𝙥𝙧𝙤𝙡𝙤𝙜𝙤.

38 18 22
                                    

1 𝑆𝑒𝑡𝑡𝑒𝑚𝑏𝑟𝑒 2002.

𝗕𝗹𝗮𝗸𝗲
𝗙𝗿𝗼𝘀𝘁

𝘽lake non era né il primo né l'ultimo

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

𝘽lake non era né il primo né l'ultimo.

Una cosa era certa però che stesse tremando, non solo per il gelo che ad Hermstorm non era tardato ad arrivare appena agosto finì, ma anche perché ciò che lo terrorizzava era davanti ai suoi occhi.

Per diverso tempo, aveva chiesto ai suoi amici di non entrarci e quel giorno non gli avevano dato ascolto.

Ci passava sempre davanti, casa sua era a pochi metri dalla grossa villa gotica ma nessuno, NESSUNO ci osava entrarci.

Era stata prenotata dalla famiglia Crow per essere ristrutturata e rivenduta, ma anche loro, dopo esserci entrati avevano rifiutato di abitarci.

Le storie di fantasmi e anime perse, terrorizzavano Blake e ogni volta che gli camminava affianco, si alzava il cappuccio della felpa e accelerava il passo.

Fingeva che nessuna voce all'orecchio gli sussurrasse: «Avanti Blake Frost... entra, non ti faremo del male.»

Il solo pensiero che Djoser Faraday, Eclipse e suo cugino Noire Kayer e infine, Hyde Halley fossero entrati lo terrorizzava.

Per questo, dietro di lui teneva fermamente Demi per la mano. La pregava di non entrare, anche se lei fremeva.

Non gli interessava, la voleva fermare mentre gli altri esploravano.

All'appello però, mancavano parecchie persone. Appena Shane aveva sentito che sarebbero andati alla magione di Lucy e Logan Lock, si era rifiutato, soprattutto per sua madre.

Odiava solo che i ragazzi ci giocassero vicino.

Mancavano Onyx e Nevan, il primo aveva portato la fidanzata a fare un giro in barca con Bairon e, Nevan... beh, Nevan... non lo sapeva dove si fosse cacciato.

Solo che Blake aveva avvertito anche Onyx Clair e Bairon Whomp che non si sarebbero dovuti fidare del "mare calmo", che avevano visto al meteo.

Ad Hermstorm era previsto un temporale che avrebbe sconvolto la città.

Solo lui lo sapeva.

Gli dovevano dare ascolto, non voleva costringerli, voleva proteggerli.

Infatti, sopra la sua testa e quella di Demi che ancora teneva per mano, un grosso vortice di nuvole scure si stava stringendo anche dinanzi la magione oscura.

«Abbiamo trovato qualcosa!», sentì la voce fievole e femminile di Eclipse.

«Sì, venite!» continuò Hyde. In quel momento Blake si immaginò che i due si stessero tenendo per mano, stretti a guardare qualcosa che però la sua mente, oscurava.

In quel momento, Demi strattonò la presa di Blake. I suoi capelli neri spezzarono l'aria fredda che intrise la faccia del ragazzo nel profumo del suo shampoo.

«Demi, aspetta!»

Provò a riprenderla ma Demetria era già entrata, aveva salito le scale diroccate cadenti e aveva raggiunto gli altri.

Odiava Demetria avvolte. Lei e la sua migliore amica Eclipse erano delle vere e proprie vipere, anche se si volevano bene a vicenda, quelle due erano proprio delle pestifere nel dargli fastidio.

Forse era vero che provava anche un po' di “sindrome da esclusione”, così lui la chiamava. Essendo il più piccolo non aveva la possibilità come Nevan, né come Djoser o Hyde di poter provarci con loro: le ragazze.


Blake sospirò riempiendo i polmoni,  si ripeté tre volte tra sé e sé che c'è la poteva fare a sconfiggere la sua paura. A quindici anni non poteva essere così fifone, ormai era un uomo.

Proprio come i suoi amici.

Era il più piccolo del gruppo comunque. Lì, erano praticamente tutti maggiorenni. E non si sa neanche perché l'avessero accolto tra loro, ma una cosa era certa: non voleva perdere i suoi amici, avrebbe fatto di tutto per proteggerli.

Appena entrò, i brividi gli corsero lungo la pelle facendo rizzare subito i peli delle braccia coperti dalle maniche e le lunghe giunture nere e grigie. Il sangue gli si gelò nelle vene guardando il pavimento di tegole ammuffite.

Si coprì il naso, il petto era invaso da un nodo stretto e largo quanto quella villa abbandonata. Riusciva a respirare a fatica, il cuore gli balzava nel cassa toracica all'impazzata minacciando di uscire. Sembrava che dovesse esplodere da un momento all'altro.

«Muoviti, checca!», insinuò Djoser, guardandolo da in cima alle scale, aveva le mani strette al manico mezzo rotto.

«Lascialo in pace.» lo spinse con una spalla Noire Kayer.

Blake roteò gli occhi, guardando la casa messa a soqquadro dei dipinti mezzi bruciati che ritraevano la famiglia Lock.

Una bellissima donna dai capelli platino e talmente lunghi da arrivarle sotto il seno, una pelle diafana e arrossata solo sulle guance che gli dava vita al volto, aveva le vesti antiche e gotiche, non proprio degli anni sessanta – nei quali erano vissuti. Quella non era Lucy Saturn? La moglie di Logan Lock?

Le sue mani erano in una presa stretta e dolce allo stesso tempo, sulle spalle del marito, che aveva grossi basettoni scuri quanto i capelli e il volto duro e carico di tensione.

Tutti sanno la storia dei due cognugi e di come hanno salvato l'intera città di Hermstorm.

O, almeno tutti sanno la leggenda.

A cui Blake non credeva.

Comunque, i suoi grandi occhi ambrati corsero lungo le scale prima delle sue gambe, arrivando a scorgere una grossa cassaforte coperta di neve putrida. Com'era possibile della neve a settembre? Prima di fine ottobre o novembre la neve non attecchiva a Hermstorm...

Hyde si avvicinò cautamente lasciando la mano alla compagna, Eclipse. «Attento...», lo avvisò.

Il viso di Blake però era ancora incredilmente confuso, non avrebbero dovuto toccare niente.

Non sapevano a cosa comportava ciò che stavano facendo.

Iniziò a correre per fermare il suo amico.

Ad ogni azione una conseguenza, Blake.

Un lampo.

Non arrivò il tempo.

Prima che Hyde potesse anche solo sfiorare il grande display presente sulla cassaforte da spolverare, un grosso fulmine gli colpì la mano.

Tutti i presenti avevano gli occhi sgranati quando Hyde, cadde a terra, svenendo.

Sapeva che fosse svenuto perché non voleva credere che fosse morto ma per sicurezza si affidò a Noire Kayer.

Avvicinandosi di corsa, gli spostò il colletto e con due dita trovò la vena subito sotto la mandibola, disse: «È vivo... ma andiamocene da qui e portiamolo via.»

Doveva essere una corsa contro il tempo.

𝖠 𝖣𝖺𝗋𝗄 𝖲𝗁𝖺𝖽𝖾 𝗈𝖿 𝖱𝗈𝗆𝖺𝗇𝖼𝖾Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora