

Frost lo scrutava come se non avesse mai visto la foto.

Il grosso e rettangolare disegno era dai colori bianchi e neri, che formavano la forma del cantante con il microfono in mano ad un pubblico in concerto.

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⏰ Ultimo aggiornamento: 4 days ago ⏰

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𝖠 𝖣𝖺𝗋𝗄 𝖲𝗁𝖺𝖽𝖾 𝗈𝖿 𝖱𝗈𝗆𝖺𝗇𝖼𝖾Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora